Creato da: giancla56 il 27/11/2004
Una bacheca, appunto. Un posto dove attaccare foglietti, post-it, annotazioni. Dove appendere pensieri, foto, emozioni, immagini, riflessioni, sfoghi, sentimenti,sorrisi, incazzature e pianti. Ma non una bacheca privata, solo mia. Anche di quelli che, se vorranno, potranno usarla.

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col fiato sospeso.

Post n°858 pubblicato il 10 Aprile 2006 da giancla56
 
Foto di giancla56



I militanti, i dirigenti e i candidati della Rosa
nel Pugno, lunedì 10 aprile, seguiranno i risultati elettorali - dalle
ore 14 a notte inoltrata - presso la sede di Nessuno Tv e del Caffè
Letterario, Via Ostiense 89/91 a Roma.

ci vediamo lì.

:)

 
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paura, eh?

Post n°857 pubblicato il 09 Aprile 2006 da giancla56
 
 
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siamo tutti coglioni!

Post n°856 pubblicato il 05 Aprile 2006 da giancla56
 
Foto di giancla56



Giovedì 6 aprile, dalle ore 17 a notte inoltrata, la Rosa nel Pugno terrà la sua grande manifestazione di chiusura della campagna elettorale in Piazza Navona, a Roma.

Alla manifestazione parteciperanno Emma Bonino, Enrico Boselli, Marco Pannella, Ugo Intini e tutti i dirigenti della Rosa nel Pugno, oltre a cantanti, artisti, personalità, testimonial, candidati, che si alterneranno sul palco. Tra gli altri hanno assicurato ad oggi la loro presenza:

i presentatori dell’evento: Toni Garrani e Miriam Fecchi
- Eugenio Bennato
- Mariella Nava
- Dolcenera
- Marco Masini
- Andrea Mirò
- Fabio Canino
- Claudio Coccoluto Dj
- Imma Battaglia
- Biagio De Giovanni
- Nicky Nicolai
- Rais (Almamegretta)
- Andrea Occhipinti
- Antonella Elia
- Marco Bellocchio
- Simona Bencini
- Simone Cristicchi

Data l’importanza dell’evento, ti invitiamo da subito a spargere la voce tra gli amici e i conoscenti informandoli anche via mail di questo importante appuntamento.

Coglioni di tutto il mondo, unitevi!

 
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pubblica decenza.

Post n°855 pubblicato il 02 Aprile 2006 da giancla56
 
Foto di giancla56




Manifesti gay di Oliviero Toscani incriminati. Lunedì conferenza stampa della Rosa nel Pugno.
La censura all’attacco: le foto di un bacio tra uomini di Oliviero Toscani, per una pubblicità di una marca di abbigliamento, messe sotto inchiesta dalla magistratura perché “con un disegno criminoso” offendono “il pudore e la pubblica decenza”. La Rosa nel Pugno con Oliviero Toscani affiggerà a Roma la foto incriminata.

via: valeria


se ho ben capìto, il magistrato in oggetto sarebbe unA magistratA. il che mi fa riflettere sul fatto che, fin'ora, s'è un po' distratta sull'uso dell'immagine femminile in pubblicità.
mah...

poi: sembra che esporremo una gigantografia della foto incriminata in Largo di Torre Argentina (di certo in omaggio al metodo della disobbedienza civile).
il che mi fa pensare che va tutto bene, figurarsi!, ma insomma...ad una settimana dal voto...
mah...

:)

errata corrige:
il magistrato in questione è il dr. Carlo Lasperanza, indimenticato pm del caso Marta Russo.
appunto...


 
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libertà digitali: intervista di Punto Informatico.

Post n°854 pubblicato il 31 Marzo 2006 da giancla56
 
Foto di giancla56



Elezioni e Digitale/ Le interviste di PI
In vista delle prossime politiche, come preannunciato, brevi conversazioni con esponenti dei due schieramenti sulle questioni calde della rivoluzione digitale. Si comincia con rappresentanti della Rosa nel Pugno (Unione)


Roma - Appare oggi la prima di una serie di interviste che da qui alla prossima settimana, in vista delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile, verranno presentate su Punto Informatico per dare uno sguardo alle posizioni dei partiti di entrambi gli schieramenti su alcuni dei temi caldi dell'oggi tecnologico e dello sviluppo di Internet. Aderendo alle molte richieste dei lettori, Punto Informatico pone altresì questo spazio a disposizione di qualunque candidato ritenga di voler intervenire sui temi più significativi della rivoluzione digitale.

La prima intervista della serie è con l'Unione, lo schieramento di centro-sinistra guidato da Romano Prodi, e in particolare con Marco Cappato, membro della segreteria nazionale della Rosa nel Pugno.

Punto Informatico: Avete dichiarato che nel programma della Rosa nel Pugno c'è l'abolizione della Legge Urbani...
Marco Cappato: Non c'è solo l'abolizione della Urbani, ma anche un no secco alla brevettabilità del software, l'abolizione della SIAE e la riduzione a 20 anni dei tempi dei diritti d'autore. Personalmente mi sono autodenunciato per violazione pubblica della legge Urbani e ho denunciato lo stesso Ministero per non essere stato in grado di rispettare la sua legge nemmeno sul suo sito.

PI: Sì, però non tutta l'Unione sembra concorde...
MC: Emma Bonino ha presentato un emendamento al tavolo dell'Unione affinché l'abolizione della legge Urbani entrasse nel programma dell'Unione. La proposta non è passata, ma torneremo alla carica nel prossimo Parlamento.

PI: Sulle cose della rete molti hanno vissuto questi anni come una sorta di accerchiamento delle promesse di Internet... Da dove ripartire?
MC: Contro la brevettabilità del software bisogna rilanciare la mobilitazione a livello europeo. Un'altra legge da cambiare è quella sulla data retention, perché in questi anni l'emergenza sicurezza è stata utilizzata per indebolire il diritto alla privacy dei cittadini.
Credo infine che lo Stato dovrebbe intervenire per evitare che il Digital Rights Management si imponga come uno standard tecnologico obbligatorio, che svuota il diritto alla proprietà privata non solo sui "programmi" o sulle apparecchiature multimediali, ma su tutti quei prodotti, sempre più numerosi, dall'auto agli elettrodomestici, che incorporano circuiti e codici.

PI: Alcuni rapporti internazionali, come quello del WEF, assegnano all'Italia una scarsa capacità di sfruttare le opportunità della rivoluzione tecnologica. Come intendete muovervi per cambiare rotta?
MC: Bisogna smettere di prolungare artificialmente l'agonia di settori decotti e iperprotetti, e riconvertire gli investimenti pubblici e privati verso i settori dove la tecnologia e la "conoscenza" sono il valore aggiunto decisivo.

PI: Cosa intende?
MC: Le risorse del welfare sono dilapidate in sussidi a pioggia alle imprese e in meccanismi assistenzialistici, come la cassa integrazione straordinaria, che sono un vero e proprio incentivo al lavoro nero e alla socializzazione delle perdite aziendali. È necessario convertire le risorse nella riqualificazione professionale, nella ricerca scientifica e nelle infrastrutture.

PI: Se ne parla molto ma l'impressione è che la classe politica italiana ne sappia poco: la disponibilità di banda larga in Italia è solo parziale, in molti soffrono ancora di una diseguaglianza che si delinea come vero e proprio digital divide all'interno del paese. Come affrontare questo problema?
MC: La prima cosa è far funzionare il mercato, abbattere i cartelli oligopolistici della telefonia, ma anche i monopoli costruiti attraverso barriere commerciali e soprattutto tecnologiche.
La diffusione di internet a livelli di massa è legata alla convergenza multimediale, in particolare attraverso Tv - digitale terrestre, satellite, cavo e internet - e telefoni. Un processo così importante non può essere affidato alla gentile concessione di attori che, per far fruttare il più a lungo le proprie posizioni dominanti, fanno di tutto per ritardare la possibilità del cittadino di accedere ai contenuti scegliendo liberamente tra le diverse piattaforme tecnologiche.
Altro punto è quello dello sviluppo di WiFi e WiMax - evitando che mistificazioni della sicurezza antiterrorismo limitino e ritardino la diffusione, in particolare di progetti "aperti" come Fon - e promuovendo reti civiche WiFi gratuite, come negli Stati uniti sta accadendo da parte di alcune città.

PI: La Legge sull'accessibilità, con tutti i suoi limiti, è senza dubbio un primo passo verso un approccio di vera inclusione delle persone con disabilità nella rivoluzione. Si sta facendo abbastanza? Cosa si può mettere in campo?
MC: La priorità è quella di abbattere le barriere, a partire dalle più odiose, cioè quelle contro le persone malate e disabili. Non è tollerabile che apparecchiature come quelle che consentivano a Luca Coscioni di "parlare con gli occhi", non siano messe a disposizione gratuitamente - e a un costo relativamente irrisorio, se confrontato con la spesa sanitaria complessiva - di persone che oggi vivono in condizioni letteralmente di "sepolti vivi".
Un'altra barriere da abbattere è quella che impedisce ai non-vedenti di accedere alla versione digitale dei libri.
Lo Stato dovrebbe anche farsi carico di rendere accessibile tutto il materiale pubblico o finanziato con soldi pubblici - inclusi gli archivi istituzionali e della RAI - che deve essere liberamente divulgabile, anche con licenze Creative Commons o similari, e di diffondere i lavori istituzionali anche in modalità peer-to-peer.

PI: Avete parlato più volte di open source nella Pubblica Amministrazione: è una questione molto sentita nel mondo del software italiano. Come pensate di muovervi per spingere il paese in questa direzione?
MC: Per incentivarlo basterebbe far rispettare logiche di mercato, evitando sprechi e duplicazione di spese. La PA avrebbe incentivi formidabili a possedere il codice dei programmi su cui lavora, per poterli riutilizzare ad ogni livello amministrativo, anche valorizzando le proprie competenze informatiche interne. Questo significa che la PA deve avere diritto di modificare e ridistribuire il codice.
Il software cosiddetto "a sorgente disponibile", proposto da alcuni produttori, non è una soluzione adeguata, perché non permette la libera modifica e distribuzione. È necessario promuovere l'uso del vero open source, non solo nell'acquisizione di soluzioni pacchettizzate, ma soprattutto nello sviluppo di customizzazioni e di programmi ad hoc per la PA.
La Direttiva Stanca del 2003 non è abbastanza chiara al proposito.
Occorre anche garantire che i meccanismi di appalto di servizi informatici nella PA siano imparziali rispetto ai fornitori di software e non perpetuino rendite monopolistiche. Tanti programmatori e fornitori di servizi italiani sono oggi in grado di competere con i più noti colossi dell'informatica, proprio grazie al software open source.

PI: Cos'è oggi Internet per un movimento politico?
MC: Credo che sia importante per un movimento politico non occuparsi solo di leggi, ma anche di aprirsi alla rete. Nel 2000 abbiamo incontrato Luca Coscioni proprio perché si candidò alle prime elezioni online degli organi dirigenti di un movimento politico in Europa. Oggi, sia il sito della Rosa nel Pugno, che quello della campagna referendaria e dell'associazione Luca Coscioni, girano su piattaforma open source civicspace, sviluppata dai programmatori della campagna di Howard Dean, e ospitano strumenti di partecipazione libera, tra cui un wiki su cui approfondire il programma sulle libertà digitali e il progetto radical media peer per mettere a disposizione gli archivi di radio radicale.
La Rosa nel Pugno è anche attenta al ruolo che le tecnologie digitali possono giocare nello sviluppo politico ed economico dei paesi poveri. Grazie al Partito Radicale Transnazionale seguiremo da vicino i lavori del forum creato a Tunisi sul management della rete, che si riunirà a maggio ad Atene. Internet rappresenta un potente mezzo di comunicazione, ma anche di promozione dei diritti umani e quindi di libertà e democrazia.

a cura di Tommaso Lombardi
http://punto-informatico.it/

 
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3MSC

Post n°853 pubblicato il 26 Marzo 2006 da giancla56
 
Foto di giancla56



ieri sera ho finito Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia (prima stesura, quella del '92).

boh, non arrivo a capìre.
non che io sia un fulmine di guerra, per carità!, ma stavolta davvero mi sfuggono un po' di cose.

la trama: con la scusa di una storia (storiella) d'amore tra due adolescenti, racconta della generazione dei ragazzi nati a cavallo tra i '70 e gli '80. ragazzi di media-buona borghesia.
non hanno problemi di soldi. pur non lavorando (e naturalmente, come si addice agli adolescenti, disprezzando chi lavora e si fa il culo per tirare la mesata) partecipano a feste, frequentano locali, vanno a cena fuori, hanno moto, motorini, comprano fasci di rose rosse e regali di compleanni, natali e pasque, sono iscritti in palestra, fanno nottata e si svegliano a mezzogiorno, bevono birra e fanno colazione con i tramezzini di Mondi o con i cornetti di Lazzareschi, si vestono esclusivamente di brand noti e (ca va sans dire) costosi, trascorrono ore ed ore al telefono (assenti, ancora, i cellulari. per fortuna! si direbbe).
alcuni (le ragazze, mediamente più giovani:16-17 anni) vanno a scuola, ricoprono i diari di disegnini, studiano con alterne fortune, fanno shopping, sognano LA storia d'amore.
naturalmente, col bello 10 e lode, palestrato e spaccone.

i ragazzi non vegetano. magari!, fosse così: sarebbero semplicemente inutili.
invece girano la loro città (o meglio: il loro quartierino, il loro piccolo microcosmo) buttando le ore gareggiando con le moto di notte, scappando dalla Municipale, rimorchiando le ragazzine, spaccando la faccia a chiunque per qualsiasi banale motivo, fuggendo dai ristoranti senza pagare, giocandosi a biliardo cifre non indifferenti, rubando nelle case dove si trovano (o si impongono) come ospiti, scatenando risse in locali o all'aria aperta, forzando le porte di case altrui per offrire all' amata una notte ad Ansedonia, gareggiando tra loro a chi ha più pettorali, bicipiti o a chi la fa più grossa, trattando anche i fratelli più grandi come inutili o noiose appendici della loro unica esistenza. al punto da sfasciargli la macchina o mettergli le mani addosso.
e ridono. sempre.

mai un dubbio, una resipiscenza, un dialogo che lasci intendere non dei valori (per carità!), ma anche solo dei ragionamenti, una visione della vita che comprenda  gli altri, oltre che loro stessi.
mai una pur minima riflessione sull' ora e sul dopo.
le uniche pagine in cui si legge un accenno di profondità (si fa per dire, eh?) è quando Step (il protagonista maschile) rivive i suoi traumi familiari (gravissimi: la madre che tradisce il padre e la loro separazione, figurarsi!).
non c'è pathos in quelle pagine. ma solo, naturalmente, un intento assolutorio: Step è un imbecille, è un violento, è un abisso di ignoranza e di volgarità, certo.
ma, ricordatevelo, non è colpa sua: è colpa della sua triste infanzia. amava tanto la madre e lei ha tradito la sua fiducia. il padre gli voleva bene, ma era distante (eccerto: lavorava, il coglione!). è colpa della società, è colpa del mondo. ecco perchè, invece di parlare, spacca la faccia alla gente, possibile che non ve ne rendiate conto?

di Babi (la ragazza di Step) che dire?
è una brava ragazza, lei, ha degli scrupoli morali: odia la violenza e sta un po' a disagio quando è coinvolta in furti e violazione di domicili, lei.
ma si innamora di Step, poverina, non è mica colpa sua.
lui è bello, 10 e lode, c'ha la moto, è spaccone, è una specie di Neanderthal che la fa sentire protetta, forse donna, una ne fa e cento ne pensa (non facendo niente tutto il giorno, ha molto tempo per fare progetti e studiare gesti teatrali).
una ragazza? un cervello? piuttosto, un' ameba.

questo il quadro. con condimento di adulti (padri, madri, fratelli) che dovrebbero essere normali.
ma che così non sono.
o sono assenti o sono acquiescenti ad ogni mattana dei loro cuccioli (compresi il fancazzismo, l' arroganza, le mani bucate, i reati penali e le aggressioni fisiche).

ecco, c'è qualcosa che non capisco.

la prima cosa è di chi stiamo parlando.
fatti i dovuti calcoli, si tratta di ragazzi nati intorno alla metà dei '70. quindi, oggi, avrebbero intorno ai 30 anni. ma il manoscritto "ha circolato per anni in fotocopia". ed oggi che viene pubblicato, riscuote un buon successo (ne è stato tratto anche un film: alcuni dicono che sia peggio del libro, pensa un po'...), quindi significa che anche i ragazzi nati negli anni successivi vi si riconoscono, ci si identificano.
ecco, quei ragazzi, un po' li conosco (mio figlio è nato nell' '81): non erano così.
non tutti erano dei geni a scuola, certo: facevano sega, truccavano i motorini e cercavano di rimorchiare. ma non mangiavano a sbafo, non picchiavano la gente per strada, non rubavano nelle case degli altri, non andavano sotto processo ridendo e scherzando.

la seconda è che le cose sono due: o Moccia ci racconta delle balle, o la situazione è tragica.
se davvero quella generazione è come ce la dipinge, apriti cielo!
e attenzione: il berlusconismo non c' entra niente. stiamo parlando degli anni '90, quando Berlusconi era ancora lungi dal candidarsi e, ancor più, dall' andare al potere.  

la terza è come possa accadere che scrivere, male, di venti ragazzini viziati possa rendere bene.
non a caso ho detto scritto male.
io non sono nessuno (ho fatto lo scientifico, figurarsi!), ma questo libro è scritto male. nella struttura del racconto, nel periodare, nella scelta ridondante di aggettivi ed avverbi.
posso dirlo da semplice lettore (che ha fatto solo lo scientifico)? beh, lo dico: è scritto MALE.
e leggere che per anni ha circolato in fotocopia mi fa pensare che stiamo messi male, molto male. oppure che il marketing di Moccia (e della Feltrinelli) sia assolutamente insuperabile (al livello di Berlusconi, direi: gente che vende piombo al prezzo dell' oro, per dire).
si dirà: ma questo è il Paese dove ogni due o tre mesi esce il capolavoro dell' anno, o lo scrittore dell' anno.
giusto, ma insomma: un po' di dignità?
si dirà: ma Moccia è il figlio di Pipolo (quello di Castellano & Pipolo). dunque, in un Paese come questo, è usufruttuario naturale di diritti acquisiti da altri.
giusto, ma insomma: un po' di vergogna?

ecco che allora Federico Moccia acquisisce una sua dignità, un suo perchè.
un uomo che scrive di quattro amici suoi, senza esserne capace, che qualsiasi cosa abbia fatto non c'è riuscito (v. sua biografia), e che riesce purtuttavìa ad avere successo, a fare dei soldi. un uomo intelligente, che ha saputo approfittare della povertà intellettuale ed editoriale di questo disgraziato Paese.
complimenti a lui (e a Feltrinelli. che, essendo azienda commerciale, deve vendere ciò che ha per fare più soldi possibili) ed un consiglio a voi: risparmiatevi 15 euro (e poi quelli del sequel, e anche quelli del DVD).

:)

postfazione non per scusa.
dice "ma perchè l' hai letto?".
nel mio vagabondare per Feltrinelli, l'avevo preso in mano e, leggendo la prima pagina, mi aveva colpìto l' ambientazione in luoghi che conosco e frequento. poi, parlandone un giorno con la mia consulente editoriale, ella mi aveva detto: "E' una storia da quindicenni, una cagata."
io, sorpreso, ma conoscendo la sua poca propensione, diciamo così, alla metafora, mi ero detto comunque incuriosito.
lei non aveva fatto altro che entrare nella libreria della piazza dove Step e i suoi amici fanno la gara di flessioni (...), comprarmelo e regalarmelo.
a quel punto, nonostante i dubbi, non potevo che leggerlo.
l' ho fatto, le ho dato ragione e mi sono anche rimproverato per averle fatto spendere dei soldi.
e ho realizzato che una consulente editoriale sta lì appunto per dare consigli e non accettarli è come non accettare i consigli del commercialista.
 

 

 
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un uomo, un mito.

Post n°852 pubblicato il 22 Marzo 2006 da giancla56
 
Foto di giancla56



un post? di più: una sceneggiatura alla Monthy Python, uscita dalle dita del mio blogger di riferimento.
ve ne faccio dono, nella speranza di alleviare le vostre sofferenze e preoccupazioni per le ultime esternazioni del Sen. Giovanardi.



CARRELLO

Premessa: la scena si svolge al supermercato intorno alle ore 19, quando la corsia dei surgelati viene invasa da un esercito di orchi liberati dai recinti degli uffici. Ci sei pure tu, in missione segreta scopo approvvigionamenti alimentari. Al termine della battaglia riesci a riempire di beni il carrello ma prima di avviarti in fila alla cassa lo lasci solo per dieci secondi dieci incustodito e ti rechi in perlustrazione al reparto detersivi liquidi.
Torni, e il carrello non c'è più. Eppure era qui.
Era proprio qui, santodìo.

Insieme ad esso son scomparsi:
- i beni ivi contenuti
- la lista della spesa.

Cosa fare:
a) ricominciare la spesa daccapo (impresa pressoché impossibile, dovresti ricordare a memoria l'intera lista della spesa)
b) tuffarsi nudo sul banco del pesce fresco in segno di protesta;
c) partire alla ricerca del carrello perduto.

Clicchi su c).

Per oltre un'ora ti aggiri tra i viali del supermercato facendoti faticosamente largo tra la folla impazzita: nessun risultato. Quando oramai ti stai rassegnando al destino avverso e pensi già al ritorno a casa sconfitto e a mani vuoti, ecco che in fondo alla corsia della minestre liofilizzate scorgi il tuo carrello. Al volante, una signora di età tra i due e i trecento anni, palesemente ottenebrata.
Deve averlo scambiato per il suo.
Ti avvicini, la affronti:

- Signora, questo è il mio carrello.
- No. E' mio.
- Bugiarda. Guardi, questa è la mia lista della spesa, e corrisponde esattamente alle merci contenute nel carrello. Lo vede? Avanti, mi renda il carrello.
- Giovanotto se ne vada o mi metto a urlare.

Breve colluttazione, ma la vecchia non cede.

Occorre tentare una diversa tattica. Ti allontani, indossi un cappello a visiera sottratto al reparto abbigliamento uomo/bambino e poi ritorni presentandoti in altra veste alla ladra di carrelli:

- Buongiorno sono il Direttore del Supermercato.
- Oh! Quale onore. Buongiorno.
- Questo carrello è sotto sequestro.
- Come?
- C'è una bomba nel pacco dei rigoli, ma stanno arrivando gli artificieri. Lasci il carrello.
- Non le credo.
- Mi lasci il carrello e non le verrà fatto alcun male.
- Lei non è il direttore del supermercato.
- Come no, guardi, ho il distintivo [le mostri la patente].
- Quella è una patente.

Altra colluttazione, poi la ritirata. Quindi un nuovo tentativo.

- Signora buongiorno, se non mi consegnate subito questo carrello, voi morrete.
- Morrò?
- Sì. E accadrà qui. Adesso.
- Chi siete, buonuomo?
- Son la Morte, signora.
- Ohibò, non ne avete l'aspetto. Vi facevo pallido, nerovestito e armato di attrezzi da giardino atti al taglio delle erbacce o del granturco.
- Se andassi in giro così conciato, signora, temo che mi riconoscerebbero per strada e mi chiederebbero l'autografo. Ed io, si sa, son persona riservata.
- E in cambio della mia vita volete soltanto un carrello della spesa?
- Esso mi appartiene.
- Non possumus. Se debbo scegliere tra carrello e sonno eterno, opto per il secondo.
- Ora basta! Dammi 'sto cazzo di carrello, vegliarda!
- Vi riconosco, voi non siete la Morte ma il drogato di prima, quello travestito da direttore del supermercato.

Vi azzuffate per terra: intorno a voi le massaie in cerchio osservano la lotta e tifano per l'anziana. Un macellaio dai bicipiti tatuati di svastiche salta il banco delle carni e accorre a darle manforte brandendo una mannaia.
Implori un armistizio.

Che almeno ti sia restituita la lista della spesa.


:)

 
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posizioni.

Post n°851 pubblicato il 20 Marzo 2006 da giancla56
 
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io sono qui (e vorrei vedere...) ------------------------>>

e voi?

cioè, magari scoprite che siamo vicini vicini...

 
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candidature.

Post n°850 pubblicato il 19 Marzo 2006 da giancla56
 
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E l’amore? Sei una di quelle che dicono: ‘Con gli uomini ho chiuso?’
“Perché? Io non escludo di trovare un nuovo compagno”.

Come lo vuoi?
“Come l’ho avuto: chiuso, introverso, silenzioso”.

Emma Bonino, da:
Grazia del 17 marzo 2006, pag. 107


quasi quasi, mi candido.
hai visto mai?

:)



 
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per i romani.

Post n°849 pubblicato il 12 Marzo 2006 da giancla56
 
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L’Associazione Radicali Roma invita iscritti, militanti e simpatizzanti Martedì 14 Marzo 2006 alle ore 21.30 al BALIC in via degli Aurunci 35 (zona San Lorenzo) per l’apertura della campagna elettorale per LA ROSA NEL PUGNO.

Interverranno: Daniele Capezzone, Segretario dei Radicali Italiani e membro della segreteria della Rosa nel Pugno e Diego Sabatinelli, Segretario dell’Associazione Radicali Roma.

A seguire: musica dal vivo dei “FAREWELL” - DJ SET GABRIELE FRONGIA

Ingresso: 8 Euro consumazione inclusa.

Info: Alessandra 339.1582226- Giampiero 339.2980589- Katia 338.3864539

 
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RnP - Manifestazione nazionale a Roma.

Post n°848 pubblicato il 08 Marzo 2006 da giancla56
 
Foto di giancla56



Domenica 12 marzo, dalle 9.30 alle 13.30, a Roma, presso l’Hotel Ergife, si svolgerà la Manifestazione Nazionale di apertura della campagna elettorale della Rosa nel Pugno.

La manifestazione, alla quale interverranno i membri della segretaria nazionale della RNP e numerosi testimonial candidati o sostenitori delle liste della RNP, sarà chiusa dagli interventi di Enrico Boselli ed Emma Bonino. Sono previsti interventi e messaggi di Marco Bellocchio, Oliviero Toscani, Oriella Dorella, Franco Battiato e DJ Coccoluto. Ma con noi ci saranno anche Paola Turci, Tony Garrani, Carlo Mazzantini, Eugenio Bennato e molti altri ancora.

Sabato 11 marzo, dalle 15 alle 20, sempre all’Hotel Ergife, si svolge un convegno dal titolo “Ragioni e obiettivi della Rosa nel pugno” sul programma e le prospettive del nuovo soggetto politico. Il convegno è introdotto da Biagio De Giovanni e concluso da Marco Pannella. Ad oggi, sono già previsti interventi di: Michele Ainis, Alberto Benzoni, Giuseppe Di Federico, Oscar Giannino, Antonio Landolfi, Fabrizio Rondolino, Gianfranco Spadaccia.

Occorre essere in tanti già sabato e domenica, per contribuire a costruire, all'interno dell'Unione, un'alternativa di libertà, di giustizia, di rispetto delle leggi fondamentali, dei diritti umani, civili, sociali, della laicità dello Stato.


Con la tua partecipazione darai forza alla nostra storia, non solo italiana, di Liberali, Socialisti, Laici e Radicali che è oggi rappresentata dalla Rosa nel Pugno.

 
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un impegno concreto.

Post n°847 pubblicato il 08 Marzo 2006 da giancla56
 
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"Mi impegno a iscrivermi al partito della Rosa nel Pugno non appena sarà possibile ma solamente se 500 altre persone si impegneranno a fare lo stesso."

per sottoscriverlo anche tu.

 
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la "strana" coppia.

Post n°846 pubblicato il 06 Marzo 2006 da giancla56
 
Foto di giancla56



la strategìa è chiarissima.
il csx è comunismo, miseria e morte.
di conseguenza, ogni voce diversa dai comunisti va tacitata.
ergo: diamo spazio ai comunisti, facciamoli apparire, facciamoli parlare, promuoviamoli a portavoce.

fin'ora, andava bene Bertinotti (ed infatti, ha totalizzato la maggior mésse di presenze nella Terza Camera di Bruno Vespa. più di Berlusconi, più di Prodi, più di Fini, Rutelli, Casini, Mastella, Pera e Mela).

ma adesso mi si è trasformato in un nonviolento, in un moderato, mi rinuncia pure ai PACS, cribbio!
e allora, ben venga Diliberto.
lui sì, che è un comunista duro e puro.

e Diliberto, che, da comunista puro e duro è ovviamente un po' miope (e deve fottere un po' di voti a RC e ai DS), ci va a nozze.
"Ci parlo io, con Berlusconi! Gliela faccio vedere io, a Berlusconi!"

strategìa chiarissima, si diceva.
sia quella di Berlusconi che quella di Diliberto.
ma sarà anche vincente per il csx?
o no?

se lo domanda, a mio parere con il solito acume, Marco Pannella:

"Il gioco dura da anni, da molti anni, e in questo momento sta per produrre conseguenze letteralmente disastrose per le istituzioni e la società italiana. Il gioco è quello della interlocuzione privilegiata da parte di Silvio Berlusconi con i famigerati “Comunisti” nei confronti dei quali scatena contemporaneamente una risibile e grottesca campagna di pseudo-demonizzazione.
Il gioco è vecchio ma ormai l’alleanza non è più solamente “oggettiva” come qualcuno comincia a sospettare. Al contrario è in buona parte frutto di consapevolezza e di un calcolo tanto pericoloso quanto fondato su un tentativo di inganno senza precedenti dell’opinione pubblica italiana, che pure ne soffre da decenni."

http://www.rosanelpugno.it/rosanelpugno/node/1840

e c'è poco da ridere...

 
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il mercato delle vacche.

Post n°845 pubblicato il 01 Marzo 2006 da giancla56
 
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notizia delle 21:30.
io e i miei colleghi siamo stati venduti ad un'altra Banca.
come degli schiavi, come degli animali, come delle cose.

mah...vado a leggermi Narnja.
forse è meglio.

 
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ieri, prima serata del Festival.

Post n°844 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da giancla56
 
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e io me la sono persa.

perdìo.

:)

 
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le parole di Luca.

Post n°843 pubblicato il 26 Febbraio 2006 da giancla56
 
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Invettiva agli ipocriti

Voglio affrontare un argomento che credo sia di un certo interesse, almeno lo è, per me. Mi sono spesso domandato quale potesse essere il significato della mia esistenza, e il contributo che avrei potuto dare a me, e ai radicali italiani. La risposta, è al tempo stesso semplice e complessa, così come, semplici e complessi, sono tutti i fatti della vita di una persona. Dopo questo lungo pippone, ho optato per un taglio conclusivo comico, in modo tale da non essere mandato a fare in culo, prima della fine, di questo mio, non breve, intervento.

In primo luogo, il significato della mia esistenza è quello di viverla, così come mi è consentito, punto e basta. Nella mia avventura radicale, la cosa più importante, che penso di essere riuscito a realizzare, è quella di aver fatto di una malattia, una occasione di rinascita, e di lotta politica. Di avere avuto la forza e il coraggio, di trasformare il mio privato in pubblico. Di avere ribadito che la persona malata è, innanzitutto persona, e come tale, ha diritto a vivere una esistenza piena, e libera, contro il senso comune e le ipocrisie quotidiane, che vorrebbero, invece, relegarci in una terra di nessuno.

Che cosa può succedere quando ci si ritrova su una sedia a rotelle e senza voce? Succede di tutto. Il silenzio si fa, però, parola, anche se, parola interiore.

Così, uscendo dall'albergo, per andare a piazza del Pantheon, mi si avvicina una signora, che, guardandomi le gambe, e non negli occhi, mi domanda se sono sordo. Non posso parlare, ma la mia voce interiore le dice, Brutta imbecille, se mi guardassi negli occhi, e non le gambe, non ti ci vorrebbe molto, a capire che ci sento benissimo, anche se non ho nessuna voglia di ascoltare le tue cazzate. Tornando in albergo, il portiere domanda a Maria Antonietta, se posso salire da solo i tre gradini, sui quali non è stata predisposta la pedana di accesso per i disabili. Ma, brutto testa di cazzo, replica la mia voce interiore, ti sembra che se potessi farlo, me ne starei seduto su una sedia a rotelle? A Milano, Vincenzo Silani, un neurologo squallido, che sta facendo di tutto, per opporsi al protocollo di studio, nel quale sono stato arruolato, incontrandomi un anno e mezzo fa, nonostante fossi il paziente più grave, mi ha ricevuto per ultimo, facendomi passare davanti, anche quei pazienti, che avevano un appuntamento successivo al mio. Una volta entrato, non sapendo ancora, chi fossi, mi ha messo nelle mani del suo assistente. Con aria scocciata mi ha poi, spiegato che non c'era niente da fare, che si trattava di una malattia incurabile, come se non lo sapessi già, e mi ha consigliato di tornarmene a casa, dal momento che, di lì a poco, non mi sarei nemmeno potuto più muovere. La mia voce interiore, gli ha risposto: grandissimo pezzo di merda, ho già sepolto uno dei medici che mi ha fatto la diagnosi infausta, e non è detto, che non riesca a sopravvivere anche a te, che con le tue parole false, stai distruggendo la speranza di migliaia di malati, che confidano nella ricerca sulle cellule staminali. La ragione per la quale, tu macellaio, ti opponi a questa sperimentazione è tremenda, non vuoi perdere le parcelle dei tuoi pazienti che, uno dopo l'altro, ti stanno abbandonando.

Ancora, questa volta a Roma, non direttamente a me, ma a Maria Antonietta, c'è qualcuno, che le chiede se posso o no, scopare. La mia voce interiore, risponde, nuovamente: la sclerosi laterale amiotrofica colpisce la muscolatura volontaria, e non le funzioni sessuali. Certo, non posso fare tutte le posizioni del Kamasutra, ma un po' me la cavo anche io, brutto imbecille! La scorsa settimana, mi sono recato in una sanitaria per ordinare la mia nuova sedia a rotelle, quella con il supporto per la testa. Lì, ho incontrato il marito di una malata di sclerosi laterale amiotrofica, che rivolgendosi, chiaramente, sempre a Maria Antonietta, mi ha detto: poverino, non è che al partito ti fanno strapazzare troppo? E quando sei stanco, come fai? La mia voce interiore gli ha risposto: primo, poverino un pezzo di cazzo! Secondo, sono io ad avere deciso di strapazzarmi , non gli altri per me. Terzo, siccome, sono sempre molto stanco, tanto vale dare un senso politico a questa stanchezza. Quarto, nonostante tua moglie sia malata come me, non hai capito minimamente, che tutto quello che sto facendo è anche per lei, e non solo per me. Ma va a fan culo! C'è però, una cosa, che non mi è stata mai detta direttamente: povero andicappato, sei stato strumentalizzato. Il motivo è semplice. La mia voce interiore avrebbe chiamato il mio avvocato, trasformandosi in un messaggio di posta elettronica, per far partire una denuncia per diffamazione. Si sa, il 99 per cento delle persone è senza coglioni, e quando si tratta di affrontarsi a viso aperto, gli occhi puntati negli occhi, non ce la fa proprio, e allora abbassa lo sguardo.

 
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buon compleanno, cazzo!

Post n°842 pubblicato il 26 Febbraio 2006 da giancla56
 
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Dal Secolo XIX

Trent'anni di Radio Radicale una voce (beffarda) dal Palazzo

di Vittorio Pezzuto
«Siete sintonizzati sugli 88.5 megahertz in FM e quella che state ascoltando è Radio Radicale di Roma». Così, nella tarda mattinata del 26 febbraio 1976, iniziavano le prime trasmissioni dell'emittente politica italiana più longeva e apprezzata. Nelle due stanze di viale Villa Pamphili (mentre nel palazzo di fronte Daniele Capezzone, bimbetto vispo di quattro anni, gioca buono buono nella sua cameretta) iniziano ad alternarsi al microfono sette militanti diretti da Pino Pietrolucci. Grande entusiasmo, mezzi di fortuna, struttura decentrata - fino al 1978 nelle sedi di Milano, Genova, Torino, Firenze e Napoli i militanti radicali decideranno autonomamente gran parte del palinsesto - eppure già nelle prime settimane si delinea con chiarezza la linea editoriale che resterà inalterata negli anni: notizie ventiquattro ore su ventiquattro, fili diretti con gli ascoltatoìi (senza filtri, una novità per l'epoca) e messa in onda dei maggiori appuntamenti politici e istituzionali del Paese. Pubblicità zero. La radio si mantiene con le sottoscrizioni private e grazie al finanziamento pubblico del partito: non potendolo rifiutare per legge, il Pr ha infatti deciso di "restituirlo" ai cittadini sotto forma di informazione. Per la prima volta il Palazzo irrompe così nelle case degli italiani, che presto imparano a conoscerne liturgie e protagonisti. Convinti sostenitori del motto einaudiano del "conoscere per deliberare", Marco Pannella e i dirigenti della Rosa nel Pugno vogliono infatti che il loro organo di partito non si riduca a semplice strumento di propaganda. Il genovese Paolo Vigevano, editore dell'emittente dal 1978 al 1999, sottolinea come «in tutti questi anni siamo stati l'unico servizio pubblico radiotelevisivo assicurato da un privato e riconosciuto per legge. Ricordo che il primo grosso impianto di trasmissione lo accendemmo il 16 marzo 1978, giorno del rapimento di Aldo Moro. Il momento non era casuale: volevamo garantirci spazi di libertà che non venisseri stritolati dalla morsa Rai-grande stampa, compatti sostenitori del compromesso storico». Il suo pensiero ritorna anche al gennaio 1981, quando la mobilitazione dell'emittente portò alla liberazione del giudice Giovanni D'Urso da parte delle Brigate Rosse: «Siamo stati lo strumento mediatico dell'unico grande successo di dialogo, senza trattativa, con il terrorismo». Il direttore di allora era Lino Jannuzzi, che oggi ricorda come «determinante in quella circostanza fu il drammatico appello alla Br fatto ai nostri microfoni da Leonardo Sciascia, nostro abituale interlocutore. Così come rivendico l'invenzione della rubrica "Stampa e Regime", la prima rassegna stampa mai realizzata in Italia, da me affidata a Marco Taradash». Nel 1986 Radio Radicale diventa anche "Radio parolaccia". Poiche si rischiava di chiudere per mancanza di fondi, vengono sospesi tutti i programmi e si decide di trasmettere senza censura i messaggi di solidarietà degli ascoltatori. Ben presto sulle segreterie telefoniche si rovesciano a migliaia scherzi deliranti, bestemmie, insulti tra tifosi di calcio, cori razzisti nord-sud... Diversi anni prima dell'esplosione del fenomeno leghista, l'Italia si scopre improvvisamente piena di rabbia contro se stessa e la sua classe dirigente. Il clamore è tale che per qualche giorno la magistratura romana dispone il sequestro degli impianti pei impedire la messa in onda di telefonate che possono configurare i reati di vilipendio delle istituzioni e di apologia del fascismo. A dispetto della sua inconfondibile colonna sonora (dal 1983 trasmette solo Requiem, in ricordo delle migliaia di morti per fame ogni giorno nel mondo), l'emittente festeggia in ottima salute il trentesimo compleanno. Il suo archivio sonoro, interamente digitalizzato, è ormai un giacimento culturale unico in Italia e probabilmente senza eguali al mondo: a fine gennaio contava 50047 interviste, 12.588 udienze dei più importanti processi, 14.448 dibattiti o presentazioni di libri, 5.685 assemblee, 4.776 comizi o manitestazioni ufficiali, 11.942 conferenze stampa e la voce di ben 124.536 oratori. Nella redazione romana di via Principe Amedeo il direttore Massimo Bordin non sembra dare un eccessivo rilievo a questo anniversario: l'urgenza del momento è semmai quella di assicurare vita e consenso elettorale alla nuova Rosa nel Pugno. Con la voce arrocchita dal fumo che da molti anni gli ascoltatori dì "Stampa e Regime" ben conoscono, preferisce guardare avanti e porsi obiettivi ancora più ambiziosi. «Da tempo la nostra radio si è evoluta nel web (www.radioradicale.it) e stiamo continuando a investire per garantire agli utenti una definizione sempre maggiore dell'audiovideo, perfezionando l'incrocio del mezzo radiofonico con quello televisivo. Da qui nasce il nostro recente accordo col canale satellitare Nessuno TV. Che non esclude affatto la nascita in futuro di una nostra emittente televisiva, beninteso con la stessa filosofia editoriale». Perché da quella mattina del 26 febbraio 1976 lo slogan continua a restare immutato: "Radio Radicale. La radio che parla e che ascolta. Dentro, ma fuori dal Palazzo".


quel 26 febbraio del 1976 non avevo ancora vent'anni.
cazzo!

:)

 
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come piegare una t-shirt.

Post n°841 pubblicato il 26 Febbraio 2006 da giancla56
 
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un po' di cazzeggio, ma anche di servizio pubblico.
chi usa (e quindi lava e stira...) le t-shirt (io ne ho una trentina, cazzo!) sa che gran rottura di coglioni e/o perdita di tempo sia piegarle.
certo, non sono camicie, quindi uno può essere anche un po' approssimativo, tuttavìa...
ecco, allora, che Internet viene in soccorso: c'è una tizia, da qualche parte in Asia, che ci insegna a piegare una t-shirt in pochi secondi.
non ci credevo, e ho voluto provare, approfittando della domenica (giorno, naturalmente, santificato ai lavori domestici!): funziona.
1, 2, 3 e, oplà!, qualche minuto strappato alla noia e all'alienazione.

via: Marco Porro.

:)

PS: consigliato anche a chi lavora nei negozi di abbigliamento...

 
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ecco mio figlio.

Post n°840 pubblicato il 25 Febbraio 2006 da giancla56
 
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non quello che guida la bicicletta, l'altro.
l'On. Segretario Pecoraro Scanio sta per ricevere formale diffida dal continuare ad usare quell'immagine (dato che non ha chiesto il permesso a nessuno).

:)

 
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l'allegato A e i catto-comunisti.

Post n°839 pubblicato il 23 Febbraio 2006 da giancla56
 
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dunque, l'abbandono della Bonino del vertice dell'Unione non era proprio un' "espediente di visibilità", come è stato detto.
forse, aveva ragione il british Diliberto a parlare di rogna da grattare.
vediamo perchè.

dopo quell'episodio sono accadute alcune cose.
- il mondo dei discriminati (GLBT, in buona parte da sempre schierato a sinistra) si incazza e si mobilita contro un compromesso al ribasso che a loro no! proprio non gli sta bene. soprattutto se stipulato sulla loro pelle.
- tre persone di area DS (alle quali, fin'ora, nulla di inconfessabile era stato addebitato) decidono di continuare il loro impegno politico nella Rosa nel Pugno. Turci, De Giovanni e Buglio dànno, delle loro scelte, fondamentalmente una motivazione: i DS sono troppo prudenti sul tema della laicità dello Stato e dei diritti civili, troppo concentrati sull'accordo con la Margherita per occuparsene.
nessuna mini-scissione (come pure qualcuno dice), solo scelte personali.
- ieri, la RnP incontra Prodi e di comune accordo si mette nero su bianco che:
a) la RnP fa parte dell'Unione, ma dato che
b) non ha avuto la possibilità di partecipare alla stesura del Programma
c) firmerà quel Programma, ma mantenendo autonomìa sui propri temi specifici.
vergogna? non pare proprio. quando si vuol fare i notai, bisogna pure rispettare le regole e accettare gli allegati al rogito.

le reazioni non si fanno attendere e portano un unico segno: il catto-togliattismo.
Castagnetti evita l'ulcera solo mandando giù un paio di Maalox e la compagna-suora Livia Turco si agita a sproposito, dicendo, nel suo afflato, anche sciocchezze.
la Velina Rossa cita Togliatti: "pulci che albergano nella criniera di un cavallo di razza". bello.

allora, ecco che si comprende cosa intendesse davvero il compagno Diliberto (pur se inconsapevolmente, essendo egli abituato ad abbracciare Fidel Castro e i dirigenti di Hamas, in modo, come dire, un tantìno ideologico).
esiste, certo, una rogna.
ma non è la rogna radicale destinata ad essere grattata dai compagni socialisti.

esiste, piuttosto, una rogna radicale, socialista, laica e liberale, che qualcun'altro dovrà grattarsi.
e cioè tutti quelli che perseguono il vecchio progetto catto-comunista berlingueriano. che non hanno ancora capìto (nonostante le amare lezioni della storia, e gli schiaffoni presi) che i cattolici (come i musulmani, come gli ebrei) non sono una massa indistinta ed amorfa.
che la migliore risposta ai mullah imbroglioni e ai tiranni tribali, ai Calderoli, ai Pera, ai Ferrara, alla Fallaci e (da ieri lo sappiamo) anche a quella povera soubrette pseudo-intellettuale di rinquarto di Daniela Alberoni, e a tutte le loro guerre di civiltà è la laicità dello Stato.
di tutti gli Stati.

si capisce, allora, chi è che, davvero, dovrà grattare quella rogna.
tutti quelli che dicono di voler costruire un Partito Democratico (vecchio pallino di Marco Pannella) sperando, nel profondo del loro intimo, di riproporci, nel terzo millennio, un compromesso storico bonsai.
obsoleto, miope, tatticista e, purtroppo, anche molto pericoloso.

ad oggi, non è dato sapere se quella rogna, da piccola macchiolina che ancora è, diverrà piaga e chi (e come) deciderà se grattarla (facendola sanguinare) o curarla, con una energica iniezione di antibiotici.
lo decideranno, come è d'uso in democrazìa, gli elettori.
le premesse per la sintesi della medicina ci sono, e sono a disposizione di chiunque vorrà farsene produttore (oltrechè consumatore): i Cittadini, il loro impegno, il loro voto.

:)

 
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