ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Quando dobbiamo ragionare sulla morte


Aver tanto desiderato che Albertine sapesse che avevo scoperto la storia della docce - Albertine, che non era più niente! Ecco un'altra conseguenza della nostra impossibilità, quando dobbiamo ragionare sulla morte, di rappresentarci qualcosa di diverso dalla vita. Albertine non era più niente; ma per me, era la persona che m'aveva nascosto di aver avuto, a Balbec, incontri con donne, e si figurava d'esser riuscita a farmelo ignorare. Quando ragioniamo su quanto succederà dopo la nostra morte, non è ancora la nostra persona viva quella che, per errore, proiettiamo in quel tempo? E, in fin dei conti, rimpiangere che una donna che non esiste più ignori che abbiamo scoperto quel che lei faceva sei anni fa è tanto più ridicolo del desiderare che fra un secolo il pubblico parli ancora con favore di noi, che saremo morti? Se c'è maggior fondamento reale nella seconda che nella prima, i rimpianti della mia gelosia retrospettiva derivavano tuttavia dal medesimo errore ottico in forza del quale gli altri uomini desiderano la gloria postuma.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori