ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Il Narratore e la madre


Per la prima volta sentivo che mia madre poteva vivere un'altra vita, senza di me e non per me. Andava ad abitare per conto suo con mio padre, al quale pensava forse che la mia salute cagionevole, i miei nervi, rendessero l'esistenza un po' complicata e malinconica. Quella separazione mi rattristava ancora di più perché, mi dicevo, segnava probabilmente per mia madre la fine delle successive delusioni patite per causa mia, che mi aveva taciute e dopo le quali aveva capito la difficoltà di vacanze comuni; e anche, forse, il primo abbozzo di un'esistenza alla quale cominciava a rassegnarsi per il futuro, man mano che gli anni fossero trascorsi per mio padre e per lei, un'esistenza in cui l'avrei vista di meno e - cosa che non m'era ancora apparsa neppure negli incubi - sarebbe stata, ai miei occhi, già un po' estranea, una signora che immaginavo nell'atto di rientrare sola in una casa nella quale io non ci sarei stato, e di chiedere al portiere se fosse arrivata qualche mia lettera.

M. Proust, Nomi di paesi: il paese

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Jeanne Weil, madre di Marcel Proust