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La notte, che non dorme mai.

Post n°165 pubblicato il 11 Marzo 2009 da And_But_Not_The_End

Quante ferite ha il tuo povero corpo.

Dilaniato, straziato, ridotto in brandelli dall'Achille di turno.

Gira intorno alle porte Scee, un altro giro dinnanzi a Priamo, ad Ecuba, ad Andromaca e Astianatte, infante in fasce tra le braccia della madre.

Muori Ettore, muori.

Onore, gloria, trionfi e delusioni.

Cicatrici che adornano il tuo corpo, come medaglie al valore di una vita vissuta, una vita di ricordi, di sensazioni, di cose, sì, semplicemente cose, che non dimenticherai mai.

Guardati le braccia, non hanno segni, non hanno ferite, nemmeno la stortura leggera di due dita fratturate.

Rompitele ancora.

Sì.

Ma nel mio cuore nessuna croce manca, è il mio cuore il paese più straziato.

Tombe, cimiteri, fiori, preghiere.

Passi solenni, che incedono lungo la ghiaia, che scendono le scale dell'Averno, voi, che nulla eravate, che nulla siete e che nulla siete diventate.

Voi, mie piccole fiammelle di vita e di speranza.

Voi, dove siete finite.

Falciate dalla morte, dal suo ghigno luminoso d'acciaio, brandito da ossute braccia che senza sforzo troncano le vostre candide cervici.

Lunghe chiome si posano in terra, ciocche bionde, rosse, canute e tinte.

Di tante braccia verso me protese, di tante membra che mi invitavano ad entrare, non è rimasto che qualche pallido ricordo.

Dove siete.

Brucia fiammella, perchè sei bella ed è così bello guardarti bruciare.

Dirigerti verso l'alto, spingerti verso l'aere più profondo e oscuro, non aver paura, io ti abbraccerò.

Caron dimonio, occhi di bragia, accogli e traghetta le anime dei defunti verso il loro girone, di fronte ai loro peccati, al contrappasso dei rintocchi di un orologio che scandisce inesorabile il tempo che non trascorre mai.

L'eterno presente.

La morte.

Una piccola goccia di cera sta colando, non spegnerti mia piccola candela, resta ancora accesa.

Pallida e tremolante, esile ed indifesa.

Vinci l'invidiosa notte, resisti ancora, te ne prego.

Sii compagna della mia solitudine, sii amica delle gocce dei miei occhi, vola in alto a prendere le mie dita e baciarle ad una ad una.

Bruciami, io non ho paura.

Non sorridere ad altri, non chiamarli con il mio stesso nome, devi essere mia, solo mia.

Il mio piccolo tesoro, pieno di sonanti monete e di dobloni sfavillanti.

Il sogno proibito di ogni uomo, sì, tu sei mia, solo mia.

Non mostrerai ad alcuno la grazia del tuo piacere, vivrai nel nome dell'amore che mi porti, sirena ammalierai le mie orecchie con melodiosi canti, con poesie interminabili, con cantilene e note che mai nessuna orchestra sarà in grado di suonare.

Sei così piccola, sempre più piccola.

Non abbandonarmi.

All'orizzonte scompare un treno, l'ennesimo, vagone dopo vagone, così grande, così lungo, ridotto ad un puntino.

Fermati, non lasciarmi.

Resta con me, la tua ultima stazione, la tua ultima tappa.

Non andare oltre, perchè oltre non c'è niente.

Caron dimonio, quanti treni hai visto passare, quante anime hai traghettato.

Piange il mio cuore, dilaniato e sfatto.

Barba incolta ed occhiaie di interminate veglie.

Quante anime hai condotto nella valle di lacrime dentro al mio cuore, quante fiamme estinte, quanti gironi raccolgono ora frotte urlanti di miscredenti e traditori.

Voi mi avete tradito.

Brucerete in eterno nel mio cuore, brucerete delle fiamme che voi stessi avete alimentato.

Sentite ancora lo schiocco dei ceppi gettati nel caminetto.

Ti stai spegnendo anche tu, mia piccola candelina.

Vedo la tua fiamma sempre più lieve, quasi scomparire.

La cera cola ancora, ti accarezza il corpo, fino ad arrivare sulla mia mano, tingendola di rosso.

Lasciami i segni amore mio, marchiami.

I miei occhi sono fissi su di te, ti vedono sempre più prossima all'ultimo vagone, ti vedono diventare sempre più piccola.

Non è bella la donna mia quando altrui saluta, non lo è quando nasce sotto il nome Capuleti, non lo è quando smette di guardarmi negli occhi e cullarmi in un sorriso, in un canto di buonanotte.

Mi alzo, cammino portandoti di fronte alla finestra.

Anche stasera la tapparella è alzata, guarda.

La notte è ancora giovane.

Il buio è ovunque, è là fuori, è qui dentro, è proprio qui dentro.

Hai paura vero?

Anche per te, nuova fiammella.

Ora è tempo di morire.

Arriverà.

Una nuova candela da amare finchè anche tutta la sua cera non sarà colata tra le mie mani, che grondano sangue.

Sciolta, spenta, defunta.

In un sospiro, in una parola, in un sorriso leggero e una lacrima sul viso.

Un soffio di fiato.

Muori fiammella.

La tua candela si è spenta.

Un soffio, un solo ed unico soffio.

Labbra schiuse.

Eccolo.

Un soffio.

Addio.

 
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