Guilt

Eppure, mia cara, ho provato vertigini di assoluta felicità nell’assenza di te e di ogni altro essere umano attorno. Forse può esser chiamata “colpa” questa insolita capacità di saper star bene anche con se stessi. E allora sono colpevole mia cara, colpevole di ascoltar  me stesso e colpevole per aver offerto ai tuoi occhi ed ai tuoi sensi nient’altro che la verità che m’attraversa.

Oscurità a simmetria sferica

Io sono amico del buio.
E a chi lo teme, magari anche con terrore, gli direi che è una paura più che legittima, ragionevole, ma che al tempo stesso posso assicurare che la si può avvicinare, carezzare e tornare a casa sani e salvi.
Buie sono le strade del mio piccolo paesino.
Buia è la mia casa.
Badate bene, non è che l’Enel mi abbia tagliato la corrente.
Ma provo un immenso piacere nel pensare che vi sia luce nelle ore notturne solo se lo voglio io, e non se lo decide il vicino o l’amministrazione comunale.
Quasi buia e cosparsa di fioca luce è la stradina che dal parcheggio conduce a quella manciata di case in pietra che abbracciano la mia.
Da un lato i paesini arroccati sulle colline con i loro lampioni di cera.
Di fronte il firmamento con la costellazione di Orione che si mostra così maestosa ai mortali in questo periodo dell’anno.
E poi i camini che fumano legna.
E quelle persone incrociate in piazzetta davanti la chiesa.
Buie e silenziose pure loro. Ma che ti salutano sempre anche se solo con un cenno del capo.

Tristezza

Ci sono momenti come questo, in cui il destino ti porta davanti agli occhi immagini crude della sofferenza del mondo. Momenti in cui mi trovo disarmato. Momenti che non riescono ad abituarmi nonostante si siano già presentati nella mia vita.

Se penso quello che ho letto nel capolavoro di Robert H. Hopcke Nulla succede per caso, allora inevitabilmente scavo alla ricerca del messaggio che l’Universo vuole farmi arrivare.

Un messaggio che ci portiamo dentro da bambini, sostiene qualcuno, e che col tempo dimentichiamo di ascoltare o anche solo di rievocare.

Non è solamente l’impatto di tutta quella sofferenza che entra dai mie occhi e tracima dagli stessi in forma liquido-salina, a lasciarmi inerme. Ma anche il profondo insegnamento che ogni uomo o donna che ne sono vittime, portano con loro.

A volte basterebbe così poco per ridurre in maniera drastica il male nel mondo.

Cosa ci porta ad essere tanto indifferenti?

Possibile che, nonostante la società, l’educazione, la disinformazione, i dogmi e tutto quello che ci può venire in mente per eliminare le nostre responsabilità, non riusciamo davvero a far funzionare tutta quella materia grigia che abbiamo tra le orecchie e di cui andiamo tanto fieri, per prendere consapevolezza del danno che si sta consumando?

Quel silenzio così pieno

Inoltre non è affatto banale prendere coscienza che la felicità possa toccare vette elevatissime anche solo essendo immersi nel silenzio di una casa vuota sulle colline che sovrastano il mare. Unici rumori il tintinnare del carillon del vento appeso fuori, le dita che voltano la pagina di un libro, il ticchettare dell’orologio a muro, il frusciare delle foglie dell’albero di limone mosse da un improvvisa folata di vento di scirocco. Nulla di più lontano dai richiami luccicanti e cantilenanti offerti dall’omologata società, sempre pronta ad indicarci la strada più adatta al benessere del nostro ego, e sempre in grado di lasciarci immancabilmente delusi e dispersi.