ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

La vecchiaia delle donne


La vecchia aveva voglia di piangere perché si rendeva conto che l'indefinibile e malinconico sorriso in cui era consistito il suo fascino non riusciva più a irraggiarsi sino alla superficie della maschera di gesso applicatale dalla vecchiaia. Poi, di colpo, convinta di non poter più piacere, trovando più spiritoso rassegnarsi, se ne serviva come d'una maschera da teatro per far ridere! Ma quasi tutte le donne non si concedevano tregua nello sforzo di lottare contro l'età, e tendevano lo specchio del loro viso verso la bellezza che s'allontanava come verso un sole al tramonto di cui volessero appassionatamente conservare gli ultimi raggi. Certune, per riuscirci, cercavano di spianarlo, di allargarne la bianca superficie, rinunciando al piccante delle fossette minacciate, alla grazia sbarazzina d'un sorriso condannato e già mezzo disarmato; mentre altre, vedendo la bellezza definitivamente scomparsa e costrette a rifugiarsi nell'espressione, così come si compensa la perdita della voce con l'arte della dizione, si aggrappavano a una smorfia, a una zampa di gallina, a uno sguardo vago, qualche volta a un sorriso che, causa l'incoordinazione di muscoli che non obbedivano più, dava l'impressione che piangessero.

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori