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Post n°37 pubblicato il 12 Maggio 2014 da lamagadellespezie0
Foto di lamagadellespezie0

“Perché credi che Elohim ci abbia separato?”
“Pensava che potessimo esistere come un solo corpo, ma non ha funzionato. Ti ha messo troppo dentro e tu non potevi vedere né sentire. Per questo ha deciso di separarci, di tirarti fuori. E per questo stiamo così bene quando torniamo a essere uno solo.”
“Però pensi che è mia la colpa di tutto quello che è successo, perché io ti ho fatto mangiare il frutto dell’Albero della Conoscenza. Ma tu avresti potuto dire di no!”
“Certo, ma tu ormai l’avevi mangiato e io non avevo scelta. Pensavo che saresti sparita e non volevo restare solo. Se io non avessi mangiato quel frutto e l’Altro ti avesse cacciata dal Giardino sarei venuto a cercarti.”
Gli occhi di Eva si colmarono d’acqua.
“Ero sicura che avresti mangiato quel frutto” disse lei.
“Quel giorno ti ho vista come fosse la prima volta. La tua pelle era così morbida e lucente. E tu mi hai guardato come se all’improvviso ricordassi il punto esatto in cui stavi dentro di me prima che l’Altro ci separasse.”
“Ero impressionata dalle tue gambe, dal tuo torace possente. Desideravo tornare a essere dentro di te. Ti ho sognato. Sei come un albero che mi protegge per non farmi bruciare dal sole.”...

Eva posò le narici sul torace di Adamo. Respirò il suo odore. Adamo affondò la mano nei capelli di lei, e anche lui respirò il suo odore.
“È strano,” disse Eva, “mi piacerebbe poter tornare nel tuo corpo, nella costola dalla quale dici che sono venuta. Vorrei che non ci fosse la pelle a separarci.”
Adamo sorrise e la strinse ancora più forte. Anche a lui sarebbe piaciuto, disse sfiorandole la spalla con le labbra. Desiderava mangiarla come fosse il frutto proibito. Eva sorrise. Gli prese la mano e uno dopo l’altro s’infilò in bocca le sue dita, le strinse tra le labbra, le succhiò. La pelle salata di lui conservava ancora il sapore del fico. Adamo la guardava stupito da quel gesto, mentre il calore dolce e umido della bocca di lei gli avvolgeva le dita come un mollusco acquatico. Eva avrà dentro il mare? Il mare sarà stato anche dentro di lui? Cosa poteva essere, altrimenti, l’ondata che sentiva pressare nel basso ventre, che gli saliva per le gambe e gli esplodeva nel petto facendolo sospirare? Quella sensazione era talmente intollerabile che Adamo ritirò la mano e posò la testa nella curva del collo di lei. Eva sollevò il capo e sospirò, e così facendo rovesciò indietro la testa. Lui si accorse che aveva gli occhi chiusi e le accarezzò dolcemente il seno, sorpreso dalla brillantezza, dal colore e dalla consistenza delle piccole areole rosate che tutto a un tratto si erano inturgidite, proprio come il suo pene, che all’improvviso, come guidato da una volontà propria, aveva perso il suo consueto aspetto rilassato per ergersi come un dito sproporzionato che indicava inequivocabilmente il ventre della donna. Lei, con il corpo teso, cedette al desiderio di baciare Adamo dappertutto e di lì a poco, sul pavimento della grotta, erano una sfera di gambe e braccia e mani e bocche che si cercavano tra gemiti e risatine. Si toccarono piano, per scoprire e sorprendersi, poco a poco, di ciò che i loro corpi ora offrivano: le umidità nascoste e le erezioni insolite, l’effetto magnetico delle bocche e le lingue annodate come passaggi segreti dove le onde dell’uno si frangevano sulla spiaggia dell’altro. Per quanto si toccassero non riuscivano a placare il desiderio, e quando ormai erano due focosità bagnate di sudore, Adamo sentì l’irresistibile impulso di piantare in lei il germoglio verticale che si ergeva nel centro del suo corpo, ed Eva, che finalmente aveva compreso, capì che doveva aiutarlo, che la sorprendente appendice comparsa tra le gambe di Adamo voleva entrare in lei. Quando finalmente fu dentro, Adamo ed Eva provarono insieme l’emozione travolgente di tornare a essere un corpo solo e seppero che fino a quando fossero rimasti così non si sarebbero più sentiti soli. Anche se non avessero più potuto parlare e le loro menti si fossero svuotate, avrebbero potuto stare insieme e comunicare senza bisogno di parole. Pensarono che era sicuramente questa la conoscenza di cui parlava il Serpente. Cullandosi l’un l’altro, tornarono al Nulla e i loro corpi, finalmente liberati, si riprodussero per segnare l’inizio del mondo e della Storia.

(Gioconda Belli "L'infinto nel palmo della mano)

 

 
 
 
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Un blog di: lamagadellespezie0
Data di creazione: 04/03/2011
 

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