ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Il telegramma di Albertine


AMICO MIO, AVETE MANDATO IL VOSTRO AMICO SAINT-LOUP DA MIA ZIA: UNA VERA INSENSATEZZA. MIO CARO, SE AVEVATE BISOGNO DI ME, PERCHÉ  NON SCRIVERMI DIRETTAMENTE? SAREI STATA FELICISSIMA DI TORNARE. NON PRENDETE PIÚ INIZIATIVE COSÍ ASSURDE. "Sarei stata felicissima di tornare!" Se diceva così, allora era segno che rimpiangeva d'essersene andata, che cercava solo un pretesto per tornare. Dunque bastava che facessi come diceva, che le scrivessi che avevo bisogno di lei, e lei sarebbe tornata. Stavo dunque per rivederla, lei, l'Albertine di Balbec (lo era infatti ridiventata, per me, dal momento in cui se n'era andata. Come una conchiglia alla quale non facciamo più caso quando è sempre lì sul nostro cassettone e poi, una volta che ce ne siamo separati per regalarla o per averla perduta, ci pensiamo come non ci era più accaduto, Albertine mi ricordava tutta la lieta bellezza delle azzurre montagne del mare).*

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

*Si avverte già un ricordo della Phèdre di Racine, ampiamente citata più avanti: "Ed ecco sul dorso della liquida pianura ergersi come un'umida, ribollente montagna. L'onda s'appressa, si rompe, e sotto i nostri occhi vomita, tra fiotti di schiuma, un mostro furibondo", trad. di Giovanni Raboni.