ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Quell'odore di benzina


Come un vento che rinforza con una progressione regolare, udii con gioia un'automobile sotto la finestra. Ne sentii l'odore di benzina. Può sembrare spiacevole ai delicati (che sono sempre dei materialisti, e ai quali esso rovina la campagna) e a certi pensatori, materialisti anch'essi a loro modo, che credendo all'importanza del fatto si figurano che l'uomo sarebbe più felice, capace d'una poesia più alta, se i suoi occhi fossero in grado di vedere più colori, le sue narici di conoscere più profumi, travestimento filosofico della convinzione ingenua di chi crede che la vita fosse più bella quando, invece dello smoking, si indossavano costumi sontuosi. Ma per me (così come un'aroma, di per sé forse sgradevole, di naftalina e di vetiveria mi avrebbe esaltato, restituendomi la purezza celeste del mare il giorno del mio arrivo a Balbec) quell'odore di benzina che, assieme al fumo che usciva dal tubo di scappamento della macchina, era tante volte svanito verso il pallido azzurro nelle roventi giornate in cui andavo da Saint-Jean-de-la-Haise a Gourville, e m'aveva seguito nelle mie passeggiate lungo i pomeriggi estivi mentre Albertine era intenta a dipingere, quell'odore faceva adesso fiorire da ogni lato intorno a me, sebbene mi trovassi nell'oscurità della mia camera, i fiordalisi, i papaveri e il trifoglio rosato, mi inebriava come un odore di campagna, non circoscritto e fisso come quello che ristagna davanti ai biancospini e, trattenuto dai suoi elementi untuosi e densi, aleggia con una certa stabilità davanti alla siepe, ma un odore dinnanzi al quale fuggivano le strade, cambiava l'aspetto del suolo, accorrevano i castelli, impallidiva il cielo, si decuplicavano le forze, un odore che era come un simbolo di scatto e di potenza e rinnovava il desiderio, che avevo già provato a Balbec, di salire nella gabbia di cristallo e d'acciaio, ma non più per andare, stavolta, a far delle visite in qualche dimora familiare assieme a una donna che conoscevo troppo bene, ma a fare l'amore in posti nuovi con una donna sconosciuta.

Marcel Proust, La Prigioniera

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori