Testimonianze cristiane: quando la vita di mio marito si trovò appesa a un filo, le parole di Dio mi donarono la fede per affrontare la situazione

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Mio marito si ammala d’improvviso e la sua vita è appesa a un filo.

“Mio marito all’improvviso sviluppò un’ascite causata da una cirrosi epatica, non riusciva a smettere di rigettare e la sua vita si trovò appesa a un filo. Quando mi sentii impotente, le parole di Dio mi illuminarono e mi guidarono più e più volte, e mi donarono la fede per superare questa situazione. …”. Mentre scrivevo al computer la mia esperienza, mi ritornava alla memoria ogni scena dell’opera che Dio aveva compiuto su di me. Ricordando l’intera vicenda, non potevo impedire alla mia mente di tornare agli eventi di un anno fa…La mattina del 20 gennaio del 2017 stavo facendo colazione in cucina, quando mio marito apparve all’improvviso sulla porta della stanza con un colorito malsano e un’espressione di dolore sul viso, e disse: “Mi fa davvero male lo stomaco e ho appena rigettato una piccola quantità di sangue, mentre ero in giardino”. Rimasi senza parole per un momento e, prima che io potessi rispondere, mio marito vomitò di nuovo sangue e cadde all’istante sul pavimento. Scioccata, corsi verso di lui per sostenerlo, ma era già svenuto e giaceva a terra privo di coscienza. Vedendo mio marito con un colorito così giallo-cereo e le labbra viola, il cuore mi balzò in gola e fui presa dal timore che sarebbe morto e mi avrebbe lasciata sola. Non c’era tempo per pensare, per cui chiamai in tutta fretta il numero dell’emergenza. Proprio mentre ero al telefono, mio marito rigettò per due volte di seguito molto sangue e poi svenne di nuovo. Vedendolo privo di conoscenza, ne fui così spaventata che la mia mente si annebbiò completamente e presi a fissarlo come senza vederlo. Paura e preoccupazione mi inondarono il cuore e pensai: “Mio marito ha rigettato sangue per tre volte in meno di mezz’ora e ogni volta che vomita, cade in uno stato di incoscienza. Quanto può durare, se le cose continuano così? È forse possibile che muoia? Cosa farò se non riuscirà a farcela?” Vedendo mio marito steso in una pozza di sangue, mi sentii prendere dal panico. Proprio in quel momento, pensai a Dio: “Sì! Dio è il sovrano di tutte le cose ed è il nostro più grande sostegno”. Allora Lo invocai: “Oh, Dio! Per favore, proteggi mio marito. Solo Tu puoi salvargli la vita. Oh, Dio! Mi sento così spaventata in questo momento. Per favore, soccorri il mio cuore e aiutami a calmarmi. Desidero affidare mio marito nelle Tue mani e ricorrere a Te per superare questa difficoltà!”. Dopo aver pregato, mi sentii un po’ più tranquilla e mio marito gradualmente riacquistò conoscenza. Passarono circa dieci minuti e l’ambulanza ancora non arrivava, e io cominciai di nuovo a entrare in ansia, e mi preoccupai che mio marito sarebbe potuto morire, se non avesse ricevuto immediate cure mediche. Così invocai di nuovo Dio: “Oh, Dio! Il tempo che impiegherà l’ambulanza per arrivare è nelle Tue mani. Per favore dammi fede e forza, sii il mio fermo sostegno e permetti al mio cuore di quietarsi in ogni istante al Tuo cospetto. Desidero sottomettermi a quanto da Te predisposto e organizzato, e vivere l’esperienza della Tua opera”. Dopo aver pregato, riflettei su queste parole di Dio: “La parola di Dio è una medicina potente! Svergogna i diavoli e Satana! Se ci aggrappiamo alla parola di Dio, avremo sostegno e la Sua parola salverà rapidamente i nostri cuori! Dissipa ogni contesa e mette tutto in pace. La fede è come un ponte di un solo ceppo: coloro che abiettamente si aggrappano alla vita avranno difficoltà ad attraversarlo, ma coloro che sono pronti a sacrificare se stessi possono attraversarlo senza problemi. Se l’uomo nutre pensieri timidi e timorosi, verrà ingannato da Satana. Questi teme che attraversiamo il ponte della fede per entrare in Dio” (“Capitolo 6” di Discorso di Cristo al principio). L’illuminazione delle parole di Dio fu per me immediatamente un sostegno e io mi sentii molto più tranquilla. Capii che tutte le cose sono nelle Sue mani e che la vita e la morte di mio marito, anch’essa era cosa predisposta da Lui. Senza l’approvazione di Dio, mio marito non avrebbe perduto la sua vita, indipendentemente da quanto grave fosse la sua malattia. In quel momento, ciò che Dio voleva da me era che io possedessi la fede per affrontare questa situazione. E, tuttavia, Satana continuava ad attaccarmi mentre mi trovavo in uno stato di grande debolezza, e faceva tutto il possibile per mettermi idee in testa e farmi vivere piena di timore e di esitazione. Non potevo cadere negli astuti piani di Satana, ma dovevo invece avere fede in Dio, affidare la vita di mio marito nelle Sue mani e sottomettermi alla Sua sovranità e a quanto da Lui predisposto. In questo modo, Satana non avrebbe avuto alcuna possibilità di raggiungermi. Sia resa grazie a Dio, perché le Sue parole hanno scacciato la mia esitazione e il mio timore, e mi hanno permesso di avere fede in Lui e di essere pronta ad appoggiarmi a Lui e a vivere con fede l’esperienza della Sua opera.

Quando mio marito fu gravemente malato e ci venne detto di trasferirlo in un altro ospedale, le parole di Dio mi diedero forza.

Dopo circa venti minuti, finalmente arrivò l’ambulanza e giungemmo di corsa all’ospedale. Una volta lì, mio marito fu portato al pronto soccorso. Dopo che gli fu somministrata una terapia, il dottore mi chiamò nel suo studio e, con un’espressione seria sul viso, mi disse: “Suo marito ha sviluppato una grave ascite causata da una cirrosi epatica. Poiché ha perso molto sangue, la sua pressione sanguigna è in questo momento assai bassa, solo 50 su 40, e potrebbe mancare in qualsiasi momento. Inoltre, il gruppo sanguigno di suo marito è molto raro ed è difficile trovare sangue dello stesso tipo per somministrargli una trasfusione. Non possiamo garantire che riusciremo a salvarlo, quindi la consigliamo di trasferirlo in un altro ospedale per avere una maggiore probabilità di sopravvivenza”. Alle parole del dottore, il mio cuore si fece di nuovo timoroso e io pensai: “Come è pensabile che la malattia di mio marito sia così seria? È possibile che tutti questi medici non riescano a fare nulla per aiutarlo? Se mio marito rigetta di nuovo sangue e la situazione peggiora mentre ci stiamo trasferendo in un altro ospedale, cosa faremo allora? Ma, se non cambiamo ospedale, c’è la possibilità che possa morire…”. Non osavo spingermi oltre con il mio pensiero e invocavo continuamente Dio in silenzio. Dopo la preghiera, mi vennero in mente queste Sue parole: “Tutto ciò che è vivo, tutto ciò che ha vita è sotto il dominio di Dio. A tutto è stata data vita dopo la creazione da parte di Dio; è vita data da Dio […]” (“Dio Stesso, l’Unico VII”). Sì, Dio è il Signore di tutta la creazione. Egli predispone e organizza ogni cosa, vivente o non vivente, e ancora di più è il supremo Re della vita e della morte dell’uomo. Se il tempo di mio marito non era ancora arrivato, allora non sarebbe morto, non importa quanto fosse in pericolo; né il trasferimento in un altro ospedale, né le parole del dottore sarebbero state in grado di determinare se mio marito sarebbe vissuto o morto. Dopo queste riflessioni, seppi cosa dovevo fare e pregai pertanto Dio a voce bassa: “Oh, Dio! Quando non so a chi altro rivolgermi, le Tue parole mi mostrano la via e mi permettono di capire che Tu governi e disponi il percorso delle nostre vite, e che nessuno può cambiare questo fatto. Se non permetti che mio marito muoia, allora lui non morirà nemmeno se non lo trasferiremo in un altro ospedale. Credo nella Tua sovranità e desidero porre mio marito nelle Tue mani e vivere l’esperienza della Tua meravigliosa opera”. Con le parole di Dio come mio fondamento, il mio cuore si sentì molto calmo e dissi al dottore che mio marito sarebbe rimasto in quest’ospedale e qui sarebbe stato curato.

Nel mio dolore e nel mio senso di impotenza, le parole di Dio furono il mio sostegno.

In seguito, mi recai al pronto soccorso e vidi sei o sette medici e infermieri tutti attorno a mio marito, che cercavano di inserire la flebo, ma non riuscivano a trovare una vena. Dopo aver provato più e più volte, alla fine riuscirono a far entrare la flebo e appesero la bottiglia di liquido. Vidi che la faccia di mio marito era così gonfia che non riusciva ad aprire gli occhi. Anche le sue gambe erano talmente ingrossate che non sembravano neanche più gambe. Lo chiamai con dolcezza. Udendo la mia voce, le sue labbra si mossero come se volesse parlare, ma non poteva dire nulla. Vedendolo sulla porta della morte, pensai a ciò che il dottore mi aveva appena detto e mi sentii estremamente addolorata, mentre la mia fede in Dio si indeboliva sempre di più. Riflettei tra me: “È possibile che mio marito davvero mi lascerà? Cosa farò se morirà? Chi manterrà la nostra famiglia? Prego Dio e faccio affidamento su di Lui, quindi perché Egli non lo protegge?”. Quando riflettei a quel che avevo detto, mi resi improvvisamente conto che il mio stato d’animo era sbagliato, e pregai in fretta Dio: “Oh, Dio! Questa situazione che oggi si è abbattuta su di me ha davvero rivelato che sono una persona troppo piccola. Anche se so che l’eventuale miglioramento della malattia di mio marito è cosa decisa nelle Tue mani e che dovrei sottomettermi a quanto da Te predisposto e organizzato, quando lo vedo in questo stato, la mia fede in Te scompare, tant’è che inizio a biasimarTi. Oh, Dio! Ti chiedo di guidarmi, di darmi fede e forza, di far sì che io non Ti incolpi e di permettermi di comprendere la Tua volontà in questa situazione…”.

Non appena i miei fratelli e le mie sorelle della Chiesa vennero a sapere della situazione di mio marito, uno a uno ci fecero visita. Mi confortarono e mi incoraggiarono, condivisero con me riguardo alla testimonianza di Giobbe e mi condussero a comprendere la volontà di Dio. I fratelli e le sorelle mi mostrarono questo passaggio delle parole di Dio: “Giobbe non parlò di accordi con Dio, e non avanzò alcuna richiesta o pretesa nei Suoi confronti. Egli lodava il nome di Dio a causa della Sua grande potenza e autorità nel governo di tutte le cose, e non era dipendente dalle benedizioni che avrebbe potuto guadagnare o dalle disgrazie che avrebbero potuto colpirlo. Egli credeva che, a prescindere dal fatto che Dio benedica le persone o mandi loro disgrazie, il Suo potere e la Sua autorità non sarebbero cambiati, e quindi, a prescindere dalle circostanze di una persona, il Suo nome doveva essere lodato. Il fatto che l’uomo sia benedetto da Dio avviene a motivo della Sua sovranità, e quando all’uomo succedono disgrazie, è sempre a motivo della Sua sovranità. Il potere e l’autorità di Dio governano e dispongono tutte le cose dell’uomo; i capricci della sorte dell’uomo sono manifestazioni del potere e dell’autorità di Dio e, a prescindere dal punto di vista personale, il nome di Dio dovrebbe essere lodato. Ecco ciò che Giobbe sperimentò e giunse a conoscere negli anni della sua vita. Tutti i pensieri e le azioni di Giobbe raggiunsero le orecchie di Dio, arrivarono di fronte a Lui, e da Lui furono considerati importanti. Dio apprezzava questa conoscenza di Giobbe, e lo teneva in gran conto, perché aveva questo cuore che era sempre in attesa dei Suoi comandi e in ogni luogo, indipendentemente dal tempo o dal posto, accoglieva tutto ciò che gli capitava” (“L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). Grazie alle parole di Dio e alla condivisione dei miei fratelli e delle mie sorelle, compresi che la ragione per cui avevo perso la mia fede in Lui in questa situazione era dovuta al fatto che, sebbene avessi detto che credevo nella sovranità di Dio e desiderassi sottomettermi a quanto da Lui predisposto e organizzato, tuttavia nel mio cuore Gli avanzavo pretese, nella speranza che potesse guarire mio marito. Ma, dopo aver pregato Dio molte volte e constatato che le condizioni di mio marito non erano affatto migliorate, avevo perso fiducia in Lui e avevo cominciato a lamentarmi. Allo stesso tempo, mi resi conto che la mia interpretazione dell’onnipotenza e della sovranità di Dio era troppo superficiale. Quando Giobbe fu attaccato e tentato da Satana, le sue greggi e le mandrie che coprivano intere colline e le sue ricchezze furono portate via dai ladri, perse i figli e le figlie e su tutto il suo corpo si diffusero terribili piaghe. Giobbe non espresse lamentele contro Dio, ma invece si chinò e lodò il Suo nome. Pronunciò queste parole: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” (Giobbe 1:21). Il motivo per cui Giobbe ebbe una così grande fede era che egli aveva una vera conoscenza della sovranità di Dio e sapeva che tutto ciò che possedeva, da quando era nato nudo dal grembo di sua madre, gli era stato conferito da Dio. Che Dio desse o che Dio prendesse, Giobbe accettò sempre la Sua sovranità e le ubbidì; sapeva che Egli era il Creatore e che gli uomini erano esseri creati, capiva che l’uomo doveva assumere il proprio posto come essere creato e obbedire incondizionatamente al Creatore, e non formulare a Dio richieste irragionevoli o fare scambi con Lui. Pertanto, Giobbe fu capace di adottare un approccio ragionevole all’opera di Dio e di sottomettersi alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni. Egli non negò il dominio di Dio sul destino dell’umanità solo perché il disastro lo colpì e neppure giunse a incolparLo. Giobbe nutriva sincero rispetto e obbedienza per Dio, e fede in Lui e, pertanto, usò azioni concrete per coprire Satana di vergogna e rimase saldo nella sua testimonianza. Dopo aver compreso la Sua volontà, mi resi conto che, se volevo essere come Giobbe e avere una vera fede in Lui in questa situazione che si era abbattuta su di me, e se non mi lamentavo, allora avrei per certo acquisito una vera conoscenza dell’onnipotenza e della sovranità di Dio. Allo stesso tempo, dovevo rinunciare ai miei propositi personali e alle mie impurità, non dovevo mai più argomentare con Dio o imporGli condizioni, ma invece obbedire con sincerità alla Sua sovranità dal profondo del mio cuore.

In seguito, ricercai in modo consapevole l’aspetto della verità riguardante l’onnipotenza e la sovranità di Dio. Un giorno, mio marito e io fummo lasciati soli nel reparto. Aprii il mio tablet a lessi le parole di Dio: “Egli ha l’autorità di far morire una persona, di far sì che la sua anima lasci il corpo e torni nell’Ade, o dovunque debba andare. Il momento della morte di una persona e il luogo in cui essa va dopo la dipartita sono determinati da Dio. Egli può farlo in qualunque momento e ovunque. Non è vincolato da esseri umani, eventi, oggetti, spazi o luoghi. Se vuole farlo, può farlo, perché tutte le cose e gli esseri viventi sono sotto il Suo governo, e tutte le cose vivono e muoiono secondo la Sua parola e la Sua autorità. Dio può resuscitare un uomo morto. Anche questa è una cosa che può fare in qualunque momento e ovunque. Questa è l’autorità che soltanto il Creatore possiede” (“L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso III”). Dalle parole di Dio, ricavai una certa comprensione della Sua autorità. Egli detiene la sovranità su tutte le cose e, ancora di più, governa la vita e la morte dell’uomo. Prendiamo Lazzaro nella Bibbia, per esempio. Era morto da quattro giorni e il suo cadavere aveva cominciato a emanare odore. La gente pensava che non potesse esserci alcuna speranza che sarebbe mai ritornato alla vita, ma con una sola parola del Signore Gesù, Lazzaro risuscitò. Da questo avvenimento, di quando Dio riportò in vita Lazzaro, compresi che anche la chiave dell’Ade era nelle mani di Dio e che solo Lui governa la vita e la morte degli esseri umani. Riflettendo su questo punto, capii che anche il fatto che mio marito fosse vissuto o fosse morto era nelle mani di Dio. Egli aveva disposto che mio marito venisse a questo mondo e, pertanto, doveva certamente aver avuto una missione da completare. Se aveva completato la sua missione in questa vita, allora Dio avrebbe disposto per lui un altro luogo: si trattava di qualcosa che nessuno poteva impedire. Tuttavia, se la missione di mio marito non era ancora terminata, allora Dio non gli avrebbe permesso di morire, finché avesse avuto un solo alito nel suo corpo. Pensai che non importa cosa Dio disponga, la Sua buona volontà si cela dietro a ogni cosa. Dovevo imparare a essere paziente e a obbedire, e ad attendere che la volontà di Dio mi si rivelasse.

In seguito, pensai alla ragionevolezza della donna cananea e alla sua fede in Dio: costei aveva compreso che Dio è il Creatore e che noi esseri umani siamo solo esseri creati. Aveva capito che, indipendentemente da come Egli ci tratta, la Sua identità e la Sua posizione non possono mai essere cambiate e noi esseri umani dobbiamo obbedire incondizionatamente a Lui. Pertanto, quando ella chiese al Signore di guarire sua figlia, indipendentemente dal fatto che il Signore Gesù la considerasse come un essere umano o come un cane, e indipendentemente da quale fosse il Suo atteggiamento verso di lei, la donna considerò ancora il Signore Gesù come Dio, conservò la sua fede in Lui e non avanzò pretese irragionevoli. Il Signore Gesù osservò la fede e la ragionevolezza della donna cananea e, alla fine, rispose alle sue preghiere. Desideravo imitare quella donna e pronunciare preghiere ragionevoli innanzi a Dio. Se Egli avesse guarito mio marito, allora Gli sarei stata grata e L’avrei lodato; ma se Egli non lo avesse sanato, L’avrei ringraziato e lodato comunque, e avrei continuato a credere sinceramente in Lui e perseguire la verità.

Allora pregai Dio e dissi: “Oh, Dio! Se mio marito vivrà o morrà, non ti rimprovererò. Desidero sottomettermi a quanto da Te predisposto e organizzato, e rimanere salda nella mia testimonianza a Te”. Senza che me ne rendessi conto, l’obbedienza a Dio nel mio cuore crebbe e il mio spirito si sentì molto più a suo agio. Fui anche capace di quietare il mio animo, di cercare la volontà di Dio e di obbedire alla Sua sovranità. In seguito, i miei fratelli e le mie sorelle si accorsero che stavo lottando per prendermi cura di mio marito e vennero, pertanto, spesso ad aiutarmi e percepii il vero amore che Dio nutriva per me. Da quando mio marito si era ammalato, nessun amico o parente era venuto a trovarci. Solo Dio era sempre accanto a me, donandomi fede e sostegno, e guidandomi un passo alla volta. Ora Egli stava disponendo che i miei fratelli e le mie sorelle giungessero ad aiutarmi e a sostenermi, a condividere con me sulla verità, così che io potessi comprendere la Sua volontà nelle persone, negli eventi e nelle cose in cui mi imbattevo. Dio mi aiutava in modo concreto a prendermi cura di mio marito, alleggerendo così il mio fardello. Tutto ciò rappresentava il Suo amore per me e il mio cuore fu colmo di gratitudine verso di Lui.

Miracolosamente salvato: mio marito, che era stato gravemente malato, era fuori pericolo.

Quando fui pronta a sottomettermi veramente a quanto predisposto e organizzato da Dio e a non avanzare più pretese irragionevoli nei Suoi confronti, contrariamente a tutte le aspettative, mio marito attraversò sano e salvo il pericolo. Quando si risvegliò, non solo riusciva a parlare, anche se con voce molto debole, ma la sua pressione sanguigna era salita a 60 su 90. Percepii pienamente il significato delle parole di Dio: “Dio è vita, perciò è la sorgente di tutti gli esseri viventi. Inoltre, l’autorità di Dio può far sì che tutti gli esseri viventi obbediscano a ogni parola di Dio, ossia abbiano origine conformemente alle parole emesse dalla bocca di Dio e vivano e si riproducano secondo il comando di Dio; […]” (“Dio Stesso, l’Unico I”). Tutte le cose si svolgono secondo la sovranità e la predestinazione, secondo quanto predisposto e organizzato da Dio, e nessuna persona o cosa può andare al di là della Sua sovranità. Questo è il potere di Dio; solo il Creatore è la fonte di tutta la vita, e solo Egli possiede questo tipo di autorità e potere, e questi ultimi sono eternamente immutabili. L’esperienza inquietante della malattia di mio marito mi fece comprendere che Dio controlla la vita e la morte dell’uomo, e che l’autorità e il potere delle Sue parole sono cose che nessuno e niente può mai superare.

Nel corso dei giorni che seguirono, spesso quietavo il mio cuore al cospetto di Dio e contemplavo le Sue parole, continuando a pregare per essere più vicina a Lui. Vidi altri pazienti che seguitavano a lamentarsi e a gettarsi da una parte all’altra per via delle loro malattie, e ogni tanto gridavano, cosa che mi faceva rizzare i capelli in testa. E, tuttavia, mio marito stava tranquillamente sotto la protezione di Dio: scivolò in un sonno tranquillo e io piansi lacrime di gratitudine. Durante questo periodo, vissi veramente l’esperienza dello scrupoloso amore e della cura attenta di Dio: quando, piena di problemi e di sofferenza, in uno stato di debolezza, Lo avevo pregato, erano state le Sue parole autorevoli che mi avevano guidato passo dopo passo attraverso l’abisso del dolore; quando mi ero sentita sola e impotente, Dio aveva disposto che i fratelli e le sorelle della Chiesa venissero a visitarmi, condividessero con me sulla verità, mi permettessero di capire la volontà di Dio e mi aiutassero a prendermi cura di mio marito; quando avevo formulato a Dio le mie richieste in forma di preghiera, Egli mi aveva condotta a comprendere che cosa fosse un’invocazione ragionevole e quali fossero la vera fede e la sincera obbedienza, mi aveva consentito di rinunciare ai desideri stravaganti che nutrivo in me e di imparare ad avere pazienza e a obbedire all’opera di Dio. Da ciò compresi che il Suo amore non solo ci dona la pace e le benedizioni della carne, ma ancor più che Egli ci guida e ci aiuta nelle avversità, per comprendere e praticare la verità. Egli rimuove i propositi sbagliati e le impurità che sono in noi, e ci rende capaci di assumere il nostro posto come esseri creati e di adorare il Creatore, di ripristinare il senso morale e la ragione che dovremmo possedere, permettendoci di avere fede in Lui, di obbedirGli e di riverirLo. Questa è una ricchezza più preziosa delle benedizioni materiali e io rendo grazie a Dio!

Una settimana dopo, il dottore constatò che mio marito poteva di nuovo mangiare e disse con stupore: “Non avrei mai pensato che si sarebbe ripreso così bene! Quando è entrato per la prima volta in ospedale, rigettava così tanto sangue e la sua pressione sanguigna era scesa a 40 o 50, e non riuscivamo a trovare vene per inserire la flebo. È incredibile che oggi sia ancora vivo: si tratta davvero di un miracolo! È straordinario! L’ha davvero scampata bella!”. Quando udii queste parole, offrii con sincerità grazie e lode a Dio! Sapevo che si trattava delle Sue mirabili opere.

Più di quindici giorni dopo, mio marito fu dimesso dall’ospedale. Si riprese molto rapidamente e presto tornò a lavorare duro come sempre, per guadagnare il denaro necessario a vivere. In questa prova, ho davvero sperimentato l’amore di Dio e sono giunta a capire che Egli solo è la salvezza dell’uomo, e che solamente le Sue parole possono essere d’aiuto per noi che ci troviamo in difficoltà e possono donarci la fede per superare tutti gli ostacoli. Rendo grazie a Dio, perché quest’esperienza ha accresciuto la mia fede nel seguirLo, e sono determinata davvero a seguirLo sino alla fine!

Fonte: Investigare la Bibbia

Testimonianze cristiane: quando la vita di mio marito si trovò appesa a un filo, le parole di Dio mi donarono la fede per affrontare la situazioneultima modifica: 2020-03-27T12:28:02+01:00da Luisa200209

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