Si vive per certi sogni più di quanto non si creda

Purtroppo per me, che credevo chiusa la faccenda del Commissariato, Françoise venne ad annunciarmi che era venuto un ispettore ad informarsi se non avessi l’abitudine di tenermi in casa delle ragazze, che il portinaio, credendo che si parlasse di Albertine, aveva risposto di sì e che, da quel momento, la casa sembrava sorvegliata. Così mi sarebbe stato per sempre impossibile far venire, nei miei dispiaceri, una bambina a consolarmi senza rischiare davanti a lei la vergogna che saltasse fuori un ispettore e che lei mi scambiasse per un delinquente. E insieme capii che si vive per certi sogni assai più di quanto non si creda, dal momento che la definitiva impossibilità di cullare una bambina mi parve togliere per sempre alla vita ogni valore; ma capii anche fino a che punto è comprensibile che la gente tranquillamente rifiuti la fortuna e rischi la morte, mentre ci si figura che l’interesse e la paura di morire governino il mondo. Quanto, infatti, avrei preferito uccidermi al pensiero che anche una bambina sconosciuta potesse farsi di me, per la comparsa d’un agente di polizia, un’idea vergognosa! Non c’era nemmeno, fra le due sofferenze, una possibilità di confronto. Ora, nella vita non si riflette mai sul fatto che coloro ai quali offriamo del denaro o che minacciamo di morte hanno forse un’amante, o più semplicemente un amico, alla cui stima possono tenere anche quando non tengano alla propria.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Leitmotive wagneriani

I genitori della bambina che m’ero portato a casa per un’ora avevano pensato bene di denunciarmi per sottrazione di minore. Ci sono momenti della vita in cui nasce una sorta di bellezza dalla molteplicità dei fastidi che ci assalgono, incrociati fra loro come Leitmotive wagneriani, nonché dalla consapevolezza, a quel punto emergente, che gli avvenimenti, lungi dall’esser situati nell’insieme dei riflessi dipinti dentro il povero, angusto specchio che l’intelligenza tiene davanti a sé e chiama avvenire, se ne stanno al di fuori, e sorgono bruscamente come chi sopravvenga a constatare un flagrante delitto. Già lasciato a se stesso, un avvenimento si modifica, sia che l’insuccesso ce lo amplifichi o che la soddisfazione lo riduca. Ma è raro che sia isolato. I sentimenti che ciascuno di essi suscita si contrastano, e in una certa misura, come sperimentai recandomi all’ufficio del dirigente, la paura è, almeno momentaneamente, un revulsivo abbastanza efficace nei confronti delle tristezze sentimentali.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

La bambina

Davanti al portone di Albertine trovai una bambina povera che mi guardava con gli occhi spalancati e sembrava così buona che le chiesi se voleva venire con me, come avrei fatto con un cane dallo sguardo fedele. Ne parve contenta. A casa la cullai per un po’ sulle mie ginocchia, ma ben presto la sua presenza, facendomi sentire troppo l’assenza di Albertine, mi divenne insopportabile. E la pregai di andarsene, dopo averle dato un biglietto da cinquecento franchi. Eppure, subito dopo, il pensiero d’avere accanto a me qualche altra bambina, di non restare mai solo senza il soccorso d’una presenza innocente, fu la sola fantasia che mi permise di sopportare l’idea che Albertine, forse, sarebbe rimasta qualche tempo senza tornare.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori