ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Ci sono esseri per i quali non esiste amore condiviso


E attirando a sé la mia testa per una carezza che non m'aveva mai fatta prima e di cui ero debitore, al litigio appena finito, mi passò leggermente la lingua sulle labbra, cercando di dischiuderle. All'inizio, le tenni serrate. "Che cattivo che siete!" mi disse.

Avrei dovuto partire quella sera, senza rivederla mai più. Già intuivo che, nell'amore non condiviso - vale a dire nell'amore, perché ci sono esseri per i quali non esiste amore condiviso -, della felicità non si può assaporare niente più di quel simulacro che m'era stato offerto in uno di quei momenti irripetibili nei quali la bontà d'una donna, o il suo capriccio, o il caso, fanno aderire ai nostri desideri, con una coincidenza perfetta, le stesse parole, gli stessi gesti, che se fossimo realmente amati. La cosa saggia sarebbe stata considerare con curiosità, possedere con delizia quella briciola di felicità, senza la quale sarei morto senza nemmeno supporre ciò ch'essa può rappresentare per cuori meno difficili o più favoriti; immaginare che facesse parte di una felicità profonda e durevole che mi si manifestava allora soltanto; e, per evitare che l'indomani infliggesse una smentita alla finzione, non cercare d'ottenere un favore di più in aggiunta a quello che dovevo all'artificio d'un minuto eccezionale. Avrei dovuto lasciare Balbec, rinchiudermi nella mia solitudine, restarvi in armonia con le ultime vibrazioni della voce che, per un istante, ero riuscito a rendere innamorata, e cui non avrei dovuto chiedere altro che di non rivolgersi mai più alle mie orecchie, per paura che una nuova parola - la quale, ormai, sarebbe stata inevitabilmente diversa - potesse ferire con una dissonanza il silenzio sensitivo dove, grazie a una sorta di pedale, la tonalità della gioia sarebbe sopravvissuta a lungo dentro di me.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori