"Non vi danno fastidio, tutti quei rumori da fuori? mi chiese Albertine. Io li adoro. Ma voi, che avete il sonno così leggero?". L'avevo invece, a volte, molto profondo (l'ho già detto ma l'avvenimento che segue mi costringe a ricordarlo), soprattutto quando non mi addormentavo prima del mattino. Poiché un sonno del genere è stato, mediamente, quattro volte più riposante, sembra a chi ha dormito ch'esso sia stato quattro volte più lungo, mentre è stato quattro volte più breve. Magnifico errore di una moltiplicazione per sedici, che dà tanta bellezza al risveglio e introduce nella vita un'autentica innovazione, simile a quei grandi cambiamenti di ritmo che, in musica, fanno sì che una croma abbia in un andante la stessa durata d'una minima in un prestissimo, e che sono ignoti allo stato di veglia. La vita, lì, è quasi sempre la stessa, donde le delusioni dei viaggi. Sembra, è vero, che il sogno sia fatto con la materia - a volte la più grossolana - della vita; ma essa vi è "trattata", malassata in modo tale - con uno stiramento dovuto al fatto che nessuno dei limiti cronologici della veglia le impedisce di sfilacciarsi enormemente - da diventare irriconoscibile.
M. Proust, La Prigioniera
Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori