ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

I ricordi e la vita anteriore


Non ci rammentiamo dei nostri ricordi degli ultimi trent'anni; ma siamo interamente immersi in essi; perché, allora, fermarsi a trent'anni, perché non prolungare sino al di là della nascita questa vita anteriore? Dal momento che non conosco tutta una parte dei ricordi che stanno dietro di me, dal momento che mi sono invisibili, che non ho la facoltà di richiamarli a me, chi mi dice che, in quella massa a me ignota, non ce ne siano che risalgono a ben oltre la mia vita umana? Se posso avere in me e attorno a me tanti ricordi di cui non mi rammento, questo oblio (oblio di fatto, almeno, giacché non lo facoltà di vedere nulla) può avere per oggetto una vita vissuta da me nel corpo d'un altro uomo, persino su un altro pianeta. Un identico oblio cancella tutto. Ma cosa significa, allora, quella immortalità dell'anima di cui il filosofo norvegese affermava la realtà? L'essere che io sarò dopo la morte non ha ragioni di ricordarsi dell'uomo che io sono dalla mia nascita più di quanto questo non si ricordi di ciò ch'io sono stato prima di essa.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori