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Un blog creato da cornell2 il 24/05/2009

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Ingiustizia e Disonore.

Foto di cornell2

 

"Supponete ancora che parecchie società distinte mantengano dei rapporti per il vantaggio e l'utilità che essi potrebbero reciprocamente derivare; i confini della giustizia si allargherebbero ancora, in proporzione alla larghezza delle vedute umane ed alla forza delle connessioni reciproche. La storia, l'esperienza, la ragione ci istruiscono abbastanza su questo naturale progresso dei sentimenti umani e sul graduale allargarsi della nostra considerazione per la giustizia, in proporzione alla conoscenza che acquistiamo dell'ampia utilità di questa virtù". David Hume

"Amabasciator non porta pena"? Beh, forse una volta. Se non ci credete, potete sempre chiedere a Daniele Mancini, Ambasciatore d'Italia in India, trattenuto suo malgrado dalle Autorità di quel Paese - e che rischia il carcere in spregio delle più basilari tutele e delle prescrizioni imposte dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche - a seguito dell'improvvida decisione del nostro Esecutivo di non "restituire" i fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, alle Autorità di Nuova Delhi.

Insomma, tra Italia ed India monta un "caso diplomatico" senza precedenti, almeno nei tempi moderni, di cui non possiamo non "complimentarci" col Governo Monti. In special modo, congratulazioni al Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, al suo omologo della Difesa, Giampaolo Di Paola, e da ultimo, al Ministro della Giustizia, Paola Severinoper la scelta affatto avveduta di negare il rientro dei due militari, contravvenendo a quanto concordato con la Giustizia Indiana, affinché potessero presenziare al processo che li vede imputati, è bene ricordarlo, per l'omicidio di due persone (pescatori o pirati che fossero, non sta a noi dirlo).

Già, perché, se è vero che tra Compagni d'armi nessuno vada "lasciato indietro" - mai e in qualunque caso - è parimenti vero che la Diplomazia, rappresentando un intero Paese, debba avere soltanto una "Parola"... Quella d'Onore.

Ma facciamo un passo indietro.

La Pirateria è una drammatica realtà dei nostri tempi, assai lontana dalle epiche ed avvincenti avventure, dell'epopea dei corsari di Salgariana memoria e al riguardo, potremmo aprire un'eterna discussione riguardo a quale ne sia la causa. Al "Capitalismo cosmopolita" ed ingerente, che da un lato tutto desidera e dall'altro tutto prosciuga (le risorse dei Paesi poveri). Ai venditori di armi che lucrano sulle disgrazie altrui senza "pagar dazio". Ai poveracci che aspirando di fare soldi facili, decidano d'imbracciare un Ak-47 per sforacchiare qualche porta-containers di passaggio sulla rotta di casa. Ecc. Ecc.

D'altro canto, potremmo arrovellarci all'infinito, riguardo al cavillo giuridico del Diritto Internazionale fatto proprio dall'ONU, allorché concesse la possibilità agli Stati, d'imbarcare propri militari su navi civili, con compiti di scorta armata. Come dire: un salvacondotto "de facto", contro ogni nefasta conseguenza, concesso dal massimo Organismo sovra-nazionale.

Comunque sia, non volendomi impegnare in discussioni dai risvolti mutevoli ed indefiniti, mi limiterò al caso eclatante raccontato dalla cronaca, che vede confrontarsi due Paesi così lontani eppure, in un certo qual modo così vicini (le presunte "mazzette" Finmeccanica, altro caso giudiziario che attende sviluppi, parlano da sole...).

La Storia racconta che il 15 Febbraio 2012, due pescatori Indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, furono uccisi da colpi di arma da fuoco, mentre viaggiavano a bordo della loro barca, al largo delle coste del Kerala (nota zona franca dei "corsari", assieme al Corno d'Africa e allo Stretto delle Molucche). Quasi immediatamente, della loro morte furono accusati due militari della nostra Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in servizio sulla petroliera Enrica Lexie.

Sebbene fin dall'inizio si fosse ipotizzato che il fatto fosse avvenuto in acque internazionali, il Comandante della nave, su invito delle Autorità locali, accettò di attraccare al porto più vicino - per mai chiariti "controlli" - lasciando inascoltati gli appelli giunti da Roma (affinché soprassedesse e continuasse sulla propria rotta) e provocando con ciò, lo sdegno dei nostri Rappresentanti di Governo.

I due militari, tratti in arresto con un espediente, dopo alcuni giorni di silenzio dichiararono di aver sparato in aria a scopo intimidatorio e comunque non verso imbarcazioni di sorta.

Tuttavia, mentre a livello politico-diplomatico la questione rimaneva in stallo, la Giustizia sembrava fare il suo corso, seppure con la lentezza propria di quel Paese (cosa che evidentemente lo accomuna all'Italia). Dopo aver trascorso tre mesi in un carcere dello Stato federale del Kerala e dopo aver ottenuto la libertà su cauzione, con l'ovvio divieto di lasciare la città, il 25 Maggio 2012, Latorre e Girone furono infatti trasferiti in una struttura di Kochi.

Quando il 20 Dicembre 2012 fu accolta la loro richiesta di un permesso speciale per trascorrere il Natale in famiglia - dietro cospicua cauzione in denaro e con l'obbligo di tornare in India entro il 10 Gennaio successivo - la mia riflessione m'indusse a scrivere"Guardiamo in faccia la realtà, senza troppi giri di parole. Al di là delle ragioni più o meno discutibili, che hanno condotto alla detenzione in India dei due militari Italiani, Vi pare che i carcerieri siano tanto stolti dal consentire il ritorno in Patria, seppur temporaneamente, di due imputati per omicidio? E se anche fosse, lo Stato Italiano, per le Leggi che si è dato, non potrebbe comunque rimandare i fucilieri nelle prigioni del Kerala. Il nostro Ordinamento non consente infatti l'estradizione (e per estensione giuridica, anche la riconsegna di detenuti), verso quei Paesi dove si rischi la Pena Capitale. Insomma, il Ministro Di Paola sta solo tenendo alta l'attenzione su una vicenda politica, tecnica e diplomatica, il cui responso (negativo) è già deciso in partenza".

Contrariamente al mio pronostico, il 22 Dicembre 2012 i due Marò atterrarono a Roma.

Ciononostante, poiché l'esperienza insegna che a pensar male, specie in Italia, 9 volte su 10 si faccia più che bene, le mie perplessità non vennero meno e difatti, ad atterraggio avvenuto ebbi a dire"Bene! Preso atto della scelta dell'India, non resta che prepararci alla Crisi Diplomatica che scoppierà, allorché il nostro Paese si rifiuterà di rimandare i due suoi militari, davanti alla corte del Kerala, dove, in teoria, rischiano grosso... Insomma, lieti dell'attesa novella, siamo davanti ad un artifizio giuridico, più o meno concordato, dai risvolti scontati. Una sola riflessione al riguardo: tornando indietro con la memoria, Vi pare che se ciò fosse capitato con i responsabili della strage del Cermis, in stato di fermo in Italia, gli Stati Uniti avrebbero rimandato al di qua dell'Oceano i propri militari, una volta che fossero tornati in Patria, anche solo temporaneamente? Beh, non lo credo affatto. Ed infatti, tornando al caso dei Marò, ciò è proprio quel che tra un paio di settimane ci troveremo a commentare...".

Anche in quest'occasione, fui felicemente smentito: il 3 Gennaio 2013 i fucilieri ripartirono per Kochi.

Con il nuovo anno, qualcosa parve sbloccarsi, allorché (il 18 Gennaio 2013) la Corte Suprema Indiana stabilì che il governo del Kerala non avesse giurisdizione sul caso e dispose che il processo fosse affidato a un Tribunale Speciale, a New Delhi. Il 22 febbraio 2013, la stessa Corte Suprema concesse ai Marò di tornare in Patria per quattro settimane, al fine di poter esercitare il proprio diritto di voto (cosa che mi stupì non poco, sia per la durata, a mio dire straordinariamente lunga, sia perché, da militari in missione, avrebbero potuto votare per posta).

Detto ciò, senza continuare a fare insulsi paragoni - com'è ormai di moda - con la "strage del Cermis" del 1998 (venti persone morte per le scorrerie aeree di quattro Marines, a bordo del loro EA-6B "Prowler", proprio sull'omonima funivia), o il "caso Lozano" (militare Statunitense accusato dell'omicidio di Nicola Calipari, a Baghdad, nel 2005) e senza stare a sentenziare sul rispetto o meno delle Acque Internazionali, per qualche centinaio di metri, quel che resta sono due persone morte... Il Giusto Processo non serve soltanto a condannare o a prosciogliere, ma ad appurare come siano andate le cose.

Qui non ci sono eroi, ma fin troppe vittime.

Eppure, nonostante il tempo passi, l'Italia si trova immancabilmente a fare i conti con i propri "falsi miti", costruiti su discutibili orizzonti di gloria e detestabili "personificazioni mediatiche". Latorre e Girone richiamano alla mente i due piloti dell'Aeronautica, Bellini e Cocciolone, abbattuti con il loro caccia-bombardiere Tornado in Iraq, nel corso della missione inaugurale di "Desert Storm", nel 1991...

Capitò allora, che in poche ore il nostro Paese si ritrovasse ad avere due nuovi eroi da acclamare (vabbè, almeno in quel caso, un eroe e 1/2), "rei" di aver rinverdito un Militarismo Tricolore, rimasto per tanto tempo felicemente sopito. Capita oggi, di ritrovarne altri due, di cui - al di là degli sciatti intendimenti pre-elettorali di un tale Larussa - molti di noi avrebbero fatto volentieri a meno.

E mentre allora, lo sganciar bombe oltre-confine, sul territorio di uno Stato sovrano, fu descritto come un "atto di coraggio, a rischio della vita, per il bene patrio", ma in spregio della Costituzione, la cronaca odierna racconta che lo sparare su persone, scambiate loro malgrado per ciò che non erano, uccidendole, sia descritto come un "atto meritorio, compiuto nello svolgimento del proprio dovere, a difesa dell'altrui sicurezza"...

Se tanto vale per ricevere "onori ed encomi", non abbiamo dubbi: il modo di pensare che oggi come ieri regna a "Palazzo" è, diplomaticamente parlando, quantomeno farlocco. Anche stavolta insomma, anziché VeritàGiustizia ed un dignitoso silenzio, ci troveremo a fare in conti con Falsità StoricheArtifizi Giuridici, oltreché con un inverecondo e puerile "clamore da salotto", al grido infingardo: "Viva l'Italia!

Concludo con una celeberrima affermazione di David Frost, che così recita: "La Diplomazia è l'arte di permettere ad un altro di fare a modo tuo". Citazione che dedico ai già richiamati Ministri Giulio Terzi, Giampaolo Di Paola e Paola Severino, ma anche al Presidente del Consiglio, Mario Monti e soprattutto, al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per aver contribuito a "ribassare" ulteriormente sul piano Internazionale, tanto l'Onore, quanto la Lealtà dell'Italia, a seguito della decisione di non rispettare la promessa - con tanto di dichiarazione giurata - fatta all'India, sotto gli occhi severi del mondo intero.

Sebbene di questa triste vicenda si sia parlato fin troppo, è indubbio che averla conclusa con un atto disonorevole è una cosa vile e quantomeno, eticamente disgustosa. Senza contare che la scelta sia stata compiuta da un Governo dimissionario e dunque, da un "Potere Diplomatico" in via di dismissione.

Ora, nel caso in cui nel Vostro prossimo viaggio in India doveste essere rapiti, malmenati, o peggio, assassinati, soltanto perché Italiani, saprete con chi prendervela e a quali "menti tecnico-politiche" attribuire le Responsabilità...

D.V.

 

 
 
 
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