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Cineforum 2014/2015 | 31 marzo 2015

GRAND BUDAPEST HOTEL


Regia: Wes Anderson
Soggetto
: Stefan Zweig (racconti), Wes Anderson, Hugo Guinness
Sceneggiatura
: Wes Anderson
Fotografia
: Robert D. Yeoman
Musiche
: Alexandre Desplat
Montaggio
: Barney Pilling
Scenografia
: Adam Stockhausen
Arredamento
: Anna Pinnock
Costumi
: Milena Canonero
Effetti
: Look! Effects Inc.
Interpreti
: Ralph Fiennes (Gustave H), Tony Revolori (Zero), F. Murray Abraham (Mr. Moustafa), Mathieu Amalric (Serge X.), Adrien Brody (Dmitri), Willem Dafoe (Jopling), Jeff Goldblum (Deputato Kovacs), Harvey Keitel (Ludwig), Jude Law (giovane scrittore), Bill Murray (M. Ivan), Edward Norton (Henckels), Saoirse Ronan (Agatha), Jason Schwartzman (M. Jean), Léa Seydoux (Clotilde), Tilda Swinton (Madame D.), Tom Wilkinson (l'autore), Owen Wilson (M. Chuck), Larry Pine (Mr. Mosher), Giselda Volodi (sorella di Serge), Florian Lukas (Pinky), Karl Markovics (Wolf), Volker Zack Michalowski (Günther), Neal Huff (Tenente), Bob Balaban (M. Martin), Fisher Stevens (M. Robin), Wallace Wolodarsky (M. Georges), Waris Ahluwalia (M. Dino), Milton Welsh (caporale Franz Müller), Paul Schlase (Igor), Hendrik von Bültzingslöwen (Ernst), Rainer Reiners (Mendl), Sabine Urig (Laetizia), Daniel Steiner (Anatole), Gabriel Rush (Otto)
Produzione
: Wes Anderson, Scott Rudin, Steven Rales, Jeremy Dawson per American Empirical Pictures/Indian Paintbrush/Scott Rudin Productions/Studio Babelsberg
Distribuzione
: 20th Century Fox Italia
Durata
: 100’
Origine
: Gran Bretagna, Germania, 2014
David di Donatello 2014 come miglior film straniero; Nastro d'Argento 2014 a Milena Canonero per i migliori costumi; Golden Globe 2015 come miglior film per la categoria commedia/musical; Oscar 2015 per miglior colonna sonora (Alexandre Desplat) e per i migliori costumi (Milena Canonero)


La passione di Wes Anderson per le case di bambola con tanti personaggi dentro - tutti attori che per amor suo accettano paghe al minimo sindacale, qui se ne contano almeno sedici - trova nel grande albergo di inizio Novecento un nuovo terreno di gioco. Mancava alla collezione, che oltre a varie civili abitazioni già vanta la nave dell’oceanografo Steve Zissou e gli scompartimenti del “Treno per il Darjeeling”. Stavolta, come nelle operette e nei film di Ernst Lubitsch, costruisce attorno al Grand Budapest Hotel (modernissimo e già dotato di spa, che allora si chiamavano terme e avevano le piastrelline bianche e azzurre) un’intera Ruritania. Insomma, un immaginario staterello dell’est Europa (……) atto ad ambientarvi storie d’amore e di avventura. Un passaggio alla Berlinale, primo tra i venti film che quest’anno gareggiano per l’Orso d’oro, era un atto dovuto.
La Ruritania qui si chiama Repubblica di Zubrowka. Oltre al grande albergo pitturato in rosa confetto (verrebbe voglia ogni tanto di allungare la mano per controllare se i cornicioni sono di zucchero come sembrano), ha una pasticceria, un carcere con divise a righe, treni variamente sorvegliati perché siamo tra la prima e la Seconda guerra mondiale. Un monastero, sul cocuzzolo di una montagna, farà da sfondo a una delle sequenze più movimentate, il cattivo sugli sci e gli inseguitori con lo slittino. Le signore ricche vengono coccolate dal concierge Ralph Fiennes, che conosce ogni segreto del mestiere. Tra loro c’è Tilda Swinton, ottantenne pettinata come Marge Simpson (o come Elsa Lanchester in “La moglie di Frankenstein”, tranne che per la ciocca bianca). La sua morte improvvisa, e un testamento corredato da una scatola di emendamenti, danno il via alla storia.
“Gente che va e gente che viene”, come nel “Grand Hotel” diretto nel 1932 da Edmund Goulding, con Greta Garbo che si innamora del ladro gentiluomo entrato in camera sua per derubarla. E’ chiaro che Wes Anderson non aveva in mente soltanto “Il mondo di ieri” e i racconti di Stefan Zweig quando ha scritto il copione. Ed è chiaro che l’albergo - bomboniera fuori e dentro coloratissimo, uno splendore di rosso e oro e prugna per le divise - era un luogo perfetto per farci vivere uno sveglio ragazzino, che nei film del regista (……) non mancano mai. Moustafa, ribattezzato Zero per la sua scarsa esperienza, comincia a lavorare come fattorino e si disegna i baffi con la matita nera, per sembrare un po’ più adulto. Sarà il primo a redarguire il suo ancor più giovane sostituto, per non essere rimasto fermo e muto come una statua: solo da un certo grado della gerarchia il personale di servizio può rivolgere la parola al cliente.
Al Wes Anderson Bingo - una specie di tombola con le fissazioni del regista al posto dei numeri, il primo che ne azzecca cinque prende il premio - avremmo già vinto da un pezzo. Anche senza aggiungere i cappelli stravaganti, la presenza di Bill Murray e di Owen Wilson, di Jason Schwartzman e di Adrien Brody, di Willem Dafoe e di Edward Norton. E le inquadrature dall’alto, le simmetrie, le composizioni da fumetto, i campi lunghi, i dialoghi anti realistici, le gag in controtempo. E i bagagli, i pacchetti, le lettere scritte in corsivo sullo schermo, le riprese da dietro una finestra. Lo amiamo per questo: ha uno stile riconoscibile fin dai titoli di testa, ora con una piccola modifica. In “The Grand Budapest Hotel” sembra avere definitivamente dato l’addio al carattere tipografico Futura (già tradito in “Moonrise Kingdom”). I colori si spengono nelle scene con Moustafa adulto e barbuto, che racconta la sua storia. L’albergo è stato ristrutturato e riarredato negli anni del socialismo reale: beige, soffitti bassi, terribili poltrone in finta pelle, sale da pranzo con tovaglie gialline, ascensori che paiono montacarichi.
Mariarosa Mancuso, Il Foglio

 

Una favola appassionante, che Wes Anderson (...) racconta nel suo stile originale e personalissimo, giocando con i modi del cinema, della letteratura e del fumetto, senza mai perdere ironia e leggerezza, con ritmo ed equilibrio miracolosi (...) mescolando contaminazioni letterarie e citazioni cinematografiche, da “Vogliamo vivere!” di Ernst Lubitsch a “Grand Hotel” di Edmound Goulding, a “Love Me Tonight” di Rouben Mamoulian, Anderson ambienta, nell'immaginaria regione alpina di Zubrowka, tra il lusso decadente dell'albergo dove Gustave H presta servizio e i panorami innevati di un est europeo dove niente è come sembra, un giallo popolato da grandi attori che hanno accettato anche ruoli minuscoli, ma cruciali, con un gusto che contagia l'intera pellicola.
Fulvia Caprara, La Stampa

 

WES ANDERSON
Filmografia
:
Un colpo da dilettanti (1996), Rushmore (1998), I Tenenbaum (2001), Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004), Hotel Chevalier (2007), Il treno per il Darjeeling (2007), Fantastic Mr. Fox (2009), Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore (2012), Grand Budapest Hotel (2014)

 

Martedì 7 aprile 2015:
LOCKE di Steven Knight, con Tom Hardy, Ruth Wilson, Olivia Colman, Andrew Scott, Tom Holland

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Data di creazione: 29/09/2007
 

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