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Il Settimo Sigillo (Det Sjunde Inseglet)

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Presentazione del blog

Post n°1 pubblicato il 19 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 
Tag: Autore

"Gli scacchi sono lo sport più violento che esista"
Garry Kasparov

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Questo blog nasce per svago, per diletto .. e per non far pensare il cuore. Nasce con l'intento di essere una guida più o meno breve al gioco degli scacchi.
Una guida rivolta a me stesso, ma dato che ci sono, tanto vale cominciare dalle basi per darle una parvenza di completezza, casomai servisse qualcun'altro.
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Onestamente non mi sento di consigliarvi di avvicinarvi agli scacchi tramite questo blog, poiché non so se le mie personali vicende umane e lavorative, e in special modo la mia volontà, mi permetteranno di portarlo a termine.
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Spero comunque che queste pagine vi spingano a interessarvi dell'unico vero sport che merita di essere praticato da un essere umano. Potete partecipare a gare di nuoto ... ma anche il più sfigato pesce rosso sarà più veloce di voi. Potete correre i 100 metri, ma prima di finire in una padella, anche il coniglio più spelacchiato è in grado di battervi. Potete passare il resto della vita in palestra, ma con tutti i muscoli che metterete su, non riuscirete a sollevare un decimo del peso che può alzare un elefante.
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Gli scacchi, sono l'unico sport che può essere praticato solo dall'essere vivente che è all'apice della catena alimentare di questo pianeta. Quando "qualcuno" ha detto che gli scacchi sono lo sport più violento che esista, penso che riflettesse implicitamente su questo.

Pensavo inizialmente di sviluppare questi post dedicati agli scacchi nel mio blog "vero", ossia senza_amore, ma l'argomento trattato non credo susciti l'interesse dei più; ragione per cui ho deciso di aprire appositamente questo spazio.
Nell'intenzione, il blog si svilupperà in tre livelli: 
  • livello base, ossia le regole fondamentali del gioco;
  • livello intermedio, ossia come aprire sviluppare e chiudere il gioco;
  • livello avanzato, che non so quando inizierò ... e che in compenso non finirà mai.

Vorrei dare al sito uno sviluppo sequenziale, passando di post in post a un argomento più approfondito. Per questa ragione ho invertito la sequenza dei post, per cui il primo ad apparire nel blog, sarà sempre questo (forse .. devo ancora decidere).

Dato che la natura stessa della strutturazione di un blog, crea non pochi problemi in questo senso, ho pensato di aggiungere un menù di navigazione, quello che vedete a sinistra, e conterrà il link ai post fondamentali, che a loro volta conterranno i link alle sottosezioni.

Il tutto sarà intervallato, ogni tanto, con post dedicati alla storia degli scacchi, aneddoti e curiosità. Inizialmente, i tag del sito saranno questi:

  • Bergman
  • Maurensig
  • Livello base
  • Livello intermedio
  • Livello avanzato
  • Storia degli scacchi
  • Partite famose
  • Curiosità
  • Informazioni
  • Autore
Per immagini, questo blog è dedicato allo splendido film di Ingmar Bergman, il settimo sigillo. Alcuni post iniziali saranno dedicati a lui. Come per altro un post certamente sarà dedicato al libro di Maurensig, "La variante di Luneburg", titolo che per altro ho assunto come alias per questo blog.

I testi del blog non scritti da me, per quanto possibile, avranno a fine post la citazione dell'autore e del sito originale. Per quanto riguarda i testi delle lezioni di scacchi, data la varietà di lezioni in rete e l'impossibilità di trovare il vero autore, ho deciso di rinunciare alle singole citazioni. Aprirò invece un post di "credit", dal quale potrete accedere alle fonti originali dai quali ho tratto le informazioni.

Non è mia intenzione prendere testi e immagini da altri siti, spero di riuscire a scrivere interamente ogni post. Se così non dovesse essere, per quanto mi è possibile citerò la fonte. Qual'ora per varie ragioni questo non succeda, su richiesta provvederò alla menzione dell'autore o, eventualmente, alla rimozione del post stesso.

Se notate imprecisioni, piccoli errori o svarioni giganteschi, vi prego di segnalarmeli per posta.
 
Ciao, buona partita

LavariantediLuneburg (*)
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(*) alias senza_amore
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Il settimo sigillo

Post n°2 pubblicato il 19 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 
Tag: Bergman




Il Settimo Sigillo

(Det Sjunde Inseglet)
(1956)




Un film di
Ingmar Bergman.

Drammatico, b/n, 95 minuti. Produzione Svezia 1956.

Con
Gunnar Björnstrand, Bengt Ekerot, Nils Poppe, Max von Sydow, Bibi Andersson, Inga Gill, Maud Hansson, Inga Landgré, Gunnel Lindblom, Bertil Anderberg, Anders Ek, Åke Fridell, Gunnar Olsson, Erik Strandmark, Siv Aleros, Sten Ardenstam, Harry Asklund, Ulf Johansson, Tommy Karlsson, Mona Malm, Josef Norman.


Soggetto
: Ingmar Bergman
Sceneggiatura: Ingmar Bergman
Fotografia: Gunnar Fischer
Montaggio: Lennart Wallén
Costumi: Manne Lindholm
Musiche: Erik Nordgren
(Ingmar Bergman per Trämålning)

Produzione: Svensk Filmindustri
Distribuzione: Globe, San Paolo Audiovisivi,
Arthaus Filmverleih, Criterion Pictures Corp., Janus Films

 
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Il settimo sigillo _ critica cinematografica _ trama

Post n°3 pubblicato il 19 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 
Tag: Bergman




Il Settimo Sigillo

Attenzione: questa sezione rivela, del tutto o in parte, la trama dell'opera.



"E quando l'agnello aprì il settimo sigillo, si fece nel cielo un silenzio di circa mezz'ora. E vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio, e furon loro date sette trombe… E il primo angelo diede fiato alla tromba, e ne venne grandine e fuoco misto a sangue e furono gettati sopra la terra, e la terza parte della terra fu arsa, e la terza parte degli alberi fu arsa, e fu arsa tutta l'erba verdeggiante. E il secondo angelo diede fiato alla tromba e una specie di grande montagna di fuoco ardente fu gettata dal mare, e la terza parte del mare diventò sangue… E il terzo angelo diede fiato alla sua tromba. E dal cielo cadde una stella grande, ardente come la fiaccola… La stella si chiamava Assenzio…"

Apocalisse di Giovanni (8, 1-11)
(*)



La citazione dell'Apocalisse di Giovanni (8, 1-11) è ricavata dalla sceneggiatura de Il settimo sigillo, il noto film di Ingmar Bergman del 1956. Il testo è stato tradotto in italiano da Alberto Criscuolo, che si è basato sull'originale dattiloscritto. Questa versione è stata pubblicata nel 1994 presso la casa editrice Iperborea di Milano. Le uniche traduzioni precedentemente in circolazione della sceneggiatura de Il settimo sigillo erano in lingua inglese. Scrive Alberto Criscuolo nella nota che segue la traduzione: " Perché il titolo Il settimo sigillo? A cosa vuole alludere? Si sente all'inizio del film una voce fuori campo che legge dei versi dell'Apocalisse di San Giovanni, ventisettesimo ed ultimo tra gli scritti del Nuovo Testamento: "Il libro scritto di dentro e di fuori e sigillato con sette sigilli" (Cap. V). Il libro consisteva in fogli di pergamena avvolti l'uno dopo l'altro intorno a un bastoncino e sigillati, in modo che non fossero letti. E' il libro che contiene l'avvenire e che sarà letto dall'Agnello, cioè Cristo, "un agnello con sette corna e sette occhi, che sono i sette spiriti di Dio spediti per tutta la terra". Le corna significano l'onnipotenza, gli occhi l'onniscienza, gli spiriti gli esecutori dei suoi ordini. Il primo sigillo rivela la conquista, il secondo la guerra, il terzo la fame, il quarto la morte, il quinto i martiri, il sesto gli sconvolgimenti universali, il settimo il tragico finale della visione apocalittica. "E quando l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece nel cielo un silenzio di circa mezz'ora": l'uomo viene a conoscenza dei misteri della vita in questa mezz'ora? Allo stesso modo, il cavaliere che procrastina la morte sfidandola a scacchi, per un'ultima azione che abbia un senso", riesce a dare un significato alla sua esistenza?" (I. Bergman, Il settimo sigillo, tad. It. di Alberto Criscuolo, Milano, 1999, V ed., p. 87).
Le ragioni della citazione dell'Apocalisse da parte di Bergman risiedono probabilmente nella memoria degli sconvolgimenti verificatisi durante l'ultimo conflitto mondiale, e in particolare nel ricordo del disastro atomico di Hiroshima e Nagasaki. Ma a nostra volta possiamo chiederci quali siano le ragioni che hanno determinato questo rinnovato interesse nei confronti de Il settimo sigillo. Una possibile risposta risiede nel fatto che la paura delle scadenze millenaristiche, da considerarsi tutt'altro che consegnata al passato, continua ad affascinare i contemporanei, attraendo a sé una schiera di sempre nuove persone pronte ad interpretare i "segni dei tempi". Basti per tutti l'esempio di come, qualche anno fa, si sia attirata l'attenzione sulla circostanza che il disastro di Chernobyl poteva essere letto in chiave millenaristico-apocalittica, in quanto il nome della località avrebbe in lingua russa il significato di "assenzio".
Supposte o reali, le suggestioni che possono dunque avere suggerito un revival dell'opera di Bergman potrebbero essere numerose, e nella nota di Alberto Criscuolo si avverte la curiosità di chi s'interroga sul significato profondo del film, a partire da qualche intuizione del regista intorno alla parabola delle vicende umane ed al significato dell'esistenza.

Siamo presumibilmente nel XIV secolo, Antonius Block sta ritornando col suo scudiero dalla crociata in Terra Santa ed incontra un personaggio alquanto misterioso: ha il volto estremamente pallido ed è vestito di un mantello e di un cappuccio scuri. "Chi sei?", gli chiede il cavaliere. E il personaggio risponde: "Sono la morte." La Morte è venuta a prendere il cavaliere, ma in cambio di una partita a scacchi questi riesce ad ottenere una dilazione al compimento del suo destino. La Morte giocherà come le si addice con i pezzi neri, e perciò il cavaliere avrà il vantaggio della mossa.
La partita incomincia: dopo aver spostato il primo pezzo, i due si lasciano ed il cavaliere raggiunge il suo scudiero. Entrambi riprendono il cammino verso casa, ma sul percorso li attende l'epidemia della peste. Passano davanti a un carrozzone di attori girovaghi e, mentre gli occupanti si risvegliano dal sonno, i due proseguono senza badare loro per la propria strada. Si tratta di due uomini, di una donna e un bambino: Skat, Jof, sua moglie Mia e il loro figlio, Mikael, il cui nome richiama quello dell'Arcangelo Michele, ed un altro passo dell'Apocalisse di Giovanni (12, 7). Mia e Jof discutono del futuro del loro figlio: "Voglio che Mikael abbia una vita migliore della nostra", dice la donna. E Jof le assicura: " Mikael diventerà un grande acrobata, o un giocoliere che riuscirà a fare il numero più incredibile … Far rimanere una palla immobile in aria." Intanto, il cavaliere ed il suo scudiero hanno raggiunto una chiesa dove incontrano un pittore che sta affrescando una Danza Macabra.

Bisogna qui osservare un anacronismo. In realtà, il soggetto della Danza Macabra è posteriore di qualche decennio alla diffusione in Europa della peste nera. Esso si afferma intorno al XV secolo e deve la propria origine alla rappresentazione dei Misteri religiosi messi in scena davanti alle chiese. L'aggettivo di macabra attribuito alla Danza della Morte è invece da ricercare in una poesia del 1376, composta da Jean de Lèvre dopo l'epidemia di peste che aveva imperversato a Parigi due anni prima: "Je fis de Macabré la danse…", scrive l'autore scampato miracolosamente alla malattia. E Macabré è forse il nome proprio di qualche poeta o attore. Il soggetto della Danza Macabra che è legato al pensiero apocalittico-millenaristico era comunque malvisto dalle autorità dell'epoca, in quanto rifletteva il pensiero secondo cui davanti alla morte tutti gli uomini tornavano ad essere uguali.

Nella chiesa dove il pittore affresca la Danza Macabra, Antonius Block si apparta vicino ad un confessionale. Indotto a credere di parlare con un prete, chi ne ascolta i più intimi segreti dell'anima è invece la Morte, che riesce così a farsi dire quale sarà la sua strategia di gioco. I pezzi degli scacchi rappresentano l'immagine di una società tradizionale, o più estensivamente l'immagine di un mondo, dove luce e tenebra, il bianco e il nero della scacchiera, corrispondono alla duplice condizione dell'Essere nello stato di manifestazione e di non manifestazione: Arjuna e Krishna, l'io e il Sé, il mortale e l'immortale.
Le moderne regole degli scacchi sono state fissate intorno al XV secolo. Nonostante la partita di Antonius Block con la Morte si svolga nel XIV secolo, si tratta di una partita interamente moderna in cui si sentono vagamente riecheggiare alcuni motivi che sono propri dell'esistenzialismo di Heidegger: " Voglio parlarti il più sinceramente possibile, ma il mio cuore è vuoto - dice il cavaliere alla Morte - Il vuoto è uno specchio che mi guarda. Vi vedo riflessa la mia immagine e provo disgusto e paura. Per la mia indifferenza verso il prossimo mi sono isolato dalla compagnia umana. Ora vivo in un mondo di fantasmi, rinchiuso nei miei sogni e nelle mie fantasie." Lo stesso problema religioso assume un significato esistenzialistico, e la dimensione di Dio a cui si riferisce Antonius Block più che religiosa è ontologica: " E' così crudelmente impensabile percepire Dio con i propri sensi? Perché deve nascondersi in una nebbia di mezze promesse e di miracoli che nessuno ha visto?" - dice il cavaliere, che prima di morie vuole delle "garanzie", dalla Morte. E così prosegue: " Perché non posso uccidere Dio in me stesso? Perché continua a vivere in me in questo modo doloroso e umiliante, anche se io lo maledico e voglio strapparlo dal mio cuore? E perché, nonostante tutto, continua ad essere una realtà illusoria da cui non riesco a liberarmi … Io voglio sapere. Non credere. Non supporre. Voglio sapere. Voglio che Dio mi tenda la mano, che mi sveli il suo volto, mi parli … Lo chiamo nelle tenebre, ma a volte è come se non esistesse. " " Forse non esiste" , gli replica la Morte. E il cavaliere risponde: " Allora la vita è un assurdo errore. Nessuno può vivere con la Morte davanti agli occhi sapendo che tutto è nulla." E il cavaliere non manca neppure di far riferimento al tema dell' "esistenza inautentica": " La mia vita è stata vuota, l'ho passata ad andare a caccia, a viaggiare, a parlare a vanvera di cose insignificanti. Lo dico senza amarezza né rimorso, perché so che la vita della maggior parte della gente è così." Ma ora Antonius Block vuole compiere "un'ultima azione che abbia un senso": la sua partita a scacchi con la Morte.
Fuori dalla chiesa, s'imbatte in alcuni soldati che mettono in ceppi una strega. Riprende il cammino e, giunto nei pressi di un gruppo di abitazioni, il suo scudiero s'incammina alla ricerca di un pozzo dove rifornirsi d'acqua. In una delle case incontra Raval, che sta derubando una povera vedova. Lo scudiero lo riconosce: è lo stesso uomo che diversi anni prima aveva indotto il suo padrone ad abbracciare la causa della crociata. Lo mette in fuga e quindi invita la vedova ad unirsi a lui ed al cavaliere. Nelle vicinanze di una locanda, Skat, Mia e Jof stanno rappresentando una commedia. L'argomento riguarda l'infedeltà di una donna e la gelosia del marito. Ben preso la farsa si trasforma però in un episodio "reale", con Skat che prende la fuga con la moglie del fabbro Plog. Si tratta di una commedia nella commedia e ancora una volta, come nel caso degli scacchi o della Danza Macabra nei Misteri, di una rappresentazione simbolica: il teatro è un'immagine del mondo che a sua volta è un'immagine della manifestazione dell'Essere.
La commedia inscenata dagli attori girovaghi cessa bruscamente all'apparire di una processione di flagellanti che annunciano con la loro presenza l'arrivo dell'epidemia pestilenziale. Nella vicina locanda, il cavaliere chiacchiera col suo scudiero, il fabbro Plog va alla ricerca di sua moglie, ed altri ospiti discorrono sul Giudizio Universale e sui segni che ne costituiscono l'annunzio. Fa la sua comparsa anche Raval che istiga il fabbro contro Jof, mentre a non molta distanza dalla locanda il cavaliere si trova presso il carrozzone degli attori e parla con Mia. Sopraggiunto Jof, il cavaliere propone loro di attraversare la foresta durante la notte, viaggiando in direzione opposta al percorso lungo il quale si sta diffondendo la peste. Il cavaliere riprende la partita a scacchi con la Morte.
A sera, gli attori, Antonius Block ed il suo scudiero si riuniscono alla locanda, dove si aggrega a loro anche Plog. Calata la notte, s'inoltrano nella foresta ed incontrano un corteo di soldati che conducono al rogo la strega veduta il giorno innanzi dal cavaliere davanti alla chiesa. Al limite della foresta, la compagnia incontra anche Skat e la moglie del fabbro, che subito si avventa contro il rivale. Questi, per salvarsi, finge il suicidio con un pugnale da scena. Lascia che tutti si allontanino e quindi si arrampica su di un albero per riposarsi un poco. Risvegliato dal rumore di una sega, si accorge di essere al cospetto della Morte, che sta tagliando l'albero su cui si era rifugiato: il suo tempo è scaduto.
Segue l'incontro con Raval. Colpito dal morbo pestilenziale, giace pure lui nei pressi di un albero abbattuto. Intanto, il cavaliere riprende la sua partita a scacchi con la Morte, che improvvisamente si rende manifesta anche a Jof. Questi allora prende con sé la moglie ed il figlioletto, e si allontana dal gruppo fuori dalla foresta. Accortosi della loro partenza Antonius Block può finalmente perdere la partita: è riuscito ad ingannare la Morte per il tempo sufficiente a permettere la salvezza dei due attori e del piccolo Mikael.
L'indomani Antonius Block raggiungerà il proprio castello dove ritrova la sua sposa, oramai invecchiata. Il loro destino e il destino dei suoi amici si compie. Lontano, Jof racconta alla moglie di avere avuto una visione: la Morte trascina con sé in una danza il cavaliere, lo scudiero Plog sua moglie e tutti gli altri, e in fondo al corteo c'è Skat, il giullare, "la pioggia cade sui loro volti e lava le loro guance dal sale delle lacrime."
Jof e Mia sono salvi e forse, un giorno, Mikael potrà fermare il tempo, sconfiggere il serpente antico e contemplare l'Essere nella sua fissità eterna, come una palla immobile nell'aria.
(**)

(*) "Det Sjunde Inseglet" di Ingmar Bergman.Svezia 1956
(**) Gianfranco Massetti su activitaly.it





Il cavaliere Antonius Blok torna dalla crociata col suo scudiero. È stanco e deluso, demotivato e silenzioso. Viaggiando verso casa incontra una famiglia di saltimbanchi, madre, padre e un bambino, ingenui e puliti. Incontra un maniscalco vessato da una moglie irrequieta, incontra una donna silenziosa e sofferente. Soprattutto incontra la morte, che vuole prenderlo. Il cavaliere le chiede tempo, dice di non essere pronto, la morte non glielo concede, allora il cavaliere la sfida al gioco degli scacchi.

Rimarrà in vita finché durerà la partita, anche se si conosce già il vincitore: la morte appunto. Nel frattempo lo scudiero, personalità ribelle e intelligente, assiste ai riti e alle terribili superstizioni di quel momento storico (tredicesimo secolo): le donne messe al rogo perché accusate di stregoneria, le processioni di fedeli terrorizzati dal clero.

Alla fine la morte vorebbe ghermire tutti quanti, ma il cavaliere riesce a salvare la famiglia di saltimbanchi. Nell'ultima scena vediamo tutta la compagnia che cammina dietro la morte, in controluce su una collina. Un vero caposaldo di rappresentazione epica e di irrinunciabile calligrafia cinematografica.

Il paesaggio, la morte, la storia, le battaglie perdute, il mito, l'esistenza di Dio, la paura che tutto finirà, la sensazione che "dopo" tutto sarà annullato. Bergman riusciva ad affrontare un tema così serio, dunque molto pericoloso, ricorrendo a qualche richiamo ironico contrapposto allo stile alto della tragedia, che bene aderisce alla storia, con tanto di ricerca linguistica che richiami la poesia solenne di quel tempo... "Il sole percorre il suo alto arco nel cielo e io, Antonius Blok, gioco a scacchi con la morte...".

Nel complesso dell'opera del regista questo film, insieme al Posto delle fragole, va considerato qualcosa più del cinema: un'opera d'arte generale del Novecento.
(***)

(***) www.mymovies.it

(*) "Det Sjunde Inseglet" di Ingmar Bergman.Svezia 1956.
(**) Gianfranco Massetti su activitaly.it
(***) www.mymovies.it

 
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Incontro con la morte

Post n°4 pubblicato il 19 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 
Tag: Bergman




L'incontro con la morte

Audio >

6


«Chi sei tu?»

«Sono la morte.»

 
«Sei venuta a prendermi?»
 
«E' già da molto che ti cammino affianco.»
 
«Me n'ero accorto.»
«Sei pronto?»

«Il mio spirito lo è ... non il mio corpo!»

«Dammi ancora del tempo.»

«Tutti lo vorrebbero ... ma non concedo tregua.»

«Tu giochi a scacchi non è vero?»

«Come lo sai?»

 «Lo so ... l'ho visto nei quadri, lo dicono le leggende.»
 
«Si, anche questo è vero, com'è vero che non ho mai perduto un gioco.»
 
«Forse anche la morte può commettere un errore.»

«Per quale ragione vuoi sfidarmi?»

«Te lo dirò se accetti.»
 
«Avanti allora.»

«Perché voglio sapere fino a che punto saprò resisterti ...
e se dando scacco alla morte avrò salva la vita.»
 
«Ti tocca il nero.»
 
«si addice alla morte, non credi?»

(*) "Det Sjunde Inseglet" di Ingmar Bergman.Svezia 1956.

 
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Ingmar Bergman

Post n°5 pubblicato il 19 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 
Tag: Bergman


Ingmar Bergman

«In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala, e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l'enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà»
(Frase dell'autobiografia La lanterna magica)

Ingmar Bergman (Uppsala, 14 luglio 1918) è un grande regista e drammaturgo svedese, sia teatrale che cinematografico. È considerato una delle personalità più eminenti della cinematografia mondiale.

Bergman, figlio di un pastore luterano, Erik, e di Karin Akerblom, trascorse l'infanzia seguendo gli spostamenti del padre e fu educato secondo i concetti luterani di "peccato, confessione, punizione, perdono e grazia", temi che saranno poi ricorrenti nei suoi film.

Gli inizi e il primo palcoscenico


Dopo gli studi superiori ed il servizio militare, si iscrisse all'Università di Stoccolma per frequentare un corso di storia della letteratura (la sua tesi di laurea riguarderà Johan August Strindberg) iniziando nel contempo ad occuparsi di teatro studentesco e a scrivere i testi per alcuni drammi; come aiuto regista, intanto, iniziava a lavorare per il Teatro dell'Opera.

Nel 1943 Bergman sposò Else Fischer, ballerina e coreografa (che gli darà una figlia, la futura scrittrice Lena). È in questo periodo che un suo manoscritto, Hets (Tormento, 1944) viene acquistato dalla Filmindustri e trasformato in film, sotto la regia di Alf Sjoberg, con Bergman quale assistente alla regia.

Pochi mesi dopo questa prima esperienza cinematografica, gli venne proposto di ricavare e dirigere un film dalla commedia "La bestia madre" di Leck Fischer. Benché il film, uscito col titolo poi con il titolo Crisi (1946), non avesse avuto successo, il produttore indipendente Lorens Marmsted gli offrì una nuova occasione: nel 1946 nasce così Piove sul nostro amore. È nello stesso anno che decide di trasferirsi a Goteborg, dove viene nominato primo regista del teatro cittadino. Debutta con "Caligola" di Albert Camus e mette in scena molti dei suoi drammi.

Grazie alla fiducia di Marmsted, Bergman può così realizzare altri due film: La Terra del desiderio e Musica nel buio (1947). L'attenzione suscitata da questo ultimo lavoro, spinge la Svensk Filmindustri a commissionargli una sceneggiatura ("La furia del peccato ed Eva", regia di Gustaf Molander) ed un film (Città Portuale (1948)), ma il fallimento che la pellicola registra porta ad un nuovo taglio dei fondi.

È ancora grazie all'aiuto di Lorens Marmstedt che Bergman riesce a realizzare La Prigione (1949), tratto da un suo stesso soggetto e primo film importante nella sua carriera. Intanto si separa dalla moglie Else e sposa Ellen Lundstrom; nel 1951 inizia una relazione con la giornalista Gun Hagberg che diverrà successivamente sua moglie e dalla quale avrà una figlia.


I primi successi

Nel 1950 Bergman si avvia al successo con Un estate d'amore, di cui segue Donne in attesa, nel 1952, nasce un film-scandalo, Monica e il desiderio, a causa della insolente sensualità dell'attrice Harriet Andersson, allora ventenne, e di cui Bergman ebbe una relazione, seguono poi i film Una vampata d'amore, (1953) e Una lezione d'amore, (1954) due commedie sulla situazione sentimentale e umana, sempre con l'attrice Andersson.

Nel 1953 comincia a lavorare allo Stadsteater di Malmö, dove conosce un gruppo di attori che diventeranno presenze stabili nei suoi film: Gunnel Lindblom, Max von Sydow, Ingrid Thulin, e Bibi Andersson, nel 1955 realizza Sogni di donna, mediocre commedia, e Sorrisi in una notte d'estate, suo primo successo europeo, che vinse il Festival di Cannes.


Il successo internazionale
Nel 1956 Bergman termina Il settimo sigillo che ottiene vari riconoscimenti, oltre al premio speciale al Festival di Cannes; arrivano poi l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia grazie a Il posto delle fragole. Succesivamente Alle soglie della vita e Il volto ricevono il premio come miglior regia rispettivamente a Cannes e a Venezia, mentre nel 1960 La fontana della vergine gli vale il suo primo Oscar.

Nel 1959 si sposa per la quarta volta, con la pianista Kabi Laretei, in quegli anni lavorò anche alla neonata televisione svedese, realizzando: Venetianskan, (1958), Rabies (1959), e Ovader (1960). Nel 1961 diventa il direttore del teatro drammatico di Stoccolma e realizza Come in uno specchio, primo capitolo di una discussa trilogia religiosa: il film riceve l'Oscar come miglior film straniero.

Seguono Luci d'inverno, premiato a Berlino e a Vienna, e Il silenzio. L'anno successivo, colpito da una grave depressione, scrive Persona ed inizia una relazione con Liv Ullman, dalla quale nasce Lynn.

Al ritmo di un film all'anno, vengono realizzati L'ora del lupo (1966), seguito da La Vergogna (1967), Il rito (1968, film per la televisione), Passione (1969, primo lungometraggio a colori) e L'adultera (1971).

Terminato l'amore con Liv Ullman, si sposa di nuovo con Ingrid von Rosen, che rimarrà sua moglie fino al 1995, anno della sua morte: i due avranno un figlio, Daniel, che intraprenderà anch'egli la carriera artistica (regista), come peraltro tutti i suoi sette fratellastri (molti dei quali sono attori).


Gli anni '70

Nuovamente in difficoltà economiche, Bergman si risolleva grazie all'inaspettato successo mondiale di Sussurri e grida (1972), vincitore di numerosi premi. L'anno seguente gira Scene da un matrimonio, nato come film ad episodi per la TV e trasformato poi in un film di quasi tre ore. Seguono poi il dramma psicologico L'immagine allo specchio (1976) e L'uovo del serpente (1976).

In questo stesso anno va però in crisi per alcuni problemi con il fisco e viene ricoverato in un ospedale psichiatrico. Si ritira quindi sull'isola di Faro dove si dedica esclusivamente al cinema, realizzando Sinfonia d'Autunno, con Ingrid Bergman. Per la televisione tedesca viene prodotto Un mondo di marionette (1980), seguito l'anno successivo dal monumentale Fanny e Alexander, film televisivo autobiografico di quasi cinque ore; la versione cinematografica fu ridotta a tre ore, e portò a Bergman quattro premi Oscar. Sempre per la televisione il regista realizza Dopo la prova (1983), Il Segno (1985), Il volto di Karin (1986).


Gli anni '90 e la televisione

Lascia il cinema definitivamente per dedicarsi al teatro; tuttavia, scrive le sceneggiature di Con le migliori intenzioni (regia di Bille August, 1991) e Conversazioni Private (regia di Liv Ullman, 1996), intanto realizza altri sfortunati film televisivi: Markisinnan de Sade (1992), Backanterna (1993) e Sista Skriket (1994).

In queste sceneggiature Bergman decide di ritrarre la infelice vita dei genitori, il primo ritrae suo padre e sua madre dal 1909 al 1918, mentre nel secondo dal 1924 al 1934.

Nel 1995 viene sconvolto dalla morte dell'ultima moglie, questo avvenimento lo terrà sotto depressione per molto tempo, tutti i suoi 8 figli, comunque sono diventati già attori, quasi tutti teatrali.

Nel 1997 torna dietro la camera da presa realizzando, per la televisione svedese, Vanità e affanni, spendido film ambientato nel 1925, nell'ospedale psichiatrico, in cui era rinchiuso nel 1977, la storia di un uomo che vuole fare il primo film della storia del cinema, e nonostatnte la pellicola si guasti, decide di recitarlo come in teatro. Nel 1999 regala a Liv Ullman la nuova sceneggiatura per il film L'infedele.

Nel 2000 per la TV, ha girato The Image Maker, che ritrae la storia di Victor Sjostrom, il grande maestro svedese, nel 1921, quando deve girare uno dei suoi film più famosi Il carretto fantasma.

Ha poi proseguito la sua attività teatrale, regalando per le scene e per lo schermo una edizione de Il flauto magico mozartiano unica nella sua forte visionaria fascinazione, pur senza lasciare la macchina da presa: Saraband, del 2003, lo ha visto cimentarsi con le tecniche di ripresa digitali.

Ha scritto nella sua autobiografia intitolata "Lanterna magica": "In realtà, io vivo sempre nel mio sogno, e ogni tanto faccio una visita alla realtà".

Il 20 gennaio 2005 Bergman riceve il Premio Federico Fellini per l'eccelenza cinematografica. Questo premio, che aspira a diventare il "Premio Nobel del cinema" giunge quest'anno alla sua seconda edizione.



Filmografia

Regia e Sceneggiatura
Crisi (Kris, 1946)
Piove sul nostro amore (Det regnar på vår kärlek, 1946)
La terra del desiderio (Skepp till India land, 1947)
Musica nel buio (Musik i mörker, 1947)
Città portuale (Hamnstad, 1948)
Prigione (Fängelse, 1949)
Sete (Törst, 1949)
Verso la gioia (Till glädje, 1949)
Ciò non accadrebbe qui (Sånt händer inte här, 1950)
Un'estate d'amore (Sommarlek, 1951)
Donne in attesa (Kvinnors väntan, 1952)
Monica e il desiderio (Sommaren med Monika, 1953)
Una vampata d'amore (Gycklarnas afton, 1953)
Una lezione d'amore (En lektion i kärlek, 1954)
Sogni di donna (Kvinnodröm, 1955)
Sorrisi di una notte d'estate (Sommarnattens leende, 1955)
Il settimo sigillo (Det sjunde inseglet, 1956)
Il posto delle fragole (Smultronstället, 1957)
Alle soglie della vita (Nära livet, 1958)
Venetianskan (1958) [Film TV]
Rabies (1958) [Film TV]
Il volto (Ansiktet, 1958)
Oväder (1960) [Film TV]
La fontana della vergine (Jungfrukällan, 1960)
L'occhio del diavolo (Djävulens öga, 1960)
Come in uno specchio (Såsom i en spegel, 1960)
Ett Drömspel (1963) [Film TV]
Luci d'inverno (Nattvardsgästerna, 1963)
Il silenzio (Tystnaden, 1963)
A proposito di tutte queste... signore (För att inte tala om alla dessa kvinnor, 1964)
Don Juan (1965) [Miniserie televisiva]
Persona (Persona, 1966)
Stimulantia (1967) [Episodio "Daniel"]
L'ora del lupo (Vargtimmen, 1968)
La vergogna (Skammen, 1968)
Il rito (Riten, 1969)
Passione (En passion, 1969)
L'adultera (Beröringen, 1971)
Sussurri e grida (Viskningar och rop, 1973)
Scene da un matrimonio (Scener ur ett äktenskap, 1973)
Misantropen (1974) [Film TV]
Il flauto magico (Trollflöjten, 1974)
L'immagine allo specchio (Ansikte mot ansikte, 1976)
L'uovo del serpente (The Serpent's Egg, 1977)
Sinfonia d'autunno (Höstsonaten, 1978)
Un mondo di marionette (Aus dem Leben der Marionetten, 1980)
Fanny e Alexander (Fanny och Alexander, 1982)
Dopo la prova (Efter repetitionen, 1984) [Film TV]
Il segno (De två saliga, 1986) [Film TV]
Il volto di Karin (Karin's face, 1987) (cortometraggio)
Markisinnan de Sade (1992) [Film TV]
Backanterna (1993) [Film TV]
Sista skriket (1995) [Film TV]
Vanità e affanni (Larmar och gör sig till, 1997)
The Image Maker (Bildmakarna, 2000) [Film TV]
Sarabanda (Saraband, 2003) [Film TV]

Solo Sceneggiatura
Spasimo (Hets, 1944)
La furia del peccato (Kvinna utan ansikte, 1947)
Eva (1948)
Frånskild (1951)
Sista paret ut (1956)
Lustgården (1961)
Trämålning (1963) [Film TV]
Reservatet (1970)
The Lie (1970-73) [Serie TV]
Den goda viljan (1991) [Miniserie TV]
Con le migliori intenzioni (Den goda viljan, 1992)
Il figlio della domenica (Söndagsbarn, 1992)
Conversazioni private (Enskilda samtal, 1996) [Film TV]
L'infedele (Trolösa, 2000)

Bibliografia

Libri scritti da Bergman

Pittura su legno (1955), Einaudi
Fanny e Alexander. Un romanzo (1987), Ubulibri
La lanterna magica (1990), Garzanti
Nati di domenica (1993), Garzanti
Con le migliori intenzioni (1994), Garzanti
Conversazioni private (1999), Garzanti
Il quinto atto (2000), Garzanti
Ingmar Bergman: tutto il teatro (2000), Ubulibri

Libri su Bergman

I sussurri e le grida (1988), di Guido Aristarco, Sellerio Editore
Conversazione con Ingmar Bergman (1990), di Stig Björkman e Olivier Assayas, Lindau
Ingmar Bergman (1993), di Sergio Trasatti, Il Castoro Cinema
I re del cinema (1999), di Costanzo Costantini, Gremese
Ingmar Bergman (1999), Gremese
Ingmar Bergman. Segreti e magie (2000), di Sergio Arecco, Le Mani (
Ingmar Bergman. Il settimo sigillo (2002), di Fabrizio Marini, Lindau
La politica degli autori. I testi (2003), Minimum Fax
Bergmanorama, di Jean-Luc Godard

Sceneggiature di film
L'immagine allo specchio (1977), Einaudi
L'uovo del serpente (1974), Einaudi
Fanny e Alexander (1982), Ubulibri
Il settimo sigillo (1994), Iperborea
Il posto delle fragole (2004), Iperborea
Sarabanda (2005), Iperborea



(*) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 
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La variante di Luneburg

Post n°6 pubblicato il 19 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 

La variante di Luneburg

Paolo Maurensig

Variante di Luneburg (La)
Paolo Maurensig
Adelphi - Collana: gli Adelphi
n. 236 - Pagine 158 - Formato 13x20 - Anno 2003 - ISBN 884591819X
Argomenti: Narrativa, Letteratura italiana
Prezzo di vendita: € 7.00
Caratteristiche: brossura
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Note di Copertina
Uno dei rari romanzi italiani dei nostri anni che ha fatto il giro del mondo.
Un colpo di pistola chiude la vita di un ricco imprenditore tedesco. E un incidente? Un suicidio? Un omicidio? L'esecuzione di una sentenza? E per quale colpa? La risposta vera è un'altra: è una mossa di scacchi. Dietro quel gesto si spalanca un inferno che ha la forma di una scacchiera. Asciutto, lucido, teso, questo romanzo ha rivelato Paolo Maurensig.

Dall'eduzione "Fabula"
Un colpo di pistola chiude la vita di un ricco imprenditore tedesco. E un incidente? Un suicidio? Un omicidio? L'esecuzione di una sentenza? E per quale colpa? La risposta vera è un'altra: è una mossa di scacchi. Dietro quel gesto si spalanca un inferno che ha la forma di una scacchiera. Risalendo indietro, mossa per mossa, troveremo due maestri del gioco, opposti in tutto, e animati da un odio inesauribile, che attraversano gli anni e i cataclismi politici pensando soprattutto ad affilare le proprie armi per sopraffarsi. Che uno dei due sia ebreo e l'altro sia stato un ufficiale nazista è solo uno dei vari corollari del teorema. Un grande maestro del gioco, Kasparov, disse una volta: "Gli scacchi sono lo sport più violento che esista". Asciutto, lucido, teso, questo romanzo lo conferma con una storia che procede essa stessa come una efferata partita di scacchi - e insieme ci rivela uno scrittore.
"Fu proprio in quel primo periodo, durante una delle mie esibizioni, che lo incontrai per la prima volta. Credo che ciascuno di noi abbia, in qualche parte del mondo, il proprio antagonista, l'alter ego negativo, come ciò che si oppone ai Santi Nomi dell'Albero della Vita: la Qlippah, di cui i saggi sconsigliano perfino di pronunciare il nome, il serpente sempre pronto a sollevare la testa, l'avversario che non ci si augurerebbe mai di incontrare e nel quale, tuttavia, si finisce per imbattersi, essendo egli parte del nostro stesso essere. Nel mio caso, sembrò che tutti gli sforzi fatti, compresi quelli delle generazioni passate, non mirassero, e da secoli non avessero mirato, che a combinare questo scontro mortale".
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"Sembra che l'invenzione degli scacchi sia legata a un fatto di sangue.
Narra infatti una leggenda che quando il gioco fu presentato per la prima volta a corte il sultano volle premiare l'oscuro inventore esaudendo ogni suo desiderio. Questi chiese per se un compenso apparentemente modesto, di avere cioè tanto grano quanto poteva risultare da una semplice addizione: un chicco sulla prima selle sessantaquattro caselle, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza, e così via...
Ma quando il sultano, che aveva in un primo tempo accettato di buon grado, si rese conto che a soddisfare una simile richiesta non sarebbero bastati i granai del suo regno, e forse neppure quelli di tutta la terra, per togliersi dall'imbarazzo stimò opportuno mozzargli la testa.
La leggenda sottace il fatto che quel sovrano dovette pagare in seguito un prezzo ben maggiore: egli si appassionò al nuovo gioco fino a smarrire la ragione. L'esosità del mitico inventore, infatti, è pari solo a quella del gioco stesso.
I giornali di oggi riportano la notizia della morte di un uomo, avvenuta in una località non certo lontana da Vienna. Ieri, domenica mattina, un certo Dieter Frisch è deceduto per una ferita da arma da fuoco."

La variante di Luneburg. pg 1

 
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la variante di luneburg Descrizione:Un colpo di pistola chiude la vita di un ricco imprenditore tedesco. È un incidente? Un suicidio? Un omicidio? L?esecuzione di una sentenza? E per quale colpa? La risposta vera è un?altra: è una mossa di scacchi. Dietro quel gesto si spalanca un inferno che ha la forma di una scacchiera. Risalendo indietro, mossa per mossa, troveremo due maestri del gioco, opposti in tutto, e animati da un odio inesauribile, che attraversano gli anni e i cataclismi politici pensando soprattutto ad affilare le proprie armi per sopraffarsi. Che uno dei due sia ebreo e l?altro sia stato un ufficiale nazista è solo uno dei vari corollari del teorema. Un grande maestro del gioco, Kasparov, disse una volta: «Gli scacchi sono lo sport più violento che esista». Asciutto, lucido, teso, questo romanzo lo conferma con una storia che procede essa stessa come una efferata partita di scacchi e insieme ci rivela uno scrittore.

Paolo Maurensig è nato a Gorizia. Vive e lavora a Udine. Ha pubblicato La variante di Lümeburg, Canone inverso, L'ombra e la meridiana e Venere lesa.


 
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le regole degli scacchi

Post n°7 pubblicato il 20 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 



Le regole degli scacchi




Elenco dei principali argomenti affrontati nel livello base:

  • La scacchiera (post N°8)
    ---------------------------

  • Lo schieramento dei pezzi (post N°9)

    ---------------------------

  • Movimenti dei pezzi (post N°10)

    Il Re
    ▪ La Donna 
    ▪ La Torre 
    ▪ L'Alfiere
    ▪ Il Cavallo
    ▪ Il Pedone

    ---------------------------

  • L'arrocco

    ---------------------------

  • Notazione algebrica

    ---------------------------

  • La partita

    ---------------------------

  • Approfondimenti 

    ---------------------------

 

 
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La scacchiera

Post n°8 pubblicato il 20 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 


"La casa della scacchiera posta nell'angolo a destra
del giocatore deve essere di colore chiaro".

La scacchiera

Struttura

La scacchiera è un quadrato, composto a sua volta da 64 celle quadrate.
Le celle sono chiamate case, e sono disposte nell'alternanza continua cella chiara / cella scura.

La scacchiera è divisa in 8 file di case verticali, dette colonne, e 8 file di case orizzontali, dette traverse.

Mentre nelle colonne e nelle traverse le celle si alternano di colore, tutte le celle diagonali sono dello stesso colore.



Disposizione

Prima di iniziare il gioco, controllate sempre la disposizione della scacchiera.
Ogni giocatore deve avere nel suo angolo destro una casella bianca (A8 per il nero, H1 per il bianco). Quindi prima di iniziare il gioco, se avete una casella nera alla vostra destra, è necessario girare la scacchiera di 90°.

Questo non è un particolare da poco, poiché come vedremo più avanti, la disposizione dei pezzi rispetto all'avversario non è simmetrica, e una disposizione errata della scacchiera provocherebbe uno sviluppo non corretto del gioco.



                       GIOCATORE NERO

                     GIOCATORE BIANCO




Coordinate

Le singole case sono identificabili tramite coordinate.
A8 identifica la prima casella di destra del giocatore nero.
H1 identifica la prima casella di destra del giocatore bianco.

L'ottava traversa, è quella del lato riservato al giocatore nero.
La prima traversa, è quella del lato riservato al giocatore bianco.


Le case f1, f2,fb3, ... , f8 formano assieme una colonna, la sesta.

Le case a3, b3, c3, ... , h3 formano assieme una traversa, la terza.

Le case a3, b4, c5, ... , f8 formano una diagonale (scura).

Le case c1, d7, e6, ... , h3 formano assieme una diagonale (chiara).

Le prime quattro colonne (ovvero le colonne a, b, c, d) formano un area denominata ala di Donna.

Le ultime quattro colonne (ovvero le colonne e, f, g, h) formano un area denominata ala di Re.

Le case centrali d4, d5, e4, e5 formano un area denominata centro della scacchiera.

 
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Lo schieramento dei pezzi

Post n°9 pubblicato il 21 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 


"La Donna va nella casa del proprio colore".


Lo schieramento dei pezzi


I due giocatori dispongono di 16 pezzi a testa divisi in:

1 Re
1 Donna (o Regina)
2 Torri
2 Alfieri
2 Cavalli
8 Pedoni


Il bianco. I pezzi saranno disposti sulla prima traversa nella sequenza, da sinistra a destra (lato giocatore bianco):
Torre - Cavallo - Alfiere  - Donna - Re - Alfiere - Cavallo -Torre
Nella seconda traversa, sono disposti gli otto pedoni.

Il nero. I pezzi saranno disposti sull'ottava traversa nella sequenza, da sinistra a destra (lato giocatore nero):
Torre - Cavallo - Alfiere  - Re - Donna- Alfiere - Cavallo -Torre
Nella settima traversa, sono disposti gli otto pedoni.

Più semplicemente, per disporre correttamente i pezzi sulla scacchiera:

1) partendo da un angolo, disporre Torre, Cavallo. Alfiere.
2) Ripetere la sequenza al lato opposto.
3) Disporre la Donna sulla casa del suo colore, il Re sull'altra.
4) Disporre gli otto Pedoni sulla traversa successiva.

                       GIOCATORE NERO

                        GIOCATORE BIANCO



Da ciò si deduce che:

- La Donna bianca è sempre disposta in d1.
- La Donna nera è sempre disposta in d8.

- Il Re bianco è sempre disposta in e1.
- Il Re nero è sempre disposta in e8.

Il Re e la Donna di entrambi gli schieramenti, sono dunque speculari.

Per questa ragione, in riferimento al post precedente, ora appare più chiaro perché è importante che inizialmente la scacchiera sia disposta correttamente, e che entrambi i giocatori trovino nel proprio angolo destro una casa bianca.

Per questa ragione, in riferimento al post precedente, ora appare più chiaro perché la parte sinistra della scacchiera (sinistra dal solo lato bianco naturalmente) è detta ala di Donna (poiché è presidiata da entrambe le Donne), mentre la parte destra è detta ala di ala di Re (poiché è presidiata da entrambi i Re).


 
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Movimenti dei pezzi

Post n°10 pubblicato il 21 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 


"La partita viene sempre iniziata dal giocatore
che conduce i pezzi bianchi.
".


Movimenti dei pezzi


Ogni pezzo ha un movimento che lo caratterizza.

Un pezzo occupa una singola casa e, tranne il cavallo, non può raggiungere un altra casa se trova come ostacolo un altro pezzo, che sia dello stesso colore o dell'avversario.

Un pezzo può eliminare dal gioco un pezzo avversario, occupandone la casa e togliendolo dalla scacchiera. In questo caso si dice che ha catturato (o volgarmente mangiato) un pezzo dell’avversario.

Si deve sempre muovere un solo pezzo alla volta, tranne quando si effettua l’arrocco, una manovra difensiva che analizzeremo in seguito. Alcuni giocatori credono di poter muovere due pedoni contemporaneamente all’inizio della partita; questa mossa è in realtà una consuetudine dilettandesca, e non è consentita dal regolamento.


Un pezzo non può non può essere mosso se, così facendo, espone il proprio Re all'attacco di un pezzo dello schieramento nemico, ossia se lo espone ad uno scacco dell'avversario.

La prima mossa della partita sta sempre al giocatore con i pezzi bianchi.
Per questa ragione per consuetudine si sorteggia chi dei due contendenti giocherà con i bianchi, in quanto leggermente avvantaggiato rispetto ai Neri, dato che,  hanno il privilegio della prima mossa (vantaggio del tratto).

Se durante la partita un pezzo viene mosso accidentalmente, oppure è mal disposto sulla scacchiera, lo si può acconciare. Il pezzo toccato, deve essere mosso: per avvertire l'avversario che si sta semplicemente procedendo alla sistemazione di un pezzo, è necessario dichiarare "acconcio".

Nei prossimi post, analizzeremo i movimenti dei singoli pezzi:

  • Re
  • Donna
  • Torre
  • Alfiere
  • Cavallo
  • Pedone

E infine l'unico movimento che permette di muovere due pezzi contemporaneamente:

  • L'arrocco 


 
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Movimenti del Re

Post n°11 pubblicato il 24 Luglio 2006 da lavariantediluneburg
 


"Il pezzo più importante".


Movimenti del Re


Il re è riconoscibile perché alla sua sommità porta una croce.

Il Re si muove di una casa alla volta in una qualunque direzione, orizzontale verticale o diagonale, nelle caseimmediatamente vicine a quella che occupa.
Durante l’arrocco, il Re può muoversi di due case in un colpo solo.




Quando un giocatore mette il Re avversario sotto tiro (ma quest'ultimo muovendosi può comunque sottrarsi alla cattura con la mossa successiva) si verifica lo scacco al Re.

Il Re non può essere mai lasciato sotto scacco.

Il Re non può attraversare in alcun momento della partita le case che sono sotto il tiro di pezzi avversari. Se ciò accadesse l’avversario dovrebbe far notare l’errore, in modo da ritornare alla posizione precedente e proseguire la partita con una mossa corretta.

Allo stesso modo, se un giocatore non si accorge di avere il proprio Re sotto scacco, ed effettua una mossa non atta a sottrarre il Re dal tiro del pezzo avversario (o dei pezzi avversari), bisogna tornare indietro di una mossa e riprendere la partita con qualche altra mossa.

Per sfuggire allo scacco, un giocatore può:

  • muovere il suo Re in un altra casa (a patto che questa non sia controllata da un pezzo avversario). 
  • mangiare il pezzo che lo minaccia direttamente, con il Re stesso oppure con un altro pezzo;
  • interporre un altro pezzo tra Il Re e il pezzo che ha dato lo scacco.

La partita finisce quando un giocatore mette il Re avversario in condizione di non potersi sottrarre alla cattura, ossia si verifica lo scacco matto.


 
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