Creato da: giancla56 il 27/11/2004
Una bacheca, appunto. Un posto dove attaccare foglietti, post-it, annotazioni. Dove appendere pensieri, foto, emozioni, immagini, riflessioni, sfoghi, sentimenti,sorrisi, incazzature e pianti. Ma non una bacheca privata, solo mia. Anche di quelli che, se vorranno, potranno usarla.

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Post n°853 pubblicato il 26 Marzo 2006 da giancla56
 
Foto di giancla56



ieri sera ho finito Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia (prima stesura, quella del '92).

boh, non arrivo a capìre.
non che io sia un fulmine di guerra, per carità!, ma stavolta davvero mi sfuggono un po' di cose.

la trama: con la scusa di una storia (storiella) d'amore tra due adolescenti, racconta della generazione dei ragazzi nati a cavallo tra i '70 e gli '80. ragazzi di media-buona borghesia.
non hanno problemi di soldi. pur non lavorando (e naturalmente, come si addice agli adolescenti, disprezzando chi lavora e si fa il culo per tirare la mesata) partecipano a feste, frequentano locali, vanno a cena fuori, hanno moto, motorini, comprano fasci di rose rosse e regali di compleanni, natali e pasque, sono iscritti in palestra, fanno nottata e si svegliano a mezzogiorno, bevono birra e fanno colazione con i tramezzini di Mondi o con i cornetti di Lazzareschi, si vestono esclusivamente di brand noti e (ca va sans dire) costosi, trascorrono ore ed ore al telefono (assenti, ancora, i cellulari. per fortuna! si direbbe).
alcuni (le ragazze, mediamente più giovani:16-17 anni) vanno a scuola, ricoprono i diari di disegnini, studiano con alterne fortune, fanno shopping, sognano LA storia d'amore.
naturalmente, col bello 10 e lode, palestrato e spaccone.

i ragazzi non vegetano. magari!, fosse così: sarebbero semplicemente inutili.
invece girano la loro città (o meglio: il loro quartierino, il loro piccolo microcosmo) buttando le ore gareggiando con le moto di notte, scappando dalla Municipale, rimorchiando le ragazzine, spaccando la faccia a chiunque per qualsiasi banale motivo, fuggendo dai ristoranti senza pagare, giocandosi a biliardo cifre non indifferenti, rubando nelle case dove si trovano (o si impongono) come ospiti, scatenando risse in locali o all'aria aperta, forzando le porte di case altrui per offrire all' amata una notte ad Ansedonia, gareggiando tra loro a chi ha più pettorali, bicipiti o a chi la fa più grossa, trattando anche i fratelli più grandi come inutili o noiose appendici della loro unica esistenza. al punto da sfasciargli la macchina o mettergli le mani addosso.
e ridono. sempre.

mai un dubbio, una resipiscenza, un dialogo che lasci intendere non dei valori (per carità!), ma anche solo dei ragionamenti, una visione della vita che comprenda  gli altri, oltre che loro stessi.
mai una pur minima riflessione sull' ora e sul dopo.
le uniche pagine in cui si legge un accenno di profondità (si fa per dire, eh?) è quando Step (il protagonista maschile) rivive i suoi traumi familiari (gravissimi: la madre che tradisce il padre e la loro separazione, figurarsi!).
non c'è pathos in quelle pagine. ma solo, naturalmente, un intento assolutorio: Step è un imbecille, è un violento, è un abisso di ignoranza e di volgarità, certo.
ma, ricordatevelo, non è colpa sua: è colpa della sua triste infanzia. amava tanto la madre e lei ha tradito la sua fiducia. il padre gli voleva bene, ma era distante (eccerto: lavorava, il coglione!). è colpa della società, è colpa del mondo. ecco perchè, invece di parlare, spacca la faccia alla gente, possibile che non ve ne rendiate conto?

di Babi (la ragazza di Step) che dire?
è una brava ragazza, lei, ha degli scrupoli morali: odia la violenza e sta un po' a disagio quando è coinvolta in furti e violazione di domicili, lei.
ma si innamora di Step, poverina, non è mica colpa sua.
lui è bello, 10 e lode, c'ha la moto, è spaccone, è una specie di Neanderthal che la fa sentire protetta, forse donna, una ne fa e cento ne pensa (non facendo niente tutto il giorno, ha molto tempo per fare progetti e studiare gesti teatrali).
una ragazza? un cervello? piuttosto, un' ameba.

questo il quadro. con condimento di adulti (padri, madri, fratelli) che dovrebbero essere normali.
ma che così non sono.
o sono assenti o sono acquiescenti ad ogni mattana dei loro cuccioli (compresi il fancazzismo, l' arroganza, le mani bucate, i reati penali e le aggressioni fisiche).

ecco, c'è qualcosa che non capisco.

la prima cosa è di chi stiamo parlando.
fatti i dovuti calcoli, si tratta di ragazzi nati intorno alla metà dei '70. quindi, oggi, avrebbero intorno ai 30 anni. ma il manoscritto "ha circolato per anni in fotocopia". ed oggi che viene pubblicato, riscuote un buon successo (ne è stato tratto anche un film: alcuni dicono che sia peggio del libro, pensa un po'...), quindi significa che anche i ragazzi nati negli anni successivi vi si riconoscono, ci si identificano.
ecco, quei ragazzi, un po' li conosco (mio figlio è nato nell' '81): non erano così.
non tutti erano dei geni a scuola, certo: facevano sega, truccavano i motorini e cercavano di rimorchiare. ma non mangiavano a sbafo, non picchiavano la gente per strada, non rubavano nelle case degli altri, non andavano sotto processo ridendo e scherzando.

la seconda è che le cose sono due: o Moccia ci racconta delle balle, o la situazione è tragica.
se davvero quella generazione è come ce la dipinge, apriti cielo!
e attenzione: il berlusconismo non c' entra niente. stiamo parlando degli anni '90, quando Berlusconi era ancora lungi dal candidarsi e, ancor più, dall' andare al potere.  

la terza è come possa accadere che scrivere, male, di venti ragazzini viziati possa rendere bene.
non a caso ho detto scritto male.
io non sono nessuno (ho fatto lo scientifico, figurarsi!), ma questo libro è scritto male. nella struttura del racconto, nel periodare, nella scelta ridondante di aggettivi ed avverbi.
posso dirlo da semplice lettore (che ha fatto solo lo scientifico)? beh, lo dico: è scritto MALE.
e leggere che per anni ha circolato in fotocopia mi fa pensare che stiamo messi male, molto male. oppure che il marketing di Moccia (e della Feltrinelli) sia assolutamente insuperabile (al livello di Berlusconi, direi: gente che vende piombo al prezzo dell' oro, per dire).
si dirà: ma questo è il Paese dove ogni due o tre mesi esce il capolavoro dell' anno, o lo scrittore dell' anno.
giusto, ma insomma: un po' di dignità?
si dirà: ma Moccia è il figlio di Pipolo (quello di Castellano & Pipolo). dunque, in un Paese come questo, è usufruttuario naturale di diritti acquisiti da altri.
giusto, ma insomma: un po' di vergogna?

ecco che allora Federico Moccia acquisisce una sua dignità, un suo perchè.
un uomo che scrive di quattro amici suoi, senza esserne capace, che qualsiasi cosa abbia fatto non c'è riuscito (v. sua biografia), e che riesce purtuttavìa ad avere successo, a fare dei soldi. un uomo intelligente, che ha saputo approfittare della povertà intellettuale ed editoriale di questo disgraziato Paese.
complimenti a lui (e a Feltrinelli. che, essendo azienda commerciale, deve vendere ciò che ha per fare più soldi possibili) ed un consiglio a voi: risparmiatevi 15 euro (e poi quelli del sequel, e anche quelli del DVD).

:)

postfazione non per scusa.
dice "ma perchè l' hai letto?".
nel mio vagabondare per Feltrinelli, l'avevo preso in mano e, leggendo la prima pagina, mi aveva colpìto l' ambientazione in luoghi che conosco e frequento. poi, parlandone un giorno con la mia consulente editoriale, ella mi aveva detto: "E' una storia da quindicenni, una cagata."
io, sorpreso, ma conoscendo la sua poca propensione, diciamo così, alla metafora, mi ero detto comunque incuriosito.
lei non aveva fatto altro che entrare nella libreria della piazza dove Step e i suoi amici fanno la gara di flessioni (...), comprarmelo e regalarmelo.
a quel punto, nonostante i dubbi, non potevo che leggerlo.
l' ho fatto, le ho dato ragione e mi sono anche rimproverato per averle fatto spendere dei soldi.
e ho realizzato che una consulente editoriale sta lì appunto per dare consigli e non accettarli è come non accettare i consigli del commercialista.
 

 

 
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