L'ALBERO.DELLA.VITA

...Sefirot...


Le SefirotLa trama dello Zohar si concentra fondamentalmente sulle sefirot. Penetrando la superficie letterale della Torah, i commentatori mistici trasformano la narrazione biblica in una biografia di Dio. La Torah nella sua interezza è letta come un nome di Dio che esprime l’essere divino. Anche un versetto apparentemente insignificante può rivelare le dinamiche interne delle sefirot: il modo in cui Dio percepisce, reagisce e agisce, la maniera in cui Lei e Lui si pongono in intima relazione tra loro e con il mondo.Il capitolo di apertura della Genesi apparentemente descrive la creazione del mondo, ma in realtà allude ad un ancor più primordiale inizio: l’emanazione delle sefirot, la loro derivazione dall’Infinito, o En Sof (letteralmente “senza fine”). In antitesi con il Dio personale delle sefirot, l’En Sof rappresenta l’essenziale trascendenza di Dio. Niente più del suo nome può essere detto. Qui i mistici ebrei adottarono la teologia negativa di Maimonide che aveva insegnato:“La descrizione di Dio per mezzo di negazioni è quella corretta, una descrizione autentica, che non indulge a facili linguaggi… Più aumentano le negazioni che riguardano Dio, più ci si avvicina alla sua comprensione”.La prima sefirah condivide la natura negativa dell’En Sof ed è talvolta indicata come Ayin, Nulla. Secondo la definizione di un cabalista:L’Ayin esiste più di tutti gli esseri mondani, ma poiché è semplice, e tutte le cose semplici sono complesse se comparate alla loro semplicità, si chiama Ayin.In questo stato originale, Dio è un essere indifferenziato, né questo né quello, una non-cosa.La prima sefirah è più comunemente chiamata Keter, Corona. E’ la corona sul capo di Adam Qadmon, l’Adamo primordiale. Secondo il capitolo di apertura della Genesi, l’essere umano viene creato a immagine di Dio. Le sefirot costituiscono l’archetipo divino di quell’immagine, il modello mitico dell’essere umano, la nostra originaria natura. Le sefirot sono anche descritte come un albero cosmico che cresce verso il basso con le radici poste in alto, in Keter, la radice delle radici.Dalle profondità del Nulla risplende il punto primordiale di Hokmah, Sapienza, la seconda sefirah. Questo punto si espande in un cerchio, la sefirah di Binah, Intelligenza. Binah è il grembo, la Madre divina. Ricevendo il seme, il punto di Hokmah, essa concepisce le sette sefirot inferiori. Anche l’essere creato trova in lei la sua origine: essa è “la totalità di tutte le individuazioni”.Queste tre sefirot superiori (Keter, Hokmah e Binah) rappresentano la testa del corpo divino e sono considerate più occulte della discendenza di Binah. Essa dà luce innanzitutto a Hesed (Amore) e Gevurah (Potenza), anche conosciuta come Din (Giudizio). Hesed e Gevurah sono le braccia, rispettivamente destra e sinistra, di Dio, due poli della personalità divina: amore che fluisce liberamente e giudizio rigoroso, clemenza e restrizione. Entrambi sono essenziali per il corretto funzionamento del mondo.Idealmente il raggiungimento di un equilibrio è simboleggiato dalla sefirah centrale, Tif’eret (Bellezza), anche chiamata Rahamim (Misericordia). Se il giudizio non è ammorbidito dall’amore, esso attacca con violenza e minaccia di distruggere la vita. Qui riposa l’origine del male, chiamato Sitra Ahra, l’Altra Parte. Da una prospettiva più radicale, il male deriva dal pensiero divino che, prima di emanare il bene, elimina gli scarti. Il demoniaco è radicato nel divino.Tif’eret è il tronco del corpo sefirotico, chiamato anche Cielo, Sole, Re e il Santo, sia egli benedetto, il nome rabbinico di uso corrente per Dio. Esso è figlio di Hokmah e Binah.Le due successive sefirot sono Netzah (Eternità) e Hod (Fasto) che costituiscono le gambe, rispettivamente destra e sinistra, del corpo e sono la fonte della profezia. Yesod (Fondamento) è la nona sefirah e rappresenta il fallo, la forza generativa dell’universo. E’ anche chiamato Tzaddiq (il Giusto) e a lui, secondo le interpretazioni, si riferisce Proverbi 10, 25 “Il giusto è il fondamento del mondo”. Yesod è l’axis mundi, il pilastro cosmico. Attraverso di lui vengono incanalate, verso l’ultima sefirah, Malkut, luce e forza delle precedenti sefirot.Malkut (Regno) è anche nota come Shekinah (Presenza). Nella letteratura ebraica più antica, la Shekinah compare frequentemente come l’immanenza di Dio, ma non è ancora apertamente femminile. Nella Cabala, la Shekinah diviene completamente una Lei: figlia di Binah, sposa di Tif’eret, la metà femminile di Dio. La Shekinah è “il segreto del possibile”, essa riceve l’emanazione dall’alto e genera la molteplicità delle forme di vita in basso.Dall’alto in basso, le sefirot rappresentano il dramma dell’emanazione, il passaggio dall’En Sof alla creazione. Dal basso in alto, le sefirot costituiscono una scala che sale verso l’Uno. Dall’unione di Tif’eret e Shekinah nasce l’anima umana e il viaggio mistico inizia con la presa di coscienza di questo spirituale evento della vita. La Shekinah è l’apertura al divino: “Chi entra, deve farlo attraverso questa porta” (Zohar). Una volta all’interno, le sefirot non sono più un astratto sistema teologico, ma divengono una mappa della coscienza.