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MICI IN GIARDINO...
Il cane e la bambina sotto il sole contro il vento |
***** La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: Nessuno può battermi in velocità - diceva - Sfido chiunque a correre come me. La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l'altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. La tartaruga sorridendo disse: "Non serve correre, bisogna partire in tempo." favola Esopo |
Post n°4 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da yari67
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C'era una volta una pecora nera come il carbone. Quando passava tutti sorridevano di compassione. "Guarda la pecora nera! Che animale originale! ‑le gridavano dietro‑ Non sai che le pecore devono essere tutte avvolte di lana. bianca?". Quelle parole erano come pietre. Così, avvilita, decise di andarsene sola sui monti. Ma nemmeno in montagna trovò pace. Al tramonto del sole sentiva una nostalgia struggente. Una sera, mentre piangeva, vide lontano una grotta. "Dormirò là dentro." ‑disse‑ e si mise a correre come se qualcuno la attirasse. "Chi sei?" le domandò una voce mentre stava entrando. "Sono una pecora che nessuno vuole". "E' capitato anche a noi! Nessuno ci ha voluto con gli altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io e Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!". La pecora nera scoppiò a piangere di gioia: "Avrà freddo; lascia che mi metta vicino per riscaldarlo!. Maria e Giuseppe sorrisero. La pecora si avvicinò al Bambino e lo accarezzò con la. sua lana. Gesù aprì gli occhi e gli bisbigliò: "Proprio per te sono venuto: per le pecorelle smarrite!" La pecora nera si mise a belare di felicità. Dal cielo gli angeli risposero intonando "Gloria in cielo e Pace in terra". |
Guardami negli occhi, sono l’amico tuo migliore e non ti ho mai chiesto più di quel che mi puoi dare, guardami negli occhi quando ti siedo accanto e non so nemmeno se sei un re, un barbone oppure un santo, e non c’è bastonata che io non ti perdoni, ma guardami negli occhi quando m’abbandoni.
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P. Faber |
RICEVUTO DA GUSYMARTOGLIO - GRAZIE.
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