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Sopra e Sotto (seconda parte)

Post n°18 pubblicato il 01 Novembre 2007 da mimo_cucienz

Sotto

Il tizio con i mocassini guarda verso di me. I raggi del sole coperti dall’auto non mi accecano come al solito e riesco a distinguere nitidamente l’espressione che si dipinge sul suo volto. Da quando sono qua sotto non mi è più capitato di vedere le emozioni degli altri manifestarsi con così tanta eloquenza su un viso. Mi sono quasi dimenticato quanto può essere affascinante.

Gli occhi del tizio sembrano due palle tanto sono aperti. C’è terrore in essi. Aspetto che mi dica qualcosa. Mi sento un po’ a disagio. Ammetto che vedere una persona nella mia posizione possa sembrare alquanto insolito, ma non è mia intenzione turbare così profondamente chi sta sopra. In fondo, se sono sceso qua sotto è proprio perché la fuori cominciavo a sentirmi eccessivamente turbato.

Tuttavia, a quanto pare signor mocassino sembra non voler più uscire dal suo stato di catalessi. Forse è meglio rompere il ghiaccio, se non altro per scuoterlo un po’ e ricordargli che ha ancora una vita da vivere. Devo dirgli qualcosa, ma cosa? È un sacco di tempo che non parlo con qualcuno. Non vorrei peggiorare la situazione e spaventarlo a tal punto da trovarmelo tramortito proprio sopra di me. Dico la prima e unica cosa che mi viene in mente.

-Ha perso qualcosa?- apro la mano per mostrargli le chiavi.

Aspetto un istante. Sembra aver funzionato. Almeno credo. Di sicuro la sua espressione è cambiata. Se sia un bene o un male non lo so.

 

Sopra

Fino a questo momento, se qualcuno mi avesse chiesto di fare un esempio di qualcosa di insensato, avrei tirato fuori quella bella storiella che usano raccontare le ragazze quando devono scaricare il fidanzato. Robe del tipo “ti voglio un sacco bene, con te mi trovo benissimo ed è per questo che forse è meglio se rimaniamo solo amici”. Sono amico di un sacco di ragazze, io. Dell’ultima in particolar modo.

Adesso però, quel tizio sotto il tombino merita di diritto la palma come cosa più insensata alla quale potessi assistere.

“So-sono le mie chiavi?” chiedo. I suoi occhi azzurrissimi mi guardano con quella curiosità con cui i bambini allo zoo osservano le scimmie copulare alla luce del sole.

“Immagino di sì” mi risponde. E improvvisamente sembra che tra noi non ci sia più una strada che ci separa, come se ci fossimo incontrati passeggiando e ci fossimo fermati a scambiare due parole.

“Scusi ma lei cosa ci fa là sotto? Sta lavorando? È per caso un dipendente comunale? Sta riparando le fognature? Non per farmi i fatti suoi ma io abito proprio qui di fronte, non vorrei ci fossero dei problemi”.

“Stia tranquillo. Quando stasera tornerà a casa la sua doccia sarà calda come al solito e come al solito le sue impurità verranno spazzate via dallo sciacquone fino a raggiungere i miei piedi. Come tutte le sere.”

Il tizio là sotto non deve avere le rotelle tutte al loro posto. A giudicare dai modi penso che sia veramente un operaio che lavora nell’impianto fognario. Al suo posto neanche io sarei un gran simpaticone.

“Non ho ben capito di cosa si occupa; ad ogni modo dovrei andare a lavoro. La ringrazio tantissimo di aver recuperato le mie chiavi”. Mi chino e infilo due dita in una delle aperture aspettando che lui mi porga il mazzo. Ma questo non succede. Se ne sta immobile con le chiavi in mano e quei suoi occhi ebeti.

“Mi scusi, mi passa le chiavi per favore. Devo proprio scappare”. L’uomo del sottosuolo guarda le chiavi. Tenendo ferma tra due dita quella della macchina sembra incuriosito dalle altre chiavi appese allo stesso anello. Prende quella più piccola e la solleva verso l’alto in modo che io possa vederla.

“A che serve questa?” mi domanda.

Allora…..facciamo il punto, perché se tutto questo sta capitando veramente io ci rinuncio. Me ne vado in Tibet.

Sono in ritardo marcio e il tizio che raccoglie la mia merda nonché le mie chiavi se ne sta là sotto a chiedermi quale cazzo di funzione abbiano….le chiavi….. È della mia merda che gli spiegherei volentieri che uso farne.

“Non serve a niente! Mi dia le mie chiavi!”.

L’odioso minatore comincia ad armeggiare col mazzo. Ad una ad una fa scorrere tutte le chiavi fuori dall’anello. Tranne una. Poi alza il braccio e mi porge quell’unica chiave. È quella che apre la macchina. La afferro e tiro via il braccio.

“Ora ti spiego come funziona. Non dirai a nessuno di avermi visto qua. Ma tornerai se vuoi riavere le altre chiavi. È tutto chiaro?”

Quello che mi sta dicendo è di una semplicità disarmante eppure così terribile che non so più come comportarmi. Faccio sì con la testa.

“Bene” mi dice “Allora ci vediamo stasera”. Abbassa la testa  e i suoi occhi non sono più su di me.

Come in trance mi volto e infilo la chiave nella serratura, ma prima che io possa salire in macchina sento un’ultima volta la sua voce.

“Già che ci sei portami qualcosa da mangiare, se non ti dispiace”.

 

Sotto

Ho fame.

Non mangio da due giorni. Le scorte d’acqua non mi preoccupano ma il cibo è finito e tutto ciò che è rimasto è qualche pezzo di pane rancido. Il mio amico con i mocassini stasera mi porterà qualcosa. Ne sono certo.

Quell’uomo è strano eppure ha un’aria così familiare da spaventarmi. Nei suoi occhi c’è quella tristezza che conosco bene. È quel malessere costante che non ne vuol sapere di andar via. È l’infelicità causata dagli sforzi di voler essere felici a tutti i costi. È l’energia sprecata nel cercare la felicità nei modi e nei posti sbagliati.

Stasera cercherò di aiutarlo. In fondo se lo merita.

È quasi mezzogiorno e il sole è proprio sopra di me. È caldo.

Il mondo là fuori deve essere bello come non lo è mai stato.

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Commenti al Post:
sunny8
sunny8 il 07/07/10 alle 17:30 via WEB
Ciao! Mi chiamo Roberto e ti scrivo da Verona. Vedo il tuo blog e mi pare molto interessante, soprattutto in riferimento ad una necessità di un mio amico. Egli ha un'azienda di impianti e sta cercando un trasfertista con specializzazione elettrica/onica. Hai qualcuno da suggerirmi in zona Verona? Come potrebbe fare eventualmente ad inidividuarlo? Attendo tuo cortese riscontro. Ti ringrazio molto e ti saluto. bau.roberto@gmail.com
 
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