ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Lo sguardo stizzito d'una vecchia che farnetica


Adesso, accorgendosi che non la capivamo più, la nonna rinunciava del tutto a parlare, e rimaneva immobile. Quando mi vedeva, aveva una specie di soprassalto, come uno che, di colpo, si senta mancare l'aria; cercava di parlarmi, ma non articolava che qualche suono inintelligibile. Allora, domata dalla sua stessa impotenza, lasciava ricadere la testa, s'adagiava supina sul letto, il volto grave, di marmo, le mani immobili sul lenzuolo, o intente a un'azione puramente materiale come quella d'asciugarsi le dita col fazzoletto. Non voleva pensare. In seguito, fu invasa da una continua agitazione, dal desiderio incessante d'alzarsi. Ma le si impediva, per quanto possibile, di farlo, per paura che si rendesse conto della sua paralisi. Un giorno che, per un istante, l'avevamo lasciata sola, la trovai in piedi, in camicia da notte, che tentava d'aprire la finestra. Quando, a Balbec, una vedova gettatasi in mare era stata tratta in salvo suo malgrado, la nonna (mossa, forse, da uno di quei presentimenti che leggiamo a volte nel mistero, per altro così oscuro, della nostra vita organica, ma nei quali sembra riflettersi l'avvenire) mi aveva detto di non conoscere crudeltà peggiore di quella di strappare alla morte, per restituirla al suo martirio, una disperata che ha voluto cercarla. Facemmo appena in tempo ad afferrare la nonna, che sostenne contro mia madre una lotta quasi brutale; poi, vinta, fatta sedere a forza su una poltrona, cessò di volere, di rimpiangere, il suo viso ridiventò impassibile, e si mise a togliere meticolosamente i peli lasciati sulla sua camicia da notte da un mantello di pelliccia che le avevamo gettato sulle spalle. Il suo sguardo cambiò completamente: spesso inquieto, lamentevole, scontroso, non era più il suo sguardo d'una volta, era lo sguardo stizzito d'una vecchia che farnetica.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori