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RITORNI SENZA ANDATE

i fantasmi dell'arte

 

 

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Westfront

Post n°145 pubblicato il 17 Novembre 2015 da bibe.mt

"Non ho niente contro Dio
è il suo fanclub che mi preoccupa"

Woody Allen

 

"Sento" molte cose su ciò che sta accadendo nel mondo, agli uomini che sembrano costretti ad abitarlo assieme ai loro simili.

Le solite posizioni, le solite argomentazioni, Il solito sciacquarsi nel melmoso laghetto dell'ipocrisia.

I soliti sensi di colpa dei soliti Romoli Augustoli.

Per chi crede in qualcosa, se si va indietro nel tempo per capire e per rinfacciare le origini e le colpe degli spargimenti di sangue attuati e subiti dall’umanità, si arriva a Caino.

Il quale, essendo il sopravvissuto dei due fratelli, è teoricamente il padre di tutti noi.

Hitler, Mussolini, Stalin, i regimi del Vietnam, della Corea, quelli di Gengis Khan e di Tamerlano, le Crociate in Oriente e in Europa.

Le eresie, i fascisti, i nazisti. Lo zar, i Bolscevichi.

E i nemici sono uomini, che diventano il corpo delle ideologie diverse.

E gli amici, i "fratelli" sono uomini che diventano il corpo delle ideologie uguali.

Figli di qualcuno. Figli di nessuno.

Dresda, Hiroshima, Londra, Coventry, Nagasaki, Beslan, Auschwitz, Siberia, Lubjanka, Berlino, New York, Gerusalemme, Bagdad, Beirut...

Sono posti dove vivevano e vivono persone. Sono posti dove persone sono morte ammazzate.

Uomini. Donne. Bambini.

Mi fanno schifo i moralismi di facciata. Mi fa schifo la satira di facciata.

E’ facile disegnare vignettine contro la nostra società e i suoi (dis)valori, contro ciò che di noi appare, non contro ciò che realmente siamo.

Sono comode, 'ste vignettine, perché nessuno ne chiede il conto. Perché chi le crea "si chiama fuori", pur pubblicandole, pagato, dai media autoflagellanti del Sistema. 

Sono stanco di ascoltare i moralisti schizzinosi, spesso razzisti e disprezzanti verso questo o quel sistema di vita. Compreso il nostro. Specialmente il nostro.

Sono stanco di sentire i capipopolo razzisti che vogliono sparare a vista verso tutto ciò che di diverso si muove. E verso il diverso più piccolo che il diverso tiene in braccio.

Viviamo in un sistema che, teoricamente, permette a tutti di esprimersi, di fare politica, di farne parte, ma anche di sputargli e vomitargli addosso. Quasi legalmente.

Il miglior Sistema che l’imperfezione dell’uomo può esprimere.

"Contrordine Compagni!" "Facciamo autocritica!" "Gott mit Uns!" "Deus vult!"

Invidio molto chi sa sempre quale posizione prendere in qualunque momento.

Che sempre è una posizione “anti”, non “per”. Invidio molto quelli che dicono sempre che il problema è un altro, quando esso non sia addirittura “a monte”.

Quale monte? L’Ararat, il Sinai?

La difesa della Libertà non la si fa “a monte”, magari assumendoci tutte le colpe di tutti coloro che ci hanno preceduto, magari facendolo dal salotto di Bruno Vespa dove tra una pubblicità e l’altra si smontano i plastici delle case degli orrori, dove i vari psicologi di turno, avvolti nei loro maglioncini in cashmere tinta pisello, chiamano mostri e vittime per nome proprio.

La difesa della Libertà la si fa parlando. Ma anche scegliendo di tacere.

Qesto post non dice nulla. E dice il contrario di nulla. Manifesta il mio vuoto riempito fino all'orlo del niente della forma, delle grida, delle piccole, ipocrite posizioni.

Vogliamo vivere? Vogliamo morire? Se in coscienza affermo di non avvertire le colpe generate dalle generazioni che mi hanno preceduto e da chi mi vive attorno, sono sbagliato?

Non è razzista, come molti sedicenti antirazzisti fanno, dire che “l’Occidente bombarda e quindi è il minimo che può capitargli"?

Io sono Occidente? Voi siete Occidente? Loro sono Occidente? Il luogo diventa persona?

Io sono un uomo. Un Individuo. Che vive, che è nato qui e oggi casualmente.

Non sono un mostro collettivo, onnipresente ed eterno.

Non sono un dannato perché vivo in Occidente.

Perché io spero di essere pronipote di Platone, di Voltaire, di Martin Luther King.

 

Non di Caino.

 

 

 

 
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