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SOLENOGASTRES

Post n°318 pubblicato il 15 Dicembre 2015 da viscontina17

Con i solenogastri continua la serie delle forme “non classiche”. Questi sono molluschi vermiformi come i precedenti. Tale convergenza evolutiva nella forma ha portato in passato, come già menzionato, a riunire in un’unica classe aberrante caudofoveati e solenogastri. Lo studio della morfologia e dell’anatomia ha permesso di riconoscerne l’identità separata.
Possono essere lunghi fino a 20 cm e presentano colorazioni molto varie, spesso fortemente appariscenti. Anche qui gioca un ruolo fondamentale il substrato sul quale essi per lo più vivono: idrozoi e antozoi i cui polipi costituiscono il cibo prediletto dei solenogatri. L’aspetto vermiforme deriva dall’attitudine a strisciare fra i rami dei celenterati. Le cellule urticanti dei celenterati passano inesplose fino all’intestino da cui vengono eliminate, grazie probabilmente ala produzione di una qualche sostanza (probabilmente una proteina) che disattiva l’apertura delle cnidocisti). Solo qualche specie si ciba di piccoli organismi bentonici.
La parte anteriore del corpo, così come nei caudofoveati, non è ancora ben definita e si riconosce soltanto per la presenza dell’apertura orale al cui interno è presente la radula. I denti che la compongono hanno forma e disposizione differenti, caratteri dipendenti dalla dieta della specie in considerazione. Non sono presenti strutture tentacolari, comunque peduncolate.
Il piede non è regredito come nei caudofoveati, ma comunque profondamente modificato rispetto al nostro prototipo. Non è altro infatti che una sorta di solco ventrale, unica parte della superficie dell’animale non coperta dal mantello, all’interno del quale si differenziano diverse pliche longitudinali attraverso le quali i solenogastri strisciano sui rami dei celenterati. Non vi sono contrazioni muscolari alla base di questo movimento; esso avviene attraverso il solo battito delle ciglia portate da cellule che rivestono le pliche.
Non esiste conchiglia, ma il mantello produce delle placche di natura aragonitica provviste di formazioni spinescenti.
La cavità palleale è fortemente regredita ed ha lasciato nel corso dell’evoluzione un residuo anteriore ed uno posteriore, che ospita gli sbocchi genitali e l’ano. Mancano anche gli ctenidi e l’assunzione dell’ossigeno avviene probabilmente per diffusione attraverso la superficie del corpo.
I solenogastri sono tutti ermafroditi contemporanei insufficienti; ciò vuol dire che un individuo ha contemporaneamente gli apparati maschile e femminile, ma non è permessa l’autofecondazione. La fecondazione delle uova è interna. Il loro sviluppo è esterno e si origina una larva planctonica detta pericalimma o stenocalimma.
Le specie mondiali conosciute di solenogastri sono circa 180 e sono ripartite in quattro ordini dai nomi impronunziabili: Pholidoskepia, Neomeniamorpha, Sterrofustia, Cavibelonia (!). Nei mari italiani sono state trovate fino a questo momento 12 specie, ma il loro numero è destinato ad aumentare visto il ritrovamento di altre forme nel resto del Mediterraneo. 
(WEB)

 
 
 
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