estar vivo exige un esfuerzo mucho mayor que el simple hecho de respirar
Post n°219 pubblicato il 30 Aprile 2008 da zut_alors
Un mondo in cui non sia necessario avere tempo da riempire di corsa. Una vita in cui io potessi alzarmi la mattina e preparare i ravioli fatti in casa. |
Post n°218 pubblicato il 27 Aprile 2008 da zut_alors
Ripensavo al mio Erasmus, poco fa, e mi sono sorpresa a guardare a certe persone con irritazione. Persone che, tutto sommato, fintanto che ero a Lisbona consideravo amici totalissimi, ora mi fanno solo saltare i nervi. Persone che fino a poco fa consideravo importanti. Significative, per lo meno. L’Erasmus porta con sé il difetto di farti ritrovare sola in un posto nuovo e sconosciuto, di farti crescere dentro la fretta, l’ansia, la bramosia di trovare amici-persone-legami-contatti. Relazioni superficiali se viste col senno di poi, che però, mentre stai vivendo la magia del tutto, sembrano imprescindibili. E sembrano solidissime, indistruttibili. In realtà, forse, sono solo disperati tentativi di combattere insieme questo ritrovarsi soli in un posto nuovo e sconosciuto. Gente con cui mai, a casa, avrei legato, ha finito per assumere l’importanza di un faro nella notte. Invece, in Erasmus, è tutto diverso. I canoni (personalissimi, diversi per ognuno) di relazione con le persone saltano. Due settimane sembrano due mesi, è tutto spasmodicamente intensissimo, quasi a livelli parossistici. Darsi tre baci ogni volta che ci si incontra mi sembrava una figata. "Ah, ma che bello questo posto in cui la gente non ha paura di toccarsi". "Ah, ma che aperta questa gente che si ricorda che nella vita è bello abbracciarsi, che esiste una dimensione di fisicità, di corporeità". Tutte cazzate. I tre bacini sono una formalità come lo sono ovunque, non hanno la minima importanza. Però in Erasmus è bello convincersi che il mondo sia un luogo fantastico in cui regnano baci abbracci e sorrisi. Vita intensa bevute sbronze siamo gggiovani. Siamo raminghi randagi liberi. In Erasmus tutto è diverso. Tutto disperatamente intenso. Anche le relazioni interpersonali. Anche la nascita di certe amicizie. È un tutto e subito, un carnevale di centinaia di facce che conosci solo di vista, un’orgia di eventi che presto si esauriscono stancamente su se stessi, perdendo presto il senso nel loro stesso ripetersi frenetico. Chi si ferma è perduto. Forse, diciamo, ho fatto lo sbaglio di essermi accontentata troppo presto. E di non aver cercato altro, in seguito. Mi costa fatica ammetterlo, ma mi sembra quasi di essermi fatta andare bene certa gente che non avrei altrimenti cagato di striscio. No, non tutti. Salvo una manciata di rapporti bellissimi. Una manciata, però. Certo, del senno di poi son piene le fosse. Avere agito così non è una colpa, è stato frutto di una situazione contingente in cui sono venuta a trovarmi. Una delle mille possibili reazioni che avrei potuto avere, considerate le mille varianti in gioco. Col senno di poi mi ripeto tutto questo e mi accorgo, tutto sommato, di avere già fatto ingresso in una fase ulteriore. Avrei avuto tutto il tempo per esplorare situazioni e contesti nuovi, ma per la mia stramaledetta ansia mi sono accomodata, adagiata. L’ansia di sentirmi, o non sentirmi, sola. La paura di non piacere alla gente. Conoscere le persone è faticoso, terribilmente. Diventare amico di qualcuno, poi, al momento mi sembra uno sforzo titanico, un’impresa a cui non sono più avvezza da tempo, a cui non sono moralmente più predisposta da un bel po’. Forse, il segreto, per me, è muoversi con lentezza. Conoscere i propri limiti è il primo passo. Il secondo, grosso, è accettarli. Oppure cercare di mitigarli. Cambiare se stessi non so se sia possibile. Non sarò mai in grado di costruire un rapporto in due settimane. Ho bisogno di tanto, tanto tempo. Rosi, tu che dici? |
Post n°217 pubblicato il 26 Aprile 2008 da zut_alors
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Post n°216 pubblicato il 25 Aprile 2008 da zut_alors
Amatevi reciprocamente ma non fate dell'amore un laccio: [K. Gibran] |
Post n°215 pubblicato il 15 Aprile 2008 da zut_alors
Trionfa l’Italia salottiera, mariadefilippiana, studioapertara, lucignolara, gossippara, vallettopolista, castale, catto-mentecatta, perbenista, obiettrice di coscienza, antiabortista-per-partito-preso, ciellina, sanremese, piccolo-imprenditoriale, discotecara, gigidalessiana, cocainomane, emiliofedista. Trionfa l’Italiota che ha paura. Delinquenti, albanesi, assassini, rumeni, clandestini, zingari-no-meglio-dire-rom, marocchini, diversi, immigrati, extracomunitari, stupratori, ladri, froci-no-meglio-dire-omosessuali, rapinatori, bombaroli, violenti, terroristi, senzatetto, barboni-no-meglio-dire-clochard, spacciatori, negri-no-meglio-dire-di-colore, picchiatori, comunisti, drogati. Tionfa l’Italietta del salottino politico, dell’opinionista becero, del non-vedo-al-di-là-del-mio-naso, della cronaca nera, delle tette-labbra-facce rifatte, del billionaire, del caro prezzi, di portocervo, dell’aumento del costo della vita, dei 113 dollari al barile, dell’allarme rifiuti, del videofonino, del precariato, delle morti bianche, dello show comico, del grande fratello, del "no-ICI", della par condicio, l’Italia del patetico "mi telefonerà-gli telefonerò-chissà chi vincerà", dei restyling di partito. Trionfa l’Italiucola del "po-po-po-campioni-del-mondo". Trionfa l’Italia della riforma costituzionale. Si alzi forte il lamento funebre per un’Italia senza più sinistra. Trionfa un’Italia che non sono io, e fa male, ancora una volta, ammettere che mi sa che ormai non ci credo più. A poco più di vent’anni, io non ci credo più. E mi fa davvero un po' male. |
Post n°214 pubblicato il 08 Aprile 2008 da zut_alors
Mi rendo improvvisamente conto di un fatto: il lavoro dei sogni non esiste. O meglio. Esiste solo nella testa delle persone. Passiamo anni a sognare "cosa faremo da grandi". Poi finalmente ci siamo, sì, facciamo il magico, trionfale ingresso nell'ormai sputtanato "modo del lavoro" e... ci accorgiamo che no, non era esattamente quello che avevamo in mente. No, non parlo di quei lavori che si accettano anche se non c'entrano nulla con noi e la nostra vita. Parlo dei lavori che in qualche modo ci si è scelti, attraverso curricula mandati dopo oculate considerazioni, dopo aver ponderato bene i pro e i contro di una possibile assunzione. Quando ho mandato il curriculum all'associazione per cui attualmente sto lavorando avevo in mente soltanto pro. Una sequela di persone e fatti assolutamente fighissimi. Strade spianate. Perché, pensavo, quello (ma quale?!? in realtà era solo l'idea che di quel lavoro mi ero fatta) era davvero il lavoro di tutti i miei sogni (almeno in quel fatidico momento in cui ho inviato il curriculum). Ora sono passati alcuni mesi. Il progetto (eh, beh, non era certo un contratto a tempo indeterminato, ma un più comune co.co.pro. [co.co.pro. communis]) sta per terminare. No, non era il lavoro che ho sempre sognato. Ci sono stati intoppi, dubbi. Persone che non ti piacciono troppo. Situazioni che non sono esattamente ritagliate sulle tue aspettative, cucite addosso a te, su misura. A volte devi accorciare un orlo, stringere un'imbastitura, rammendare di qui, rattoppare di là. Però mi rendo conto di una cosa: il lavoro che fai può diventare, in corso d'opera, il lavoro dei tuoi sogni. Succede quando ormai, un po', ci hai fatto il callo. Quando impari a capire che puoi permetterti il lusso di applicare qualche passamaneria frivola, dei bottoni colorati, al limite una spilla a forma di fiore. Succede quando alzarti la mattina non ti pesa più come agli inizi. Quando cominci ad accettare con stoicità il suono della sveglia. Quando il pensiero della fine del tuo turno, del ritorno a casa, non ti si para più davanti agli occhi come unica ragione possibile per andare avanti. Succede, soprattutto, quando torni a casa, e facendo un rapido brainstorming su quello che hai fatto e quello che vorresti ancora da fare ti rendi conto che forse desidereresti che il progetto durasse più tempo. Succede quando pensi che in fondo ti mancherà. E che, tutto sommato, non hai fatto poi così tante cazzate. Succede quando a fine giornata, pur essendo stata soltanto al lavoro, pur non avendo visto nessun altro, hai addosso una sensazione di soddisfatta pienezza come forse non ti capitava da un po'. |
Post n°213 pubblicato il 26 Marzo 2008 da zut_alors
Odio le politiche aziendali che si subodorano oltre la cornetta. Odio la non trasparenza, le clausole invisibili in fondo al contratto, che sono poi quelle che ti inculano di più. Ma soprattutto odio le musichette campionate e le voci sintetiche di risposta automatica. - Per avere informazioni sulle sue tariffe prema 1 - Per saperne di più sui servizi di ADSL prema 2 - Per attivare l’opzione di preselezione automatica prema 3 - Per tornare al menù principale prema 4 Per farti sparire che tasto devo premere?!?!? Io voglio che tu la smetta di chiamarmi a casa per offrirmi servizi che mi impoveriranno: qual è il tasto, cazzo?!? Odio questo continuo digitare, tasto dopo tasto come in una virtuale ascesa al Golgota della telefonia, e poi l’improvviso cadere della linea sul più bello, quando pensavi di avercela fatta a prendere la maledetta linea, sì, dai, un ultimo sforzo eee, sììì!!! «Risponde l’operatore numero (numero?!? Una volta dicevano Buongiorno, sono Jenny, in cosa posso esserle utile?) …» nooo, è caduta! Un quarto d’ora di snervante attesa buttato nel cesso! È dalla fine di agosto che attendo un rimborso. Tutte le volte che chiamo (e, garantisco, io prima di decidermi a chiamare ci metto una settimana, poi mi ci vuole una settimana di training autogeno per raccogliere tutti i midichlorian dispersi nell’aria e raggiungere quello stato ideale che mi permette di non insultare troppo apertamente il malcapitato operatore, e alla fine un’altra settimana di introspezione potentissima per placarmi) mi confermano che hanno inoltrato la richiesta di invio del rimborso all’ufficio amministrativo. E tutte le volte che richiamo, ostentando una gentilezza e una pacatezza sospetta (da serial killer) questi mi fanno la vocina stupita dietro la cornetta: assegno? rimborso? s-so-soldi?!? Me li immagino, poveri, sgranare gli occhioni. E continuano a rimbalzarmi da un ufficio all’altro senza saperne nulla. E io sono stanca. «Attenda in linea prego». E tu bruciati! |
Post n°212 pubblicato il 21 Marzo 2008 da zut_alors
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Post n°211 pubblicato il 11 Marzo 2008 da zut_alors
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Post n°210 pubblicato il 11 Marzo 2008 da zut_alors
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Post n°209 pubblicato il 08 Marzo 2008 da zut_alors
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Post n°208 pubblicato il 04 Marzo 2008 da zut_alors
Momenti in cui la stanza smette di essere quello che è, cambiata dalla nuova entità che siamo noi, io più te. Chiudo gli occhi, li riapro. La stanza è ancora lì. La stessa, sì. Forse. Ora, però, è piena di noi. O forse no, forse è bello riaprirli e vedere che la stanza non è cambiata, che il burattino è sempre appeso al solito chiodo, che il fiore giallo di carta è ancora attorcigliato sullo stesso sostegno, che le cose di sempre ci sono ancora tutte, e sono ancora sempre le stesse. Però ci sei tu vicino a me, e gli oggetti di tutta la vita ora sono anche un po’ tuoi. |
Post n°207 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da zut_alors
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Post n°206 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da zut_alors
La verità è che le ragazze, tra di loro, si scrutano, si guardano di sottecchi, in cagnesco, per poi criticarsi ed invidiarsi a vicenda. Abbigliamento, capelli, tono di voce, modo di camminare, fidanzati, lavori, scelte di vita: tutto fa brodo. Tutte le ragazze lo fanno. |
Post n°205 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da zut_alors
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Post n°204 pubblicato il 22 Febbraio 2008 da zut_alors
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Post n°203 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da zut_alors
La domanda è: la vita a due. Liberi nel vincolo. Ma si tratta poi di vincolo? E questa è una risposta che do a Silvia, in ricordo del discorso che abbiamo fatto il 31 dicembre, fuori da Villa Borghese. «Tu credi che sia per tutta la vita?». E voi che ne pensate? |
Post n°202 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da zut_alors
E' così grave se non sono agitata? Cioè, voglio dire, è normale?!? La tranquillità mi spaventa... che ci sia sotto qualcosa?!? Le 24 ore giornaliere cominciano a bastarmi. Sto imparando ad amministrarle. |
Post n°201 pubblicato il 19 Febbraio 2008 da zut_alors
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Post n°199 pubblicato il 09 Febbraio 2008 da zut_alors
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Inviato da: jorke88
il 14/10/2014 alle 09:29
Inviato da: jorke88
il 14/10/2014 alle 09:27
Inviato da: gaia
il 30/01/2012 alle 22:57
Inviato da: gaia
il 26/01/2012 alle 19:43
Inviato da: IsAbeAu13
il 27/01/2011 alle 12:27