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13 Cristina Burgio

14 Alessandro Burgio

15 Letizia Marchione

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19 Luisa Gaeta

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23 Angela Agnello

25 Giuseppe Di Cara

27 Maria Lo Bianco

 

 

Secondo campo - Un esperienza da non perdere...

Post n°238 pubblicato il 08 Settembre 2009 da cappuccinicafe
 
Foto di cappuccinicafe

di Davide B.

Mi sono spesso domandato: ho fatto  bene ad andare al secondo campo?

La  risposta  me  la  sono  data. Si, certo mi ha fatto crescere e ho trovato  fiducia  in  me  stesso.

Tutti questi giorni trascorsi con il Signore, ma chi me lo faceva  fare stare con Lui? Sono  stati  momenti  intensi, faticosi e belli, credo  per ognuno di noi.

Io un ragazzo timido, in questa  esperienza mi sono messo di impegno ad aprire me stesso con  gli altri nel dialogo e credo  che ci sono in parte riuscito.

Con una  sola  parola, questo campo mi ha segnato per  la vita, mi ha dato una spinta buttando fuori le mie paure da ragazzino  e ritrovando quell’uomo che  continuerà ad  affrontare la vita  e il cammino francescano con più convinzione.

Questa esperienza di 8 giorni mi è rimasta nel cuore, mi ha trasmesso una  forte emozione che mi rimarrà per sempre.

La vita di S. Francesco è dura  e  insidiosa  da  percorrere, ma anche  bella e gioiosa e dobbiamo viverla  con semplicità, imparando ad amare il prossimo, riceveremo in cambio amore gratuito.

Grazie  Dio  di  avermi dato la vita, e di avermi donato i fratelli.

Grazie di esistere.

 
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...le difficoltà di chi è ritornato a casa…

Post n°237 pubblicato il 10 Luglio 2009 da cappuccinicafe
 
Tag: DIARIO
Foto di cappuccinicafe

di Giacomo Maggio

Posso affermare con certezza che nel mio primo anno di cammino francescano,  il passo del Vangelo che, più di ogni altro, ha rapito il mio cuore è stato Luca (15,11-32), quello della parabola del figliol prodigo. In particolare, mi commosse, e mi commuove tuttora, immensamente  il versetto 20, ossia il versetto che esprime il comportamento del padre (quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”. ) Di questo non fu tanto il gettarsi al collo o il bacio a farmi fremere il cuore, quanto l’apprezzare l’idea che il padre si commosse quando vide il figlio da lontano!!!!.Alla sola vista, e prima ancora di incontrarlo!!!.Il padre, che ancora non sa cosa possa volere il figlio; che non sa perché sia ritornato; che non sa se è ritornato magari per non restare o chiedergli dell’altro ancora, è commosso solo per vederlo marciare verso di lui!!! Stupendo, bellissimo. Questo è stato il motore del mio cammino al primo anno.Cammino che ha avuto, come nella parabola, la sua festa (il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.)  Non mi accorsi che è passato tanto tempo, che quasi mi ritrovo alla conclusione del secondo anno, e purtroppo, devo fare delle “amare” riflessioni.La festa del ritorno è finita,  sono felice di essere ritornato, sono di nuovo  a casa, ma adesso incontro delle difficoltà. Sono le difficoltà di chi vuole sapere di più, di chi non si accontenta solo di ciò che può essere spiegato con una semplice atto di Amore, di chi non riesce a lasciare l’uomo vecchio per l’uomo nuovo. Non sono deluso, non sono insoddisfatto, non sono pentito di essere tornato indietro. Tutt’altro. Mi sento ancora un otre vecchio, rattoppato con toppe nuove. E sento dentro di me di non poter mai diventare un otre nuovo.Ho la difficoltà di coniugare la mia razionalità, purtroppo spinta, con la fede pura, che so di avere. Ho anche la difficoltà di seguire la via che Lui mi indica.Dopo una attenta riflessione, secondo me il problema è affrontare la questione scindendo l'aspetto logico da quello emotivo. Oggi mi è difficile non valutare razionalmente che vi sono situazioni, relazioni, occasioni del mondo reale che non possono essere valutate solo con la fede e con i precetti cristiani.Questo lo so, è un "peccato " del pensiero logico contemporaneo, che coinvolge aspetti che hanno un riflesso talmente concreto nella vita di ognuno di noi, che se non vengono risolti prima, riemergono prepotentemente dopo, rischiando di non essere compresi o saputi gestire, e questo indipendentemente dalla fede.C’è chi sostiene che fede e ragione non possono assolutamente  incontrarsi: la fede è fede, la ragione è ragione, e la ragione va subordinata alla fede.
Ma c'é chi pensa diversamente. Basti ricordare Agostino: “Fides, nisi cogitetur, nulla est”. Una fede che non sia pensata, non è. Come dire: non si può rinunciare al pensiero per amare Dio.
So di amarLo, Gli dò il cuore,  ma sento che il mio pensiero non può essere, semplicemente, sacrificato. La mia fede  è pensosa, è inquieta. Non so se mi faccio del bene nel dirmi che il credente, in fondo, non è (parafrasando Agostino)  che un povero ateo, pieno di domande, che ogni giorno si sforza di ricominciare a credere.
Proprio perché credi, non puoi rinunciare a pensare. Credendo, lotti col pensiero; pensando, lotti con la fede.
In fondo: “lotta”  e “amore” hanno in greco la stessa radice: 'agon' è la lotta, 'agape' é l'amore. Amare significa lottare.  Mi sento un uomo che pensa (un uomo che si interroga,  con i suoi dubbi, i dubbi di fronte all'immenso dolore del mondo, i dubbi di fronte alla vita, i dubbi di fronte alla storia) e, dall’altra parte, un uomo che crede,  un uomo  innamorato di Dio.E mi chiedo: ma sono davvero innamorato di Dio?? se convivono queste due realtà ho veramente fede??. Il pensiero umano, secondo me, non va rinnegato, va esercitato fino in fondo: ma dove mi porterà?? Questo ed altro, mi ha messo nelle condizioni di essere ritornato a casa,ma di vivere delle difficoltà…..e penso che qualcuno se ne sia accorto…..

 
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Ancora e sempre primavera

Post n°236 pubblicato il 25 Giugno 2009 da cappuccinicafe
 
Foto di cappuccinicafe

Antonella L.

Che strano tempo questo tempo…sembra che tutto vada in pezzi.

Ieri il cielo era blu, ma già oggi è così brutto che sembra che esso stia già piovendo a terra…

Ieri avevi il tuo mondo, i tuoi affetti, le tue sicurezze…oggi sembra che la tua vita sia giusto un quaderno straccio…

Intorno il rumore è cresciuto come mare nero e come mare nero ha inghiottito sguardi, abbracci, momenti intensi, scambi profondi…pezzi di vita vissuta che ora sembrano solo macerie…

Macerie sì, perché oggi è come se la tua vita fosse il giorno dopo un terremoto…fai la conta dei danni e tra le macerie ancora ti affanni a cercare quel che avevi con la speranza di sentire ancora  un gemito di vita.

Sei terremotato oggi…dentro… Ti guardi intorno, sperando di trovare qualcosa che riconosci e invece intorno è come carta: crolla tutto, strappandosi… Si strappano gli abbracci che fino a ieri sentivi caldi sulla pelle, mentre oggi sembrano solo lame che mozzano il fiato.

Si strappano i rapporti dietro le parole facili, i pensieri veloci e le sentenze sparate a raffica…

C’è davvero poco che si può riconoscere oggi o sembra tutto finto…o forse lo è.

Sembra tutto così nuovo, eppure… allo stesso tempo così uguale…il solito film già visto: gli indiani danzano intorno al totem, solo che stavolta il totem sei tu e a danzare sono le voci e i giudizi su di te.

E allora chiudi gli occhi e anche le orecchie e provi con tutto te stesso a fare silenzio dentro di te. E lo trovi quel silenzio nel dono gratuito e perfetto che qualcuno ha pensato per te.

Un dono che, quando arriva, si fa signore e padrone del tuo cuore, non gli dà tregua e non sente ragione…è l’amore…

Animo, allora, apri gli occhi, le macerie fumano ancora e tanti non ci sono più con te, ma tu hai in te la forza di ricostruire…

Perché l’amore che ti è stato donato è seme da piantare perché torni ancora primavera…

 
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SAN BERNARDO TRA PALCO E REALTA’

Post n°235 pubblicato il 18 Giugno 2009 da cappuccinicafe
 
Foto di cappuccinicafe

Vanessa A.

Grande debutto al Saracen domenica 07 giugno con lo spettacolo “San Bernardo tra palco e realtà”.

Abbiamo vissuto forti e bellissime emozioni, sia durante le prove e i preparativi, sia durante lo spettacolo che ha visto una platea di tutta eccezione: la NOSTRA fraternità.

 “S. Bernardo tra palco e realtà” è il risultato del lavoro di tanti, di coloro che hanno messo i loro talenti e i loro carismi a disposizione dei fratelli per la realizzazione di questo spettacolo.

Grazie a tutti: grazie allo staff, ai ballerini, agli attori, agli inviati a Corleone,  alle persone di Corleone, grazie a chi ha montato i video, alle comparse e a chi ha scritto i dialoghi del copione. Grazie a chi ha curato il suono e le luci, grazie a coloro che ci hanno anche dato il più piccolo aiuto, fosse solo un bicchiere d’acqua o una pacca sulla spalla.

Grazie alla fraternità con i suoi sorrisi, con i suoi abbracci e per l’amore donato in nome di Cristo e …grazie San Bernardo per essersi fatto vivo nella nostra vita.

Sento sempre più presente Frate Bernardo nelle mie giornate, presenza dolce e discreta. A volte, in giro per il convento dei cappuccini, in chiesa o nel coro, nel refettorio o nell’orto, provo ad immaginare come è stata la sua vita da frate, mi piace tanto pensare che sia vissuto “NEL NOSTRO” convento, qui a Palermo, per 12 anni! Mi guardo intorno e penso che sarebbe bello poterlo incontrare in carne ed ossa! .. mi fermo davanti alla sua celletta per un saluto rapido, per una preghiera, per chiedergli una grazia…e per dirgli..:” Grazie San Bernardo per esserti fatto vivo nella nostra vita!”

Che il Signore sia sempre il nostro tutto!

 Ps. SAN BERNARDO TRA PALCO E REALTA’:si replica VENERDI’ 03 LUGLIO alle 21.00 presso il salone/teatro del convento dei frati Cappuccini.

 Pace e bene.

 
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SPAZIO/TEMPO(sempre sulla mia strada)

Post n°234 pubblicato il 09 Giugno 2009 da cappuccinicafe
 
Tag: DIARIO
Foto di cappuccinicafe

di Marcello I.

Vi è capitato di passare da una strada che percorrente abitualmente e rendervi improvvisamente conto che la percorrete da 5, 10, 15, 20 anni e che la vostra vita è passata giorno per giorno da li.

Sarebbe bastato piazzare una telecamera fissa all’angolo di quella strada per riprendere senza l’uso di alcun operatore i cambiamenti costanti, impietosi e quotidiani  della nostra vita.

Infatti oltre agli evidenti cambiamenti fisici che comporta il passare del tempo, quella strada ti ha visto camminare seduto su di un passeggino, poi scappare dalle mani di tua madre, pedalare su una bicicletta prima con le rotelle poi senza.

E così comincia la passerella dei mezzi di locomozione: si parte dalla bici sulla quali pedali col vigore   dell’adolescenza dove non senti fatica e hai soltanto voglia di sentire il vento fra i capelli, di provare la scossa di adrenalina di una frenata all’ultimo secondo. La strada è sempre quella ed impari a conoscerne le scaffe, soprattutto quando stai seduto di dietro in una graziella col telaio in ferro assolutamente sprovvista di ammortizzatori dove ogni  imperfezione dell’asfalto la senti tutta.

Un giorno poi passi seduto sulla sella di un motorino prestato da un amico soltanto per il piacere di fare un giro. Ti fai bello con le ragazze invitandole a salire per andare a prendere un gelato nel bar a venti metri  in cui abitualmente vai a piedi.

Ecco che finalmente sei riuscito a strappare il consenso dei tuoi genitori ad avere una moto tutta a tua a patto che metti il casco e che vai piano e che stai attento alle auto che in quella strada, proprio in quella strada, corrono come schegge.

Ma come tarpare le ali al piacere della velocità, che ti dà un senso di libertà, di emancipazione di onnipotenza tipica della tua età. Impossibile privarsi del piacere di farsi vedere dai tuoi amici mentre passi dalla strada in cui nel frattempo hanno montato i dossi per ridurre la velocità.

La strada è sempre lì, sembra ti osservi dalla sua apparente immobilità mentre cambiano le tue abitudini, mentre la si percorre non più per gioco ma per godersela insieme alla tua ragazza che stringendoti la mano ti fa sentire forte, improvvisamente grande nella prima estate in cui non ti senti più bambino ma “uomo”.

La strada sembra compiaciuta del tuo cambiamento, sembra sorriderti e dirti “ma ti ricordi quando eri piccolo e passavi di qui col la mamma!?”

Adesso no! Adesso scendo da casa e la percorro con la mia nuova auto, che forse proprio nuova non è visto che l’ho comprata con i risparmi di una vita  e che non riesce a nascondere i graffi e le ammaccature di un altro proprietario. Ma in fondo va benissimo così. Ora è mia e rappresenta il mio nuovo passaggio ad una nuova maturità, a nuove responsabilità.

Da lì sono passato con mio padre seduto accanto quando, con in tasca un foglio rosa, tentavo di tenere fra le mani il volante con disinvoltura cercando di capire il momento giusto di cambiare le marce senza sentire quel rumore inconfondibile di formaggio grattugiato; ho visto lungo il bordo di un marciapiede  uno spazio libero per parcheggiare e mi sono lanciato, ho fatto 13 manovre ma alla fine ci sono riuscito, sono sceso e mi sono incamminato verso lo slargo della strada in cui ci riuniamo con gli amici.

I miei amici, quelli di sempre, con cui giocavamo a pallone utilizzando le pietre come pali e la auto posteggiate come limite invalicabile.

Ora però sono grande e da lì passo in auto con mia moglie e con i miei figli a fianco a me percorrendo la strada per arrivare molto più lontano, per altre vie, quasi dimenticandomi che comunque sempre di là devo passare e che tutta la mia storia è davanti i miei occhi ogni giorno.

Soltanto adesso, con la maturità dei miei anni, che non sono ancora tanti ma non sono più quelli di un ragazzo, mi rendo conto di come la mia storia è legata a quella strada e quanti ricordi più o meno felici sono nascosti tra le buche sull’asfalto e nelle scritte sui muri. Rappresenta in mio passare ed il mio passato, che non puoi cancellare, è sempre lì a ricordarti da dove vieni e dove vai ma che sempre da lì è passato e continua a passare.

 
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