ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Il ritmo binario adottato dall'amore


Mi dichiarai costretto a farle una confessione preliminare, quella d'una grande passione che, da qualche tempo, nutrivo per Andrée; e gliela feci con una semplicità e una schiettezza degne del teatro, ma che, nella vita, abbiamo quasi soltanto per gli amori che non proviamo. Riprendendo, con varianti, la menzogna utilizzata con Gilberte prima dell'altro soggiorno a Balbec, mi spinsi - perché potesse meglio credermi quando le dicevo, ora, di non amarla - sino a lasciarmi sfuggire che in passato ero stato sul punto di innamorarmi di lei; ma era trascorso troppo tempo, ormai non era più, per me, che una buona amica, e se anche l'avessi voluto non sarei più riuscito a provare nei suoi confronti sentimenti più appassionati. D'altronde, insistendo così con Albertine su queste proteste di disamore, non facevo - a causa d'una circostanza e in vista d'uno scopo particolari - che rendere più sensibile, sottolineare con maggior forza il ritmo binario adottato dall'amore in chiunque, dubitando eccessivamente di se stesso, non riesce a credere che una donna possa mai amarlo, né che lui stesso possa amarla veramente. Individui siffatti si conoscono abbastanza per sapere che accanto alle donne più diverse essi provavano le stesse speranze, le stesse angosce, inventavano gli stessi romanzi, pronunciavano le stesse parole e, dunque, per rendersi conto che i loro sentimenti, le loro azioni, non sono in un rapporto stretto e necessario con la donna amata, ma le passano accanto, l'aggirano, la spruzzano come la marea che batte sul fianco delle scogliere, e il sentimento della propria instabilità rende ancora più acuto il loro sospetto che la donna, da cui vorrebbero essere tanto amati, non li ami. Se lei non è che un semplice accidente posto di fronte alla piena dei nostri desideri, perché mai il caso dovrebbe aver fatto sì che noi, proprio noi, fossimo l'oggetto dei suoi?

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori