8 marzo

M: "Fammi vedere dove ti infilava il pipo


M: "Fammi vedere dove ti infilava il pipo PROF. GIUSTO VIRGILIO GIUSTI , ORDINARIO, UNIVERSITA' TOR VERGATA , ROMA Messaggio N°263 10-06-2007 - 09:19Tags: indagini giudiziarie, le ragioni della privata difesa, le ragioni della pubblica accusa INDAGINI GIUDIZIARIEDa molti anni, per ragioni professionali, esamino fascicoli processuali, sia nella fase iniziale (Pubblico Ministero), sia nella fase intermedia (GIP), sia nella fase finale (dibattimento). Come in tutte le cose, c'è l'ottimo, il buono, il mediocre, il pessimo. Queste qualità si riscontrano a vari livelli: nella scelta delle indagini compiute, nella esecuzione di esse, nella valutazione del loro significato. Per mia scelta- qualche volta rivelatasi professionalmente dannosa- esamino sempre con cura non solo le ragioni dell'Accusa (pubblica o privata che sia), ma anche quelle della Difesa, dando loro lo stesso credito, almeno inizialmente. Naturalmente posso sempre sbagliare. Più volte mi è capitato di dover frenare qualche magistrato su tesi accusatorie a dir poco strampalate, o qualche difensore proclive a mentire, o qualche perito o consulente incapace. E ciò può anche accadere nel pubblico dibattimento, in aula, e, se pubblicamente proclami quella che ritieni essere la verità, ciò non contribuisce a renderti popolare, ed anzi ti espone a rischi, anche mortali. Potrei portare molti esempi, ma non lo farò, non ne vale la pena.Voglio solo aggiungere che, in numerosi settori, il convincimento del Pubblico Ministero, o del Giudice, dipende da quelle che hanno fatto i suoi collaboratori e dalle loro conclusioni, talora accettate acriticamente. Nel caso specifico del medico legale (se volete, anche nel caso del perito psicologo), quando hai scritto qualcosa è difficile correggerlo, e spiegare al committente che hai fatto uno sbaglio, o una omissione, o che sei stato mal interpretato, o che il committente ha fatto uno sbaglio etc.L'ultimo post di psicologiaforense (la trascrizione integrale di un atto di causa relativo ai fatti di Rignano Flaminio) spiega a sufficienza alcuni aspetti di quanto vado dicendo: se questo è un esempio di tutto il resto, trovo che psicologiaforense è stata troppo buona. Il fatto è che eventi di questo tipo, e cioè le accuse immotivate, basate su erronei presupposti peritali, accadono con una certa frequenza, e per smontarle servono fatica, cultura, decisione. Io ho sempre la speranza che ci sia un giudice a Berlino, ma qualche volta è difficile trovarlo. COMMENTI.....  da: psicologiaforense
http://blog.libero.it/yellowwomans/DOCUMENTAZIONE DIRETTA INTEGRALETRASCRIZIONE INTEGRALEDA VIDEOREGISTRAZIONE ( ATTI DI CAUSA).Luglio 2006 Giorno 16. Una domenica. Ore 13.26. La madre (M) fa le domande, il padre (P) riprende e interviene quando ritiene necessario. La bimba si infila un asciugamani nelle mutandine. M: "Guarda un po', ci riprende pure Papino... insegnaglielo un po' a papino. Ecco così. E poi? Al sederino cosa ti mettevano? Un asciugamani avevano?". La bimba mostra l'asciugamani e si rivolge verso il padre. M: "Fa vedè papà, fa vedè. E come si chiamava la maestra che te insegna queste cose?". La bimba non risponde. M: "E diglielo un po' a papà. Chi ti insegna? Parla cò papino. Te devi mette davanti alla telecamera. E parla. E dillo che dopo se rivedemo (nella telecamera ndr.)". P: "Lo vedi che non lo sa com'è il giochino?". M: "Il giochino che fate a scuola come si chiama?". La bimba: "Non me lo ricordo". M: "Come non te lo ricordi?". La bimba: "Non mi va di dirlo". Quindi simula la masturbazione. M: "Lo devi fare pure agli altri bambini? A chi glielo fai? Chi te lo ha insegnato?". La bimba non risponde. M: "Senti, chi te lo ha insegnato il giochino a mamma? Dove spingi? Alla patatina o al sederino?". La bimba: "Al sederino". M: "Al sederino. E allora come si chiama questo giochino?". La bimba continua a non rispondere. M: "Come non lo sai? Me fai vedè? Me fai vedèIl video si interrompe per riprendere con le stesse insistite domande della madre. La bimba dice: "Il giochino del dottore". M: "Diglie un po' a papà, dov'è che lo facevate sto gioco?". La bimba: "Lasciami stare". P: "Non parla più, porco zio". Ancora un'interruzione. Ora la telecamera fissa il lettone dei genitori, dove è stesa la bimba, nuda. M: "Chi te l'ha fatto vedere questo buchino nella patata? Chi vi faceva fare il giochino? Con il termometro? Con la siringa? Quanti eravate?". La bimba dice: "Due". Poi si mette a saltare sul letto. M: "Stamme a sentiì! Hai capito che me devi sta a sentì?". Ora la telecamera fissa il tinello. È trascorsa già più di un'ora. Sono le 14.22. M: "Tu dovevi toccà la patatina a Patrizia (la maestra Del Meglio ndr.)?". La bimba cerca il padre per giocare. M: "Tu non te impiccià". P: "Chi è sta Patrizia?". La bimba: "Una bidella". P: "Sai pure come ha le sise? Come?". La bimba: "Grandi". P: "Come?". "Grandi". P: "Di che colore?". "Blu". P: "Scure. Ed è secca secca o grossa grossa?". "Grossa". La domenica se ne sta andando. E le domande continuano. Il nastro segna le 15.28. P: "Allora a cosa giocavate? Al peluche? Dillo ad alta voce che non ho capito!". La bimba: "Dentro al culo e alla patata". P: "Il peluche Leo? Dillo a papà che è stupido e non capisce. E come si chiama stò gioco? Peluche?". La bimba: "Pinocchio". Ancora trenta minuti. Le 15.58. Padre e figlia sono soli nella stanza della bimba. Il padre impugna con la destra una barbie (la fatina). Quindi, con la sinistra, un peluche a forma di papero: i pupazzi amici della figlia. P: "Chi faceva la bua agli amichetti tuoi?". "Il drago". P: "La fatina ti ha fatto una domanda: vuoi fare questi benedetti nomi di chi faceva la bua agli amichetti tuoi?". "Il drago e Polifemo". P (imitando la voce della fatina): "Sei una bugiarda, sei una bugiarda... ". La bimba: "Sei tu un bugiardo. Io non so una bugiarda". P: "No?". "No". P: "E allora perché prima hai detto che le conoscevi? Lo vedi che sei bugiarda?". "Allora me ne vado". P: "Lo sai chi le dice le bugie?". "Tu dici le bugie". P: "A mamma. Hai voglia. Tante glie ne ho dette a mamma". La bimba: "Non si fa". Ci sono quindi tre minuti di immagini rubate. Da una porta finestra, una telecamera inquadra la bimba stesa sul tappeto e un amichetto (anche lui si vuole abusato) che le si strofina sulla schiena, le solleva la maglietta, prova a darle un bacio sul collo. Le solleva le mutadine rapidamente. Altro giorno di luglio. Altra casa. Una madre (M) con la figlia, ripresa sul divano con le sole mutandine. M: "Fammi vedere dove ti infilava il pipo "Giovanni"". La bimba si schiaffeggia il sedere. M: "Dove te lo metteva? Fammelo vedè con il dito. Fammelo vedere. Dai raccontami di questo "Giovanni"". "C'era anche Adriana". M: "E che faceva?". "Spicciava con i biberon". M: "C'era un altro maschio?". "No, c'era la nonna". M: "La nonna? Facciamo finta che questo cuscino è Giovanni. Fammi un po' vedere che faceva?". La bimba si mette a saltare sui cuscini del divano. M: "Faceva finta che tu eri un cavallo?". "No. Io facevo clop, clop, clop". M: "A chi lo metteva nel culo il pipo Giovanni?". La bimba mostra il cuscino: "A questo". M: "Ti è uscito il sangue?". "Un po', dalla pipetta". M: "Il pipo chi te lo infilava, il pipo?". "Il pipo è mio". M: "No, tu non ce l'hai. "Giovanni" te lo infilava". "No". M: "Si, va beh, te lo faceva mettere lui. E dimmi un po', che usciva dal pipo?". "Delle bollicine". M: "Cosa?". "Una magia". M: "Mi dici che usciva?". "Coca cola". M: "Cosa usciva?". "Una cosa stranissima". M: "Cosa usciva dal pipo di "Giovanni"?". "Del sangue. Ma ci ho messo un po' di scotch". M: "Va beh, ho capito". .COMMENTI.....da: psicologiaforense