CINEFORUM BORGOI film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020 |
Messaggi di Dicembre 2014
Post n°215 pubblicato il 15 Dicembre 2014 da cineforumborgo
JERSEY BOYS
Regia: Clint Eastwood
Eastwood laughs! Eastwood ride e lo fa nel modo in cui nessuno se lo aspetta, adattando un musical come fosse una commedia, senza tirarsi indietro davanti a nessuno degli stereotipi che gli capitano a tiro (a cominciare dall’identità italo-americana dei quattro protagonisti) e giocando con le convenzioni cinematografiche con una libertà che forse nessuno sospettava. Soprattutto in un regista di 84 anni! Ma è una specie di inevitabile conseguenza proprio di quella ‘classicità’ che in tanti avevano ammirato nelle sue regie precedenti e che qui si concretizza nella più evidente (anche se sottintesa) delle caratteristiche del cinema classico hollywoodiano: mettersi in gioco ogni volta su un soggetto diverso, misurando la propria professionalità - e la propria abilità - là dove ti porta l’occasione produttiva. Hawks poteva passare dalle storie del West a quelle dell’antico Egitto, perché si dovrebbe chiedere a Eastwood di ripetersi ogni volta con il ‘solito’ film crepuscolare e testamentario?
CLINT EASTWOOD
Martedì 13 gennaio 2015:
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Post n°214 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da cineforumborgo
GIOVANE E BELLA
Titolo originale: Jeune & jolie
Giovane, bella… e doppia: se non si può essere seri a 17 anni, si può comunque fare sul serio. Chiedere alla diciassettenne Isabelle, figlia svogliata e prostituta (escort?) convinta sotto lo pseudonimo Lea. Domanda esibita, attualmente molto in voga anche a Roma, quartiere Parioli: lo fa per soldi, noia, desiderio sessuale o volontà di potenza? Anche qui non ci è dato sapere, eppure Isabelle/Lea sa staccarsi dalla cronaca spiccia, dalla mera istantanea del reale, come il film che la accoglie: “Giovane e bella”, diretto dal più ondivago ma ingiustamente sottovalutato dei registi francesi, François Ozon.
Scandito sull'arco di quattro stagioni contrappuntate da altrettante canzoni di Françoise Hardy - assurta al successo nel lontano 1962 con il titolo simbolo del disagio adolescenziale “Tous les garcons e le filles” - “Giovane e bella” di François Ozon racconta il romanzo di formazione, non solo sessuale, di Isabelle (...). Pur mettendo alla prova lo spettatore - che introdotto nelle alcove dei lussuosi hotel in cui la minorenne intrattiene i suoi maturi clienti rischia di sentirsi, pur incolpevolmente, sollecitato a un ruolo di voyeur - Ozon dimostra una straordinaria finezza di approccio. E in una sospensione di giudizio che non si traduce mai in indifferenza, registra questa storia di giovinezza rapita con sensibilità e limpidezza di stile. Quanto alla ventiduenne Marine Vacth, modella di Lagerfeld e Chloe, con la sua imperfetta bellezza, la sua scostante riservatezza e le sue inattese tenerezze, è una Isabelle tanto conturbante quanto imperscrutabile.
FRANÇOIS OZON
Martedì 16 dicembre 2014:
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Post n°213 pubblicato il 01 Dicembre 2014 da cineforumborgo
IL VENDITORE DI MEDICINE Regia: Antonio Morabito Raccontare una discesa. Senza indugi o compromessi. Aprendo così una finestra su un mondo vicino alla vita e alla salute di tutti. Ma che il cinema e i media evitano o affrontano solo quando scattano le manette o le inchieste. Il venditore di medicine è quel tipo in giacca e cravatta con una valigetta di pelle, che almeno una volta tutti abbiamo intravisto nello studio del nostro medico di famiglia. E' l'anello, debole, tra il camice bianco e l'industria del farmaco, ma anche il pezzo necessario affinché in mosaico sia completo. Un informatore scientifico deve promuovere, ma allo stesso tempo convincere, il medico che le nuove (o vecchie) molecole prodotte dall'azienda farmaceutiche che rappresenta, qui l'immaginaria Zafer, siano delle miracolose novità. Migliori delle pillole dei concorrenti e, chiaramente, necessarie per curare gli assistiti. Insomma deve sapere proporre il farmaco e, magari, anche 'lisciare' per bene il medico. Una 'ape regina' lo chiamano gli informatori, se è uno che fa tante prescrizione delle tue medicine. Più quest'ultimo 'firma' le ricette rosa e più il 'venditore' è bravo e l'azienda fattura. Bruno (Claudio Santamaria) è un informatore in gamba. O almeno lo era. Ora è tutto più difficile alla Zafer. C'è aria di licenziamento e chi non regge allo stress e al fallimento si spara un colpo in macchina. Ha il fiato sul collo della sua capa (Isabella Ferrari). Bisogna vendere di più, le 'api regine' devo essere spremute per bene, incentivate con cene e regali, ma solo se il rapporto tra il 'dono' e le prescrizione è 1 a 11. Altrimenti, sei fuori dalla Zafer. E Bruno per tenere tutto in piedi - un matrimonio, una vita agiata, un posto di lavoro, un briciolo di carriera, decide di tentare il tutto per tutto. Di agganciare un oncologo ospedaliero (Marco Travaglio) difficile da convincere, con i prodotti della Zafer hanno già fallito in parecchi, ma che potrebbe rimettere in carreggiata la sua vita. E' la sua ultima spiaggia. Non è un'atroce caricatura, è tutto vero. Vista la potenza di Big Pharma e il ramificato intreccio di interessi se ne parla poco. Ma ci sono inchieste che lo provano, e all'inizio di questo primo film di finzione del documentarista Antonio Morabito, echeggiano intercettazioni inequivocabili e ripugnanti. La materia c'è insomma, c'è il coraggio di trattarla senza sconti (...), non mancano nemmeno le note ironiche (...). Più incerto è il taglio che dovrebbe trasformare il tutto in racconto avvincente. Il film infatti sembra soprattutto evitare il già noto. Anni fa Santamaria sarebbe stato un 'mostro' alla Sordi. Negli Usa sarebbe un killer dai modi soavi tipo Kevin Spacey, etc. Qui invece la sua doppiezza genera schizofrenia (la moglie incinta e ingannata; l'amico malato, aiutato di nascosto). Ma non è un problema del film. È il sintomo di uno smarrimento, estetico e morale, più generale. Come dare a personaggi simili umanità e complessità senza farsene complici? Per anni la risposta è stata la commedia all'italiana. Oggi urgono nuove ricette. Ma in fondo per un film sui farmaci essere un sintomo non è male. ANTONIO MORABITO Martedì 9 dicembre 2014:
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Inviato da: PaceyIV
il 25/02/2020 alle 13:33
Inviato da: Recreation
il 08/02/2018 alle 13:37
Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 18:03
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il 16/07/2016 alle 19:27
Inviato da: generazioneottanta
il 20/03/2016 alle 10:30