Solo quando ci ammaliamo ci rendiamo conto di non vivere soli, ma incatenati a un essere d'un altro regno, da cui ci separa un abisso, che non ci conosce e dal quale è impossibile farci capire: il nostro corpo. Qualsiasi brigante nel quale ci imbattessimo su una strada, riusciremmo forse a renderlo sensibile al suo interesse personale, se non alla nostra sventura. Ma chiedere pietà al nostro corpo è come pretendere di conversare con una piovra, per la quale le nostre parole non possono avere più senso del rumore dell'acqua, e con la quale ci atterrirebbe essere condannati a vivere.
M. Proust, La parte di Guermantes I
Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori