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Creato da: antovasco il 22/02/2006
Ma di che hanno paura?Parlano,parlano di libertà ma appena incontrano una persona veramente libera ne hanno paura!

 

 
« ...eccomi qui!!...non è la gelosia...è ... »

C'è chi dice NO!!!

Post n°28 pubblicato il 22 Giugno 2006 da antovasco
Foto di antovasco

Non è un referendum come gli altri

Il 25 e 26 giugno il popolo italiano sarà chiamato alle urne per lo svolgimento del Referendum costituzionale. In ogni società, la scelta sulla Costituzione è una scelta politica suprema nella quale si mette in gioco il destino e l’identità stessa di un popolo organizzato in comunità politica. Il referendum che si svolgerà nel giugno del 2006 è un referendum istituzionale, paragonabile soltanto a quello del 2 giugno 1946 nel quale il popolo fu chiamato a scegliere fra Monarchia e Repubblica. La controriforma della Costituzione, approvata dalla maggioranza di centro-destra nel novembre del 2005, non riscrive soltanto l’intera II parte, ma pregiudica l’impianto della Costituzione italiana nel suo complesso. La “devolution” è soltanto un aspetto. La riforma cambia completamente la forma di governo e mette in discussione anche i diritti fondamentali dei cittadini.

La devolution

Si ridefiniscono i poteri delle Regioni, pregiudicando i diritti sociali più importanti per ciascuno di noi (il diritto alla salute ed il diritto all’istruzione) e mettendo a repentaglio l’unità sociale e politica del Paese. Attribuire alle Regioni la competenza legislativa esclusiva in materia di assistenza ed organizzazione sanitaria e istruzione significa, rispettivamente, demolire il Servizio Sanitario Nazionale e far perdere il carattere universale dell’istruzione. Tutto dipenderà concretamente dalla capacità finanziaria di ciascuna Regione. Significa che avremo venti Servizi Sanitari e differenti modelli di organizzazione scolastica. Ciò comporterà una violazione del principio di uguaglianza e a farne le spese saranno soprattutto i cittadini del Sud. Il diritto alla salute verrà fortemente messo in discussione e quindi di conseguenza avremo ospedali più scadenti, liste di attesa sempre più lunghe, oneri e costi delle cure sempre più alti. Il diritto all’istruzione verrà stravolto, tutto sarà gestito sulla base di valutazione ed esigenze localistiche, con differenti standard qualitativi, differenti regole di accesso e di fruizione delle prestazioni erogate.
Come se non bastasse la “devolution” attribuisce alla Regioni la competenza esclusiva in materia di polizia amministrativa regionale e locale. Questo significa non solo competenza a regolare le funzioni amministrative di polizia, ma soprattutto la competenza ad istituire dei nuovi “corpi armati”, ed a disciplinarne l’armamento e le funzioni.
L’istituzione di corpi armati regionali comporterà degli ulteriori costi che graveranno su ogni cittadino italiano.

Una forma di governo contro la democrazia

La forma di Governo è il cuore di ogni ordinamento democratico. La riforma costituzionale imposta dal Centro-destra opera un vero e proprio trapianto di cuore, sostituendo la forma di governo della Costituzione del 1948, basata sulla centralità del Parlamento e sull’equilibrio dei poteri, con una altra forma, inusitata, costruita sulla prevalenza del Premier sul Governo e sulle Assemblee Parlamentari. Una forma di governo che non esiste in nessun altro ordinamento di democrazia occidentale, ma che il nostro Paese ha già conosciuto nell’epoca fascista.
In questo nuovo ordinamento vengono concentrati nella mani del Capo del Governo tutti i poteri sottratti al Parlamento, al Presidente della Repubblica ed allo stesso Governo.
Il Primo Ministro nello specifico avrebbe il potere di nomina e revoca dei ministri, di sciogliere la Camera dei Deputati, di togliere la competenza legislativa al Senato Federale e trasferirla alla Camera dei Deputati, qualora il Senato dovesse bocciare leggi che gli stanno particolarmente a cuore. Il Presidente della Repubblica perderebbe il potere di scelta del Primo Ministro, non potrebbe più impedire al Governo e al Premier di presentare disegni di legge o decreti incostituzionali e infine perderebbe qualsiasi potere di risoluzione delle crisi politiche.
Il Parlamento (Camera dei Deputati) viene trasformato in un organo esecutivo degli ordini del Primo Ministro assunti in forma di legge. I Parlamentari sarebbero divisi in due corpi separati, tanto che ai deputati dell’opposizione verrebbe impedito di esercitare il diritto di voto rispetto alla scelte fondamentali di indirizzo politico.
Per effetto di queste modifiche, il volto della democrazia italiana sarebbe profondamente sfigurato.
Il ricorso alle elezioni non servirà più al popolo italiano per eleggere i propri rappresentanti, ma sarà soltanto funzionale ad investire un Capo politico, il quale avrebbe poteri pressoché assoluti.
E’ vero che viene ridotto il numero dei deputati (che nel 2016 passerà da 630 a 518), ma – una volta che i parlamentari non possono più esercitare liberamente la loro funzione di rappresentanti del popolo italiano (cioè di rappresentare i bisogni, gli interessi e le aspirazioni degli elettori), il loro numero è fin troppo elevato.
Con questa nuova forma di Governo vengono demolite tutte le garanzie apprestate dalla Costituzione italiana per evitare ogni forma di dittatura della maggioranza. Persino la Corte Costituzionale, che rappresenta l’ultima garanzia contro il pericolo di abusi della maggioranza a danno dei diritti dei cittadini italiani, viene manipolata. Modificando la sua composizione (con l’aumento della componente di derivazione politico-parlamentare), la Corte viene politicizzata ed attratta, nel lungo periodo, nell’orbita dell’influenza del Primo Ministro.
Con questa riforma il nostro paese esce fuori dal sentiero della democrazia e viene nuovamente spinto nell’avventura – che abbiamo già percorso nel nostro passato - di un ordinamento fondato sulla “dittatura elettiva” del Primo Ministro.

Un nuovo ordinamento che travolge i diritti fondamentali dei cittadini.

I promotori della riforma della Costituzione ci hanno assicurato che le nuove regole costituzionali non avrebbero modificato la I Parte della Costituzione, cioè che non avrebbero pregiudicato i diritti e le libertà che la Costituzione italiana garantisce a tutti i cittadini.
Questo non è assolutamente vero!
I diritti e le libertà non esistono in natura: possono essere attuati, riconosciuti, garantiti e sviluppati soltanto attraverso il funzionamento delle istituzioni e dei pubblici poteri. Per esistere, pertanto, hanno bisogno di un ordinamento democratico, di un assetto dei pubblici poteri che, attraverso meccanismi istituzionali adeguati, dia concretezza, protezione e tutela ai diritti ed alle libertà.
Attraverso la modifica della forma di Governo risultano pregiudicati ed indeboliti sia i diritti a contenuto sociale, sia i diritti a contenuto eminentemente politico, vale a dire i diritti di libertà.
I diritti sociali, come per esempio la dignità del lavoro, ed i diritti di libertà nel contesto di un ordinamento si sviluppano e si attuano attraverso la legislazione ordinaria. Anche beni pubblici fondamentali per il popolo italiano, come il ripudio della guerra (affermato dall’art. 11 della Costituzione), trovano la loro garanzia nei meccanismi della democrazia.
I diritti e le libertà solennemente sanciti dalla prima parte della Costituzione, hanno ricevuto solidità grazie agli istituti attraverso i quali è stata organizzata la rappresentanza e sono stati divisi i poteri. Spogliati di tali istituti i diritti e le libertà appassiscono, cessano di essere garantiti a tutti e perdono il vincolo dell’inviolabilità.
La riforma costituzionale voluta dalla destra ci spoglia del patrimonio di diritti e di libertà e ci sottrae quel patrimonio di beni pubblici repubblicani che i costituenti ci hanno lasciato in eredità a garanzia della libertà, della dignità, della felicità e della vita stessa di ciascuno di noi e delle future generazioni.
Il Referendum è l’ultima occasione per salvare i beni pubblici e le libertà che i costituenti hanno prescritto per il popolo italiano, facendo tesoro delle esperienze di lotta contro il nazifascismo. La scelta che siamo chiamati a compiere è cruciale per il destino del nostro Paese. Oggi, come allora, è necessario ritrovare lo stesso spirito, la stessa coscienza di un dovere civile da adempiere: sconfiggere il progetto di demolizione della Costituzione, votando NO al referendum per ricostruire il primato della convivenza civile orientata al perseguimento del bene comune.


da www.rifondazione.it

 
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