ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

I grandi divagatori


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Normale che a un certo punto, in questa carrellata di grandi divagatori, faccia capolino lo spettro ingombrante di Marcel Proust. A suo tempo, scrivendo degli Scomparsi - il capolavoro di Mendelsohn -, avevo già avuto modo di valutare il debito filiale che lui vanta nei confronti della Recherche. Insomma, dato il tema doviziosamente trattato in Tre anelli, come eludere l'isteria digressiva del Narratore proustiano? La Recherche "suggerisce che una lunga serie di digressioni potrebbe di per sé formare il più grande anello immaginabile, un anello in grado di includere l'intera esperienza umana".

In senso strutturale, prima di Proust, solo Dante ha saputo dare una dimostrazione altrettanto plastica di come un'opera artistica acquisti forza dalla circolarità. Proust ha scelto di aprire la Recherche con l'avverbio "Longtemps" e di chiuderla con il sostantivo "Temps" allo scopo di porre due bastioni gemelli a protezione della fluviale materia narrativa che aveva in cascina. Del resto, Mendelsohn ha buon gioco a ricordarci che l'intera rievocazione proustiana muove dalle due passeggiate preferite dal Narratore bambino durante le villeggiature a Combray: quella più breve che costeggia il giardino di Swann e quella un po' più lunga verso Guermantes. Negli anni dell'infanzia, queste due strade sembrano al Narratore antitetiche. Impiegherà una vita intera a capire che una confluisce nell'altra fino a formare una circonferenza oltre la quale gli è impossibile spingersi.

Alessandro Piperno, Omero, il divagatore che conduce a Proust