ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Volgendo altrove gli occhi


La nonna, giù, aspettava sul divano del vestibolo, ma non appena ci sentì arrivare si raddrizzò, si mise in piedi, fece alla mamma allegri cenni con la mano. Le avevo avvolto parte della testa in una mantiglia di pizzo bianco, dicendole ch'era per proteggerla dal freddo delle scale. Speravo che mia madre non notasse troppo l'alterazione del viso, la deviazione della bocca; era una precauzione inutile: la mamma si avvicinò alla nonna, le baciò la mano come fosse la mano del suo Dio, la sostenne, la sollevò sino all'ascensore, con cautele infinite nelle quali al timore d'essere maldestra e di farle male s'accoppiava l'umiltà di chi si sente indegno di toccare quel che conosce di più prezioso; ma non alzò una sola volta gli occhi per guardarla in viso. Forse lo fece perché la nonna non si rattristasse pensando, con il suo aspetto, di turbare la figlia. Forse per paura d'un dolore troppo forte che non osò affrontare. Forse per rispetto, convinta che non le fosse lecito, senza empietà, contrastare la traccia d'un qualche indebolimento intellettuale nel volto venerato. Forse per serbare più intatta, dopo, l'immagine del vero volto di sua madre, splendente d'intelligenza e di bontà. Salirono, così, l'una accanto all'altra, la nonna seminascosta nella sua mantiglia, la mamma volgendo altrove gli occhi.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

 Adéle Berncastel, nonna materna di Marcel Proust