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Cineforum 2014/2015 | 9 dicembre 2014

Post n°214 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

GIOVANE E BELLA

 

Titolo originale: Jeune & jolie
Regia
: François  Ozon
Sceneggiatura
: François  Ozon
Fotografia
: Pascal  Marti
Musiche
: Philippe  Rombi; le canzoni "L'amour d'un garcon" (di Burt Bacharach, Hal David, F. Hardy), "À quoi ça sert" (di F. Hardy), "Premiere rencontre" e "Je suis moi" (entrambe di (Michel Berger) sono eseguite da Françoise Hardy.
Montaggio
: Laure  Gardette
Scenografia
: Katia  Wyszkop
Costumi
: Pascaline  Chavanne
Interpreti
: Marine Vacth (Isabelle), Géraldine Pailhas (Sylvie), Frédéric Pierrot (Patrick) Fantin Ravat (Victor), Johan Leysen (Georges), Charlotte Rampling (Alice), Nathalie Richard (Véronique), Djédjé Apali (Peter), Lucas Prisor (Félix), Laurent Delbecque (Alex), Jeanne Ruff (Claire), Serge Hefez (psicoanalista), Carole Franck (poliziotta), Olivier Desautel (poliziotto), Akéla Sari (Mouna), Stefano Cassetti (uomo dell'hotel), Patrick Bonnel (uomo in Mercedes), Rachel Khan (tecnico di laboratorio), Gurvan Cloâtre (ragazzo in albergo), Iliana Zabeth (Iliana), Charlotte-Victoire Legrain (Charlotte)
Produzione
: Eric Altmayer, Nicolas Altmayer per Mandarin Cinéma/Mars Films/France 2 Cinéma/Foz
Distribuzione
: BIM
Durata
: 94’
Origine: Francia, 2013

 

Giovane, bella… e doppia: se non si può essere seri a 17 anni, si può comunque fare sul serio. Chiedere alla diciassettenne Isabelle, figlia svogliata e prostituta (escort?) convinta sotto lo pseudonimo Lea. Domanda esibita, attualmente molto in voga anche a Roma, quartiere Parioli: lo fa per soldi, noia, desiderio sessuale o volontà di potenza? Anche qui non ci è dato sapere, eppure Isabelle/Lea sa staccarsi dalla cronaca spiccia, dalla mera istantanea del reale, come il film che la accoglie: “Giovane e bella”, diretto dal più ondivago ma ingiustamente sottovalutato dei registi francesi, François Ozon.
La concorrenza era spietata all’ultimo festival di Cannes, eppure “Jeune et jolie” (titolo originale) un premio l’avrebbe meritato, se non altro per la splendida protagonista Marine Vacth, una Laetitia Casta in magro ma con molto più peso scenico. Una Lolita illetterata, una forza carnale della natura, la sua Isabelle, di cui Ozon ci dice tutto in una inquadratura d’iniziazione: il suo primo ragazzo la sorprende sdraiata sulla spiaggia, con l’ombra della mano le accarezza il seno. Lei è luce, gli altri potranno continuare a toccarla, previo pagamento, ma rimarranno come quella mano: ombra. Satelliti. 
Isabelle non la tieni, sotto il parka - già, non si prostituisce per iPhone, ricariche telefoniche e ammennicoli firmati come a Roma e L’Aquila - è una sex bomb, ai libri preferisce il letto, a due piazze: non è una nuova “Bella di giorno”, ma una bella di mezzogiorno, quando smonta dal liceo e monta in camera d’albergo. La clientela non le manca, e si capisce, ma Isabelle è pericolosa, la petite mort che promette può ingigantirsi.
Ma la vera vittima del suo libero arbitrio non è una persona, bensì una classe sociale, meglio, la condizione dell’essere borghese, in primis quella della sua famiglia BoBo (bourgeois bohémien), tutta segreti, bugie e qualche cannetta. Già, da smascherare non è la sua doppia identità, piuttosto la doppiezza dei suoi ‘cari’, e Ozon lo fa con chirurgica precisione, senza parole al vento né fragorosi colpi di scena: le madri sfarfalleggiano, i patrigni hanno le intenzioni, se non le mani, lunghe, l’unico a salvarsi è il fratellino, che osserva muto e curioso la sua soeur fatale.
È quest’ultima la posizione etica di Ozon, il suo sguardo senza accenti gravi su una ragazza che troppo frettolosamente si taccerebbe di immoralità: invece no, Isabelle non è solo ars amandi, padroneggia l’arte rara di stare al mondo in armonia con se stessi, il proprio corpo, la propria testa. Il cuore? Chiedete troppo, lo stesso Ozon si astiene: né santa né puttana Lea, e il regista non subisce la fascinazione del peccato, non mette su un peep show voyeuristico (il sesso c’è: esplicito, non pornografico) e la liberazione sessuale post-sessantottina non rifinisce sullo stendardo. Giovane e bella: così è se vi pare, le domande hanno la meglio sulle risposte. Almeno quelle riguardanti Isabelle, perché non finisce qui: senza l’aureola da Giovanna d’Arco delle marchette, nondimeno Isabelle è la sintesi di un teorema antiborghese scostante e ambiguo, sottile e disturbante, che s’insinua dentro e non se ne va.  
Le quattro stagioni di Isabelle e le quattro canzoni di François Hardy per mettere alla berlina la borghesia liberal, aperta e ‘trasgressiva’ e poi cercare l’innocenza perduta nella braccia di Charlotte Rampling, una bella non più giovane. Film attualmente impossibile dalle nostre parti per misura, sguardo e raziocinio, ricorda ai salotti più o meno buoni qualcosa di scomodo: per vendersi ancora bisogna non essersi venduti del tutto. Sappiamo dalle cronache, la madre di Lea non è l’unica a non averlo capito: meglio, a far finta di non averlo capito. Vogliamo fare lo stesso? Da vedere, subito.
Federico Pontiggia, Il Fatto Quotidiano

 

Scandito sull'arco di quattro stagioni contrappuntate da altrettante canzoni di Françoise Hardy - assurta al successo nel lontano 1962 con il titolo simbolo del disagio adolescenziale “Tous les garcons e le filles” - “Giovane e bella” di François Ozon racconta il romanzo di formazione, non solo sessuale, di Isabelle (...). Pur mettendo alla prova lo spettatore - che introdotto nelle alcove dei lussuosi hotel in cui la minorenne intrattiene i suoi maturi clienti rischia di sentirsi, pur incolpevolmente, sollecitato a un ruolo di voyeur - Ozon dimostra una straordinaria finezza di approccio. E in una sospensione di giudizio che non si traduce mai in indifferenza, registra questa storia di giovinezza rapita con sensibilità e limpidezza di stile. Quanto alla ventiduenne Marine Vacth, modella di Lagerfeld e Chloe, con la sua imperfetta bellezza, la sua scostante riservatezza e le sue inattese tenerezze, è una Isabelle tanto conturbante quanto imperscrutabile.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa

 

FRANÇOIS OZON
Filmografia
:
Sitcom (1998), Amanti criminali (1999), Gocce d'acqua su pietre roventi (1999), Sotto la sabbia (2000), 8 donne e un mistero (2002), Swimming pool (2003), CinquePerDue - Frammenti di vita amorosa (2004), Il tempo che resta (2005), Angel - La vita, il romanzo (2006), Un lever de rideau (2006), Ricky - Una storia d'amore e libertà (2009), Il rifugio (2009), Potiche - La bella statuina (2010), Nella casa (2012), Giovane e bella (2013), Une nouvelle amie (2014)

 

Martedì 16 dicembre 2014:
JERSEY BOYS di Clint Eastwood, con John Lloyd, Erich Bergen, Vincent Piazza, Michael Lomenda

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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