ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Swann accecato dall'amore


Non andava da lei che di sera, e non sapeva nulla di come impiegasse il suo tempo durante il giorno, nulla più che del suo passato, tanto da mancare persino di quella piccola informazione iniziale che, consentendoci di immaginare ciò che non sappiamo, ci stimola a un'indagine. Così non si chiedeva cosa potesse fare, né quale fosse stata la sua vera vita. Soltanto, a volte, sorrideva pensando che alcuni anni prima, quando non la conosceva, qualcuno gli aveva parlato di una donna che, se non ricordava male, doveva certamente essere lei, come di una ragazza facile, una mantenuta, una di quelle donne alle quali egli attribuiva ancora, avendo frequentato poco il loro ambiente, il carattere uniforme, fondamentalmente perverso, di cui le ha dotate per lungo tempo la fantasia di certi romanzieri. Diceva a se stesso che, diverse volte, basta rovesciare le reputazioni create dalla gente per avere il giudizio esatto su una persona, quando a un siffatto carattere contrapponeva quello di Odette, buona, ingenua, innamorata dell'ideale, pressoché incapace di non dire la verità, al punto che una volta, avendola pregata, per poter pranzare solo con lei, di scrivere ai Verdurin che non stava bene, l'indomani, davanti a Madame Verdurin che le domandava se stesse meglio, l'aveva vista arrossire, balbettare e riflettere nel viso, suo malgrado, il dispiacere, il supplizio che era per lei mentire e, mentre moltiplicava nella sua risposta i particolari inventati sulla sua pretesa indisposizione del giorno prima, assumere l'aria di chi, con sguardi supplichevoli e un tono desolato, chiede perdono della falsità delle sue parole.

M. Proust, Un amore di Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori