La pienezza dell’amore per il prossimo
è la capacità di domandargli:
Qual è il tuo tormento?
Ecco un altro sito Libero Blog
La pienezza dell’amore per il prossimo
è la capacità di domandargli:
Qual è il tuo tormento?
Le parole mi hanno nauseato;
non credo assolutamente a tutte le «frecce d’amore» che partono da chi non è impegnato concretamente a realizzare la vera fraternità nel mondo
A ciascuno di voi è riservata una persona speciale. Tra voi c’è un legame che attraversa i tempi dei tempi: non sarete mai soli.
L’intelletto può intromettersi e dire: “Io non so chi tu sia”,
ma il cuore lo sa.
Lui ti prende la mano per la prima volta e la memoria di questo tocco trascende il tempo, e fa sussultare ogni atomo del tuo essere.
Lei ti guarda negli occhi, e tu vedi l’anima gemella che ti ha accompagnato attraverso i secoli.
Ti senti rivoltare le viscere. Hai la pelle d’oca.
Tutto, al di fuori di questo momento, perde importanza.
Quando due persone si riconoscono reciprocamente, non c’è vulcano che erompa con maggiore passione. L’energia liberata è enorme.
Il riconoscimento dell’anima gemella può essere immediato.
Si avverte un’improvvisa sensazione di familiarità, di conoscere già questa persona appena incontrata, ben oltre i limiti cui arriva la mente consapevole.Di conoscerla così profondamente come di solito accade solo con i più intimi membri della famiglia. O anche di più. E di sapere già cosa dire, e come l’altro reagirà. Nasce quindi un senso di sicurezza, e una fiducia ben più grande di quella che si potrebbe pensare di raggiungere in un solo giorno, in una settimana, in un mese.
Il riconoscimento dell’anima può essere un processo sottile e lento.A farti capire che ti trovi di fronte a un tuo compagno d’anima può essere uno sguardo, un sogno, un ricordo, un sentimento. E tale risveglio può avvenire anche attraverso un tocco delle mani di lui, o il bacio delle labbra di lei, e la tua anima balza di nuovo alla vita.
ONE HIT WONDERS:
Ovvero, artisti che hanno realizzato UN SOLO GRANDE SUCCESSO E BASTA, nulla più …!! ^__^
” Don Morosini usciva da un interrogatorio delle SS, il volto tumefatto grondava sangue, come Cristo dopo la flagellazione. Con le lacrime agli occhi gli espressi la mia solidarietà: egli si sforzò di sorridermi e le labbra gli sanguinarono ”
LA DONNA E L’EROS
Nella donna, la manifestazione dell’erotismo è ampia e ricca. La donna è, per sua natura, tutta, interamente erotica, nel richiamo e nell’impulso. La pelle, i muscoli, le mani, i piedi, le cosce, i seni, il viso. L’erotismo femminile è complicato, apolide: sganciato dai genitali esso appartiene al regno dei sensi tutti, si nutre di odori, profumi, colori, immagini, sapori, freddo e caldo, tessuto sulla pelle. L’erotismo della donna vive delle carezze e degli sguardi pieni di desiderio del suo uomo, ma anche delle sue attenzioni continuative, del suo profumo, della vista del suo viso e della sensazione del suo braccio che chiude, protegge, solleva. Possiamo dire che nelle donne l’erotismo è un’esperienza totalizzante, non necessariamente sempre sessuale, che indica, come afferma Alberoni:
“il bisogno di attenzione amorosa continuato, di interesse continuato rivolto alla loro persona. La prevalenza del tattile è solo una manifestazione di questa profonda prevalenza del continuo” (Erotismo, 1986)
Questo bisogno di continuità affettivo-erotica è tipico delle donne ed è alla base del sentimento di distacco, abbandono o rifiuto che esse possono provare quando l’uomo si allontana – sebbene solo come manifestazione di un fisiologico senso di compimento – al termine di un rapporto sessuale.
L’erotismo femminile è soprattutto un erotismo di contiguità e continuità.
Di fronte alle ingiustizie del mondo, all’iniqua distribuzione delle ricchezze, alla diabolica intronizzazione del profitto
sul gradino più alto della scala dei valori
il cristiano non può tacere
(Tonino Bello)
Per migliaia di notti ho sognato di far l’amore con te in questo modo.
Nessuno sulla faccia della terra ha mai odiato l’alba come me, quando veniva a separarmi dai miei sogni.
Una vita senza sogni è un giardino senza fiori,
ma una vita di sogni impossibili è un giardino di fiori finti.
Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue, 2010.