Quel pomeriggio la palla di cannone gli stacco di netto la testa
E pensare che prima di quell'assurda tempesta
Era stato al tempio della dea Vesta
Per sapere se a casa poteva organizzare la festa
La donna senza denti e senza un occhio
Appollaiata sopra la pietra di tufo vecchio
Mischiando il prezzemolo col finocchio
Gli tolse il malocchio
Ma per non fargli un torto
Non gli disse che sarebbe morto
E lo lasciò così senza conforto
Risalito in sella, alto il mento
Tornò al proprio accampamento
E, passato in rassegna il reggimento,
Urlate ai suoi due parole con sentimento
Li lancio tutti nel combattimento
Lui non è un semplice soldato, lui è il Generale
Che sa bene quanto la vita di un suo uomo vale
E nonostante il suo carattere fiero e trionfale
La paura di perderla non gli fa meno male
Spronato al galoppo il cavallo
Corse verso il nemico nel vallo
Sulla costa della collina dove le spighe del grano giallo
Si muovono, frustate dal vento, come danzatrici al granballo
Non s'accorge però che il nemico ha un'arma segreta
E dietro alla siepe sbuca dalla pineta
Una forma di ferro cilindrica che lo inquieta
E che avanza inesorabile e cheta
Qualche secondo dopo si ode il mortale boato
Che gli lascia lo sguardo impietrito e abbacinato
Vede la palla volare dritta verso il suo viso
Capisce e abbozza un sorriso
Ora la testa è sul campo con l'occhio ancora aperto
E l'ultima cosa che vede è un concerto
Il sole rosso tra i cipressi di un tramonto senese
Che lo ripaga del sangue, delle ferite e delle offese.
Paolo
Inviato da: Nemesi_i72
il 10/07/2011 alle 00:05
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il 07/07/2011 alle 14:26
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il 07/07/2011 alle 11:34
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il 07/07/2011 alle 07:12
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il 07/07/2011 alle 07:08