ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

La morte di Swann


La morte di Swann mi aveva, a suo tempo, sconvolto. La morte di Swann! Swann non svolge, in questa frase, il ruolo d'un semplice genitivo. Ciò che intendo è la morte particolare, la morte messa dal destino al servizio di Swann. Infatti, per semplificare, diciamo la morte, ma ce ne sono tante, quasi, quante le persone. Non possediamo un senso che ci permetta di vedere, mentre corrono a folle velocità in tutte le direzioni, le morti, le morti attive inviate dal destino verso il tale o il talaltro. Sono, spesso, morti che si libereranno interamente del loro compito solo due, tre anni dopo. Corrono, svelte, a mettere un cancro nel fianco d'uno Swann, poi ripartono per altri incarichi, e non tornano se non quando, effettuato l'intervento chirurgico, bisogna rimettere una seconda volta il cancro. Poi viene il momento in cui, sul "Gaulois", si legge che la salute di Swann ha destato qualche preoccupazione ma che, adesso, l'indisposizione è in via di completa guarigione. Allora, pochi minuti prima dell'ultimo respiro, la morte, come una suora che, invece di distruggervi, vi avesse curati, viene ad assistere ai vostri ultimi istanti, a coronare di un'aureola suprema l'essere ormai gelido il cui cuore ha cessato di battere. Ed è questa diversità delle morti, il mistero dei loro circuiti, il colore della loro insegna fatale, a rendere tanto impressionanti i trafiletti dei giornali: "Apprendiamo con vivo rincrescimento che il signor Charles Swann è deceduto ieri a Parigi, nella sua casa, a seguito di una dolorosa malattia".

[...]

Eppure, caro Charles Swann che ho conosciuto così poco*, quando io ero ancora così giovane e voi sull'orlo della tomba, se si ricomincia a parlare di voi, e forse vivrete, è perché quello che, probabilmente, ritenevate un piccolo imbecille ha fatto di voi l'eroe di un suo romanzo. Se nel quadro di Tissot, che rappresenta il balcone del Circolo della rue Royale, e in cui siete tra Galliffet, Edmond de Polignac e Saint-Maurice, voi attirate tanto l'attenzione, è perché qualche vostro tratto appare nel personaggio di Swann.

Marcel Proust, La Prigioniera

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

James Tissot, The Circle of the Rue Royale

(Charles Haas è il primo da destra)

*Charles Haas morì il 4 luglio 1902. Nelle stesse ore a Venezia scompariva un altro importantissimo simbolo del tempo perduto: il campanile di san Marco, crollato improvvisamente dopo quasi sei secoli di vita. Le due notizie sono sulla prima pagina del "Figaro" del 15 luglio; ma alla morte di colui che sarebbe diventato "Swann" è data molta più importanza. Non si tratta di un semplice necrologio, ma della commossa celebrazione di un esponente indimenticabile di quella che il quotidiano chiama "Une génération de causeurs" (questo il titolo dell'articolo, firmato "Dancourt": Léon de Tréchencourt?): "La morte ha appena colpito uno degli uomini più amabili e più brillanti di Parigi. Charles Haas, così giustamente apprezzato nei salotti e nei clubs, ha dovuto soccombere ieri a una lunga e dolorosa malattia [...] Apparteneva a una generazione di conversatori che hanno fatto epoca, i cui ranghi cominciano a diradarsi, e il cui tipo tende a scomparire, poiché il ritmo di vita al vapore e all'elettricità, che trascina in un turbine vertiginoso i mondani di oggi, le abitudini sportive, l'estrema agitazione non sono favorevoli alla conversazione come la si concepiva una volta".