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«La Locride, fiore dell'Italia per nobiltà, per ricchezza e gloria delle sue genti.» Platone

Post n°295 pubblicato il 21 Giugno 2011 da caterina.x

 
Non è facile parlare di questa terra, descriverla, come non è facile comprenderla. Un lembo di terra stesa al sole, lambita dal mare Ionio, 42 comuni, 134.910 abitanti, una superficie pari a 1366,60 km. Un paradosso!
Antiche vestigia a testimoni
are un glorioso passato, un patrimonio naturale inestimabile, e pure stiamo parlando di un paese poverissimo.
Grazie a traffici illeciti, ci son famiglie dove i soldi “non si contano ma si pesano”, ma allo stesso tempo, i calabresi “normali”si vedono ancora costretti a emigrare.
I giovani vanno via, ma non si migra dal Sud solo per motivi di lavoro; c’è voglia di vita, di normalità, di una tranquilla esistenza che per oscuri motivi c’è negata.
Chi è fuori s’infervora, e per incanto diventano tutti “esperti meridionalisti”. Le critiche, al loro rientro per le ferie, si sprecano, non che siano immotivate o menzognere, ma chi rimane, chi ha scelto di amare questa terra sino allo stremo, quella parte di popolazione che agli occhi di chi giunge da fuori, appare immotivata e indolente, costretta a convivere quotidianamente, pur volendo fermamente rimanerne distante, con comportamenti intrisi di cultura “ndranghetista”. Sì, quella fetta di gente onesta e laboriosa, che per una serie di motivi s’è apparentemente rassegnata, ha il diritto d’essere raccontata e soprattutto ascoltata, perché a differenza di quel che sembra, ha tanto, molto da dire!
Da qualche anno stiamo assistendo a un nuovo fenomeno di emigrazione, non sono più gli uomini a lasciare casa, con la valigia di cartone, come si faceva negli anni ’60, ma le donne.
Tutte al Nord, cercano d’inserirsi in qualche graduatoria, di far valere le loro professionalità, lauree, diplomi.
Se metà della popolazione italiana, appunto quella femminile, è inoccupata, in Calabria la percentuale sale in maniera strepitosa. Come dappertutto in Italia mancano anche qui strutture, atte ad agevolare le donne che lavorano, per fare un esempio, asili nido, ma per noi il problema non si pone! Ci sono le nonne. A pena cinquantenne, ogni donna, spera che i figli si sposino e procreino al più presto, perché non c’è niente di più bello al mondo, per una donna di mezza età, che un nipotino d’accudire!
Magari se ci fossero biblioteche, librerie, cinema, teatri, forse queste donne riempirebbero in modo molto più piacevole le loro giornate!
Non accenniamo nemmeno a quante, pur di lavorare, svolgono lavori sottopagati, con turni che non tengono minimamente conto di norme e leggi che regolano il lavoro…ma qui mi fermo, perché potrebbe sembrare che mi sto lamentando. Niente a fatto, perché a nulla servirebbe. Vorrei semplicemente dire, che nel paese dei filosofi e degli utopisti, sognare è divenuto un lusso, un’utopia!
Vorrei che tutte, smettessero di tacere e che ogni una raccontasse la sua storia. In modo semplice, ognuna secondo il suo sentire,per confrontarci, per conoscerci e uscire dall’isolamento!
Cate.

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