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...le difficoltà di chi è ritornato a casa…

Post n°237 pubblicato il 10 Luglio 2009 da cappuccinicafe
 
Tag: DIARIO
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di Giacomo Maggio

Posso affermare con certezza che nel mio primo anno di cammino francescano,  il passo del Vangelo che, più di ogni altro, ha rapito il mio cuore è stato Luca (15,11-32), quello della parabola del figliol prodigo. In particolare, mi commosse, e mi commuove tuttora, immensamente  il versetto 20, ossia il versetto che esprime il comportamento del padre (quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”. ) Di questo non fu tanto il gettarsi al collo o il bacio a farmi fremere il cuore, quanto l’apprezzare l’idea che il padre si commosse quando vide il figlio da lontano!!!!.Alla sola vista, e prima ancora di incontrarlo!!!.Il padre, che ancora non sa cosa possa volere il figlio; che non sa perché sia ritornato; che non sa se è ritornato magari per non restare o chiedergli dell’altro ancora, è commosso solo per vederlo marciare verso di lui!!! Stupendo, bellissimo. Questo è stato il motore del mio cammino al primo anno.Cammino che ha avuto, come nella parabola, la sua festa (il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.)  Non mi accorsi che è passato tanto tempo, che quasi mi ritrovo alla conclusione del secondo anno, e purtroppo, devo fare delle “amare” riflessioni.La festa del ritorno è finita,  sono felice di essere ritornato, sono di nuovo  a casa, ma adesso incontro delle difficoltà. Sono le difficoltà di chi vuole sapere di più, di chi non si accontenta solo di ciò che può essere spiegato con una semplice atto di Amore, di chi non riesce a lasciare l’uomo vecchio per l’uomo nuovo. Non sono deluso, non sono insoddisfatto, non sono pentito di essere tornato indietro. Tutt’altro. Mi sento ancora un otre vecchio, rattoppato con toppe nuove. E sento dentro di me di non poter mai diventare un otre nuovo.Ho la difficoltà di coniugare la mia razionalità, purtroppo spinta, con la fede pura, che so di avere. Ho anche la difficoltà di seguire la via che Lui mi indica.Dopo una attenta riflessione, secondo me il problema è affrontare la questione scindendo l'aspetto logico da quello emotivo. Oggi mi è difficile non valutare razionalmente che vi sono situazioni, relazioni, occasioni del mondo reale che non possono essere valutate solo con la fede e con i precetti cristiani.Questo lo so, è un "peccato " del pensiero logico contemporaneo, che coinvolge aspetti che hanno un riflesso talmente concreto nella vita di ognuno di noi, che se non vengono risolti prima, riemergono prepotentemente dopo, rischiando di non essere compresi o saputi gestire, e questo indipendentemente dalla fede.C’è chi sostiene che fede e ragione non possono assolutamente  incontrarsi: la fede è fede, la ragione è ragione, e la ragione va subordinata alla fede.
Ma c'é chi pensa diversamente. Basti ricordare Agostino: “Fides, nisi cogitetur, nulla est”. Una fede che non sia pensata, non è. Come dire: non si può rinunciare al pensiero per amare Dio.
So di amarLo, Gli dò il cuore,  ma sento che il mio pensiero non può essere, semplicemente, sacrificato. La mia fede  è pensosa, è inquieta. Non so se mi faccio del bene nel dirmi che il credente, in fondo, non è (parafrasando Agostino)  che un povero ateo, pieno di domande, che ogni giorno si sforza di ricominciare a credere.
Proprio perché credi, non puoi rinunciare a pensare. Credendo, lotti col pensiero; pensando, lotti con la fede.
In fondo: “lotta”  e “amore” hanno in greco la stessa radice: 'agon' è la lotta, 'agape' é l'amore. Amare significa lottare.  Mi sento un uomo che pensa (un uomo che si interroga,  con i suoi dubbi, i dubbi di fronte all'immenso dolore del mondo, i dubbi di fronte alla vita, i dubbi di fronte alla storia) e, dall’altra parte, un uomo che crede,  un uomo  innamorato di Dio.E mi chiedo: ma sono davvero innamorato di Dio?? se convivono queste due realtà ho veramente fede??. Il pensiero umano, secondo me, non va rinnegato, va esercitato fino in fondo: ma dove mi porterà?? Questo ed altro, mi ha messo nelle condizioni di essere ritornato a casa,ma di vivere delle difficoltà…..e penso che qualcuno se ne sia accorto…..

 
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