A sinistra c'era un villaggio che si chiamava Champieu (Campus Pagani, secondo il curato). Sulla destra, al di là delle messi, si scorgevano due campanili rustici e cesellati di Saint-André-des-Champs, sfilacciati essi stessi, embricati d'alveoli, bulinati, biondeggianti e grumosi come due spighe.
A intervalli simmetrici, nell'inimitabile ornato delle loro foglie che è impossibile confondere con quelle di qualsiasi altro albero da frutta, i meli aprivano i loro larghi petali di raso bianco o lasciavano pendere i timidi mazzolini dei loro boccioli rosseggianti. È dalla parte di Méséglise che ho notato per la prima volta l'ombra rotonda proiettata dai meli sulla terra soleggiata, e anche quelle sete d'oro impalpabile che il tramonto tesse obliquamente sotto le foglie, e che io vedevo interrotte, senza mai essere deviate, dal bastone di mio padre.
[Marcel Proust, Alla Ricerca del tempo perduto, Dalla parte di Swann, traduzione di Giovanni Raboni, I Meridiani Mondadori ] pp. 177-178
Gustav Klimt, Melo