ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Il Narratore e il marchese di Saint-Loup


L'insolenza che intuivo nel signor di Saint-Loup, e tutto ciò ch'essa implicava in termini di naturale durezza, trovò conferma nel suo atteggiamento ogni volta che ci passava accanto, il corpo sempre inflessibilmente slanciato, la testa sempre ugualmente eretta, lo sguardo impassibile, no, impassibile è dir poco: implacabile, spoglio del sia pur vago rispetto che si ha per i diritti degli altri, anche se non conoscono vostra zia, il rispetto in nome del quale io non ero proprio lo stesso davanti a una vecchia signora e davanti a un lampione a gas.

[...]

Sia pure indirettamente, d'altronde, la stessa Madame de Villeparisis confermò i tratti essenziali - per me già evidenti - del carattere del nipote, un giorno in cui li incontrai entrambi lungo una strada così stretta che la marchesa non poté esimersi dal presentarmi a lui. Parve non sentire che gli si faceva il nome di qualcuno, non un muscolo del suo viso si mosse; gli occhi, in cui non s'accese la minima luce di simpatia umana, si limitarono a mostrare nell'insensibilità, nella vacuità dello sguardo un'esagerazione in assenza della quale nulla avrebbe potuto distinguerli da specchi senza vita. Poi, fissandomi con quegli occhi duri come se avesse voluto informarsi sul mio conto prima di restituirmi il saluto, ebbe uno scatto così brusco da far pensare a un riflesso muscolare piuttosto che a un atto di volontà e, steso il braccio per tutta la lunghezza, quasi a frapporre fra lui e me il maggior spazio possibile, mi diede, a distanza, la mano. Quando, l'indomani, mi fece consegnare il suo biglietto da visita, pensai che si trattasse, come minimo, di un duello. Invece mi parlò soltanto di letteratura, e dopo una lunga chiacchierata dichiarò che era suo vivissimo desiderio vedermi parecchie ore ogni giorno.

M. Proust, Nomi di paesi: il paese

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori