ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Si vive per certi sogni più di quanto non si creda


Purtroppo per me, che credevo chiusa la faccenda del Commissariato, Françoise venne ad annunciarmi che era venuto un ispettore ad informarsi se non avessi l'abitudine di tenermi in casa delle ragazze, che il portinaio, credendo che si parlasse di Albertine, aveva risposto di sì e che, da quel momento, la casa sembrava sorvegliata. Così mi sarebbe stato per sempre impossibile far venire, nei miei dispiaceri, una bambina a consolarmi senza rischiare davanti a lei la vergogna che saltasse fuori un ispettore e che lei mi scambiasse per un delinquente. E insieme capii che si vive per certi sogni assai più di quanto non si creda, dal momento che la definitiva impossibilità di cullare una bambina mi parve togliere per sempre alla vita ogni valore; ma capii anche fino a che punto è comprensibile che la gente tranquillamente rifiuti la fortuna e rischi la morte, mentre ci si figura che l'interesse e la paura di morire governino il mondo. Quanto, infatti, avrei preferito uccidermi al pensiero che anche una bambina sconosciuta potesse farsi di me, per la comparsa d'un agente di polizia, un'idea vergognosa! Non c'era nemmeno, fra le due sofferenze, una possibilità di confronto. Ora, nella vita non si riflette mai sul fatto che coloro ai quali offriamo del denaro o che minacciamo di morte hanno forse un'amante, o più semplicemente un amico, alla cui stima possono tenere anche quando non tengano alla propria.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori