Creato da zut_alors il 11/02/2006

zut alors!

ristailin'!

 

Post N° 219

Post n°219 pubblicato il 30 Aprile 2008 da zut_alors

Un mondo in cui non sia necessario avere tempo da riempire di corsa. Una vita in cui io potessi alzarmi la mattina e preparare i ravioli fatti in casa.
Dall'inizio
alla
fine.
Un mondo in cui si fanno le marmellate in estate e le chutney in autunno. Una vita in cui il pane sulla tavola esce dalle mie mani. Una cucina di legno scuro, e un ripiano infinito su cui riporre le spezie. Un mortaio di marmo, mille barattoli di vetro con la chiusura ermetica, il giardino con le erbe officinali, la credenza del pane, il pavimento in cotto, una finestra che si perde sul paesaggio dell'Algarve.
Basta l'acquisto di una macchinetta per la pasta fatta in casa per esaltarmi. Basta trovare in superofferta in libreria un manualone intitolato "I consigli della nonna", ribassato da 36 a 3 euro (!!!), per farmi cominciare a desiderare forte una vita diversa.
Basta recarsi al varco dell'ufficio della prof. che approva i piani di studio e scoprire che dovrò per forza dare quell'esame che proprio non mi va né su né giù per farmi vacillare e domandarmi se davvero ne valga la pena. Forse la mia traiettoria è un'altra, e va cercata adesso.

 
 
 

Post N° 218

Post n°218 pubblicato il 27 Aprile 2008 da zut_alors

Ripensavo al mio Erasmus, poco fa, e mi sono sorpresa a guardare a certe persone con irritazione. Persone che, tutto sommato, fintanto che ero a Lisbona consideravo amici totalissimi, ora mi fanno solo saltare i nervi. Persone che fino a poco fa consideravo importanti. Significative, per lo meno.

L’Erasmus porta con sé il difetto di farti ritrovare sola in un posto nuovo e sconosciuto, di farti crescere dentro la fretta, l’ansia, la bramosia di trovare amici-persone-legami-contatti. Relazioni superficiali se viste col senno di poi, che però, mentre stai vivendo la magia del tutto, sembrano imprescindibili. E sembrano solidissime, indistruttibili. In realtà, forse, sono solo disperati tentativi di combattere insieme questo ritrovarsi soli in un posto nuovo e sconosciuto.

Gente con cui mai, a casa, avrei legato, ha finito per assumere l’importanza di un faro nella notte.
A casa, probabilmente, vi avrei a malapena intrattenuto rapporti di cordiale convivenza, quattro chiacchiere se fosse capitato. Ma non a livello di sentirle amiche.

Invece, in Erasmus, è tutto diverso. I canoni (personalissimi, diversi per ognuno) di relazione con le persone saltano. Due settimane sembrano due mesi, è tutto spasmodicamente intensissimo, quasi a livelli parossistici. Darsi tre baci ogni volta che ci si incontra mi sembrava una figata. "Ah, ma che bello questo posto in cui la gente non ha paura di toccarsi". "Ah, ma che aperta questa gente che si ricorda che nella vita è bello abbracciarsi, che esiste una dimensione di fisicità, di corporeità". Tutte cazzate. I tre bacini sono una formalità come lo sono ovunque, non hanno la minima importanza. Però in Erasmus è bello convincersi che il mondo sia un luogo fantastico in cui regnano baci abbracci e sorrisi. Vita intensa bevute sbronze siamo gggiovani. Siamo raminghi randagi liberi.

In Erasmus tutto è diverso. Tutto disperatamente intenso. Anche le relazioni interpersonali. Anche la nascita di certe amicizie. È un tutto e subito, un carnevale di centinaia di facce che conosci solo di vista, un’orgia di eventi che presto si esauriscono stancamente su se stessi, perdendo presto il senso nel loro stesso ripetersi frenetico. Chi si ferma è perduto.

Forse, diciamo, ho fatto lo sbaglio di essermi accontentata troppo presto. E di non aver cercato altro, in seguito. Mi costa fatica ammetterlo, ma mi sembra quasi di essermi fatta andare bene certa gente che non avrei altrimenti cagato di striscio. No, non tutti. Salvo una manciata di rapporti bellissimi. Una manciata, però.

Certo, del senno di poi son piene le fosse. Avere agito così non è una colpa, è stato frutto di una situazione contingente in cui sono venuta a trovarmi. Una delle mille possibili reazioni che avrei potuto avere, considerate le mille varianti in gioco. Col senno di poi mi ripeto tutto questo e mi accorgo, tutto sommato, di avere già fatto ingresso in una fase ulteriore.

Avrei avuto tutto il tempo per esplorare situazioni e contesti nuovi, ma per la mia stramaledetta ansia mi sono accomodata, adagiata. L’ansia di sentirmi, o non sentirmi, sola. La paura di non piacere alla gente.

Conoscere le persone è faticoso, terribilmente. Diventare amico di qualcuno, poi, al momento mi sembra uno sforzo titanico, un’impresa a cui non sono più avvezza da tempo, a cui non sono moralmente più predisposta da un bel po’.

Forse, il segreto, per me, è muoversi con lentezza. Conoscere i propri limiti è il primo passo. Il secondo, grosso, è accettarli. Oppure cercare di mitigarli. Cambiare se stessi non so se sia possibile.

Non sarò mai in grado di costruire un rapporto in due settimane. Ho bisogno di tanto, tanto tempo. Rosi, tu che dici?

 
 
 

Post N° 217

Post n°217 pubblicato il 26 Aprile 2008 da zut_alors

Quando eu morrer

não digas a ninguém

que foi por ti.

 
 
 

L'amore, come forse dovrebbe essere

Post n°216 pubblicato il 25 Aprile 2008 da zut_alors

Amatevi reciprocamente ma non fate dell'amore un laccio:
lasciate piuttosto che vi sia un mare in moto tra le sponde delle vostre
anime.
Riempia ognuno la coppa dell'altro, ma non bevete da una coppa sola.
Scambiatevi il pane ma non mangiate dalla stessa pagnotta.
Cantate e danzate e siate gioiosi insieme, ma che ognuno di voi resti solo,
così come corde di un liuto son sole benché vibrino della stessa musica.

Datevi il cuore, ma l'uno non sia in custodia dell'altro.
Poiché soltanto la mano della Vita può contenere entrambi i cuori.
E restate uniti, benché non troppo vicini insieme:
poiché le colonne del tempio restano tra loro distanti,
e la quercia e il cipresso non crescono l'uno all'ombra dell'altro.

[K. Gibran]

 
 
 

Post N° 215

Post n°215 pubblicato il 15 Aprile 2008 da zut_alors

Trionfa l’Italia salottiera, mariadefilippiana, studioapertara, lucignolara, gossippara, vallettopolista, castale, catto-mentecatta, perbenista, obiettrice di coscienza, antiabortista-per-partito-preso, ciellina, sanremese, piccolo-imprenditoriale, discotecara, gigidalessiana, cocainomane, emiliofedista. Trionfa l’Italiota che ha paura. Delinquenti, albanesi, assassini, rumeni, clandestini, zingari-no-meglio-dire-rom, marocchini, diversi, immigrati, extracomunitari, stupratori, ladri, froci-no-meglio-dire-omosessuali, rapinatori, bombaroli, violenti, terroristi, senzatetto, barboni-no-meglio-dire-clochard, spacciatori, negri-no-meglio-dire-di-colore, picchiatori, comunisti, drogati. Tionfa l’Italietta del salottino politico, dell’opinionista becero, del non-vedo-al-di-là-del-mio-naso, della cronaca nera, delle tette-labbra-facce rifatte, del billionaire, del caro prezzi, di portocervo, dell’aumento del costo della vita, dei 113 dollari al barile, dell’allarme rifiuti, del videofonino, del precariato, delle morti bianche, dello show comico, del grande fratello, del "no-ICI", della par condicio, l’Italia del patetico "mi telefonerà-gli telefonerò-chissà chi vincerà", dei restyling di partito. Trionfa l’Italiucola del "po-po-po-campioni-del-mondo". Trionfa l’Italia della riforma costituzionale. Si alzi forte il lamento funebre per un’Italia senza più sinistra. Trionfa un’Italia che non sono io, e fa male, ancora una volta, ammettere che mi sa che ormai non ci credo più. A poco più di vent’anni, io non ci credo più. E mi fa davvero un po' male.

 
 
 

Post N° 214

Post n°214 pubblicato il 08 Aprile 2008 da zut_alors

Mi rendo improvvisamente conto di un fatto: il lavoro dei sogni non esiste. O meglio. Esiste solo nella testa delle persone. Passiamo anni a sognare "cosa faremo da grandi". Poi finalmente ci siamo, sì, facciamo il magico, trionfale ingresso nell'ormai sputtanato "modo del lavoro" e... ci accorgiamo che no, non era esattamente quello che avevamo in mente. No, non parlo di quei lavori che si accettano anche se non c'entrano nulla con noi e la nostra vita. Parlo dei lavori che in qualche modo ci si è scelti, attraverso curricula mandati dopo oculate considerazioni, dopo aver ponderato bene i pro e i contro di una possibile assunzione.

Quando ho mandato il curriculum all'associazione per cui attualmente sto lavorando avevo in mente soltanto pro. Una sequela di persone e fatti assolutamente fighissimi. Strade spianate. Perché, pensavo, quello (ma quale?!? in realtà era solo l'idea che di quel lavoro mi ero fatta) era davvero il lavoro di tutti i miei sogni (almeno in quel fatidico momento in cui ho inviato il curriculum).

Ora sono passati alcuni mesi. Il progetto (eh, beh, non era certo un contratto a tempo indeterminato, ma un più comune co.co.pro. [co.co.pro. communis]) sta per terminare. No, non era il lavoro che ho sempre sognato. Ci sono stati intoppi, dubbi. Persone che non ti piacciono troppo. Situazioni che non sono esattamente ritagliate sulle tue aspettative, cucite addosso a te, su misura. A volte devi accorciare un orlo, stringere un'imbastitura, rammendare di qui, rattoppare di là.

Però mi rendo conto di una cosa: il lavoro che fai può diventare, in corso d'opera, il lavoro dei tuoi sogni. Succede quando ormai, un po', ci hai fatto il callo. Quando impari a capire che puoi permetterti il lusso di applicare qualche passamaneria frivola, dei bottoni colorati, al limite una spilla a forma di fiore. Succede quando alzarti la mattina non ti pesa più come agli inizi. Quando cominci ad accettare con stoicità il suono della sveglia. Quando il pensiero della fine del tuo turno, del ritorno a casa, non ti si para più davanti agli occhi come unica ragione possibile per andare avanti. Succede, soprattutto, quando torni a casa, e facendo un rapido brainstorming su quello che hai fatto e quello che vorresti ancora da fare ti rendi conto che forse desidereresti che il progetto durasse più tempo. Succede quando pensi che in fondo ti mancherà. E che, tutto sommato, non hai fatto poi così tante cazzate. Succede quando a fine giornata, pur essendo stata soltanto al lavoro, pur non avendo visto nessun altro, hai addosso una sensazione di soddisfatta pienezza come forse non ti capitava da un po'.

 
 
 

Post N° 213

Post n°213 pubblicato il 26 Marzo 2008 da zut_alors

Odio i call center delle compagnie telefoniche. Odio gli universitari scazzati che ci lavorano e che, giustamente, non ne sanno troppo, ma lo stesso devono sorbirsi le cazzate di chi chiama. Li odio come loro odiano la gente che telefona. Li odio perché potrei esserci io dietro a quella cornetta, a mordermi la lingua per cercare di non insultare chi è al di là del filo. Per lo più persone giustamente esacerbate da servizi lenti, lacunosi e malfunzionanti. Da bollette sempre troppo alte rispetto alle tariffe miracolose che ti avevano promesso quando, chiamandoti a casa, avevi abboccato, forse più per noia che per reale calcolo sull’effettiva convenienza della loro prestigosa offertona. Oddio, cinque minuti fa stavo dormendo, poi uno mi ha telefonato e senza rendermene conto ho comprato una batteria di pentole, una mountain bike con cambio Shimano, un set di affilatissimi coltelli da cucina e una coppia di materassi in lattice. Beh, ecco, con le compagnie telefoniche funziona più o meno così.

Odio le politiche aziendali che si subodorano oltre la cornetta. Odio la non trasparenza, le clausole invisibili in fondo al contratto, che sono poi quelle che ti inculano di più. Ma soprattutto odio le musichette campionate e le voci sintetiche di risposta automatica.

- Per avere informazioni sulle sue tariffe prema 1

- Per saperne di più sui servizi di ADSL prema 2

- Per attivare l’opzione di preselezione automatica prema 3

- Per tornare al menù principale prema 4

Per farti sparire che tasto devo premere?!?!?

Io voglio che tu la smetta di chiamarmi a casa per offrirmi servizi che mi impoveriranno: qual è il tasto, cazzo?!?

Odio questo continuo digitare, tasto dopo tasto come in una virtuale ascesa al Golgota della telefonia, e poi l’improvviso cadere della linea sul più bello, quando pensavi di avercela fatta a prendere la maledetta linea, sì, dai, un ultimo sforzo eee, sììì!!! «Risponde l’operatore numero (numero?!? Una volta dicevano Buongiorno, sono Jenny, in cosa posso esserle utile?) …» nooo, è caduta! Un quarto d’ora di snervante attesa buttato nel cesso!

È dalla fine di agosto che attendo un rimborso. Tutte le volte che chiamo (e, garantisco, io prima di decidermi a chiamare ci metto una settimana, poi mi ci vuole una settimana di training autogeno per raccogliere tutti i midichlorian dispersi nell’aria e raggiungere quello stato ideale che mi permette di non insultare troppo apertamente il malcapitato operatore, e alla fine un’altra settimana di introspezione potentissima per placarmi) mi confermano che hanno inoltrato la richiesta di invio del rimborso all’ufficio amministrativo. E tutte le volte che richiamo, ostentando una gentilezza e una pacatezza sospetta (da serial killer) questi mi fanno la vocina stupita dietro la cornetta: assegno? rimborso? s-so-soldi?!? Me li immagino, poveri, sgranare gli occhioni. E continuano a rimbalzarmi da un ufficio all’altro senza saperne nulla. E io sono stanca.

«Attenda in linea prego».

E tu bruciati!

 
 
 

Difficile

Post n°212 pubblicato il 21 Marzo 2008 da zut_alors

quando cerchi di concentrarti su tutt'altro, ma il pensiero delle persone che vorresti avere vicino ogni giorno ti piomba alle spalle facendoti fare salti di mezzo metro per lo spavento. E così il cuore resta lì, a battere un po' più veloce, un po' più veloce. Mi manca Lela. Merda se mi manca.

 
 
 

«Yo, la peor de todas»

Post n°211 pubblicato il 11 Marzo 2008 da zut_alors

- Sin mis libros no existo, señora.
- ¿Y la oración?
- No es que Dios sea sordo a mis súplicas. La sorda soy yo. Su voz se me pierde entre los ruídos del universo.

 
 
 

Post N° 210

Post n°210 pubblicato il 11 Marzo 2008 da zut_alors

Non ci sto a seguire i tempi soliti laurea-lavoro-mutuo-casa-matrimonio-figli.

Io posso farcela anche adesso. Non voglio aspettare altri sei-sette-otto anni.

ANNI.



a

i

u

t

o



medito rivoluzione in mia vita

 
 
 

Premonizioni

Post n°209 pubblicato il 08 Marzo 2008 da zut_alors

Grazie alla mia acidità mi creerò il vuoto attorno.

Mi piacerebbe tanto essere tollerantina-buonina-bellina-carina-caruccia-dolcetta-tenerina-graziosuccia-sorrisino-bacino-bacetto.

Ma proprio non ci riesco!

Un tenerissimo vaffanculo alle mie compagne di lingua ispanoamericana, tra parentesi.

 
 
 

Post N° 208

Post n°208 pubblicato il 04 Marzo 2008 da zut_alors

Momenti in cui la stanza smette di essere quello che è, cambiata dalla nuova entità che siamo noi, io più te.

Chiudo gli occhi, li riapro. La stanza è ancora lì. La stessa, sì. Forse. Ora, però, è piena di noi.

O forse no, forse è bello riaprirli e vedere che la stanza non è cambiata, che il burattino è sempre appeso al solito chiodo, che il fiore giallo di carta è ancora attorcigliato sullo stesso sostegno, che le cose di sempre ci sono ancora tutte, e sono ancora sempre le stesse. Però ci sei tu vicino a me, e gli oggetti di tutta la vita ora sono anche un po’ tuoi.

 
 
 

Post N° 207

Post n°207 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da zut_alors

I bambini, a volte, mi commuovono. Sono indifesi di fronte a qualsiasi cosa. Io vorrei essere onnipotente, per i bambini che ho nel cuore. Proteggerli da qualsiasi paura e pericolo.

 
 
 

Post N° 206

Post n°206 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da zut_alors

La verità è che le ragazze, tra di loro, si scrutano, si guardano di sottecchi, in cagnesco, per poi criticarsi ed invidiarsi a vicenda. Abbigliamento, capelli, tono di voce, modo di camminare, fidanzati, lavori, scelte di vita: tutto fa brodo. Tutte le ragazze lo fanno.
Anche quelle apparentemente più amiche.

 
 
 

Post N° 205

Post n°205 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da zut_alors

La verità è che le ragazze amano spettegolare, essere acide e sparare la loro acidità a go-go, a trecentosessanta gradi, in tutte le direzioni dello spazio conosciuto. Tutte le ragazze.
Anche quelle che si sforzano per apparire dolci.

 
 
 

Post N° 204

Post n°204 pubblicato il 22 Febbraio 2008 da zut_alors

La verità è che le ragazze vogliono essere trendy. Tutte le ragazze.
Anche quelle che giurano il contrario.

 
 
 

Post N° 203

Post n°203 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da zut_alors

La domanda è: la vita a due.
L'equilibrio.
Si può trovare?
Io dico sì. Io credo nella costruzione di una grammatica comune fatta di gesti quotidiani.
Non mi fa sentire in gabbia, l'idea.
La libertà può essere rintracciata nella ripetitività delle giornate, nella quotidianità dimessa ma stabile.

Liberi nel vincolo. Ma si tratta poi di vincolo?
Io credo di no. Ho cominciato a pensare che amore equivalga a libertà.
Che in due si può essere liberi parimenti che soli. Anzi. Che, forse, la libertà in due possa anche valere doppio, se è una libertà di sintesi, mediata dalle sfumature giornaliere che fanno sì che IO scelga liberamente, ogni giorno, di amare TE.
Libertà che scavalca con una capriola l'egoismo.
E’ una cosa che esige sforzi, essere liberi vivendo in due. Non è facile. Per esempio quanto ti viene voglia di avere, e invece è solo il momento di dare. Quando avresti voglia di lasciar perdere, e invece è il momento di tirar fuori le energie. Quando vorresti fare l’egoista e fottertene, ma allo stesso tempo senti che devi cercare di salvare tutto. È faticoso.
Però riuscire a controllarsi fa imparare. Fa crescere. Fa crescere vedere che una storia cresce. Addentrarsi in una storia e sapere che, comunque, c’è ancora un mondo intero da scoprire. Insieme.

E questa è una risposta che do a Silvia, in ricordo del discorso che abbiamo fatto il 31 dicembre, fuori da Villa Borghese. «Tu credi che sia per tutta la vita?».
L'amore non se ne va via all’improvviso, con un colpo di spugna, da un giorno all'altro, svanendo nel vuoto, così come l'amore non nasce dal vuoto e si autoalimenta.
Non ha senso avere paura del futuro. Della fine di una storia. L'amore va accudito con tanta energia, a volte coraggio, molto più spesso concentrazione. E, soprattutto, non è un sacrificio.
L’amore, secondo me, finisce nel momento in cui si abbassa la guardia e le energie se ne vanno. Mi rifiuto di credere che l’amore finisca nel cesso.

E voi che ne pensate?

 
 
 

Post N° 202

Post n°202 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da zut_alors

E' così grave se non sono agitata? Cioè, voglio dire, è normale?!?

La tranquillità mi spaventa... che ci sia sotto qualcosa?!?
Non ho nemmeno paura del precariato, in questi giorni. Andare all'università, anche solo per un pomeriggio, mi dà gioia e senso di appartenenza. La mattina entro a scuola con la testa sgombra e, incredibile, a fine mattinata sono soddisfatta. Mi piace, persino. Oddio, comincia addirittura a piacermi guidare.

E i bambini poi, le creature: superata la fase della tenerezza incondizionata e degli occhi dolci, degli "ohmioddioquantosonocariniiiii!!!", superata la fase dell'odio infanticida comincio a conviverci, e a volte è addirittura gradevole. A volte, per esempio, una bimba mi arriva incontro, la mattina, e saliutandomi mi abbraccia. E la cosa mi rende persino contenta. Mi piace sgridarli, ricattarli, farmi autorevole per poi mollare le briglie e dargli il permesso di giocare.
Forse non è che io sono male con i bambini: è che per averci a che fare è necessario essere sereni e, soprattutto, concentrati.

Le 24 ore giornaliere cominciano a bastarmi. Sto imparando ad amministrarle.

 
 
 

Troppo autoreferenziale?

Post n°201 pubblicato il 19 Febbraio 2008 da zut_alors

«tradurre è sempre una faticaccia (alienazione, frustrazione ecc.) tradurre se stessi è ancor peggio».




Così parlò Vincenzo.

 
 
 

Ho bisogno

Post n°199 pubblicato il 09 Febbraio 2008 da zut_alors

di disintossicarmi da internet. E di camminare un po' al sole.

Sono arida e artritica.

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

FACEBOOK

 
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 

ULTIMI COMMENTI

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963