Creato da WalterSantoSubito il 08/05/2008
 

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Ahahahahah...!!!!

Post n°16 pubblicato il 23 Aprile 2009 da WalterSantoSubito
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LA SINISTRA E I REALITY

L’Unità, Gramsci e la scoperta del Grande Fratello

Sei pagine del quotidiano sulla vittoria di Ferdi

di ALDO GRASSO

Che bello, l’Unità ha finalmente sdoganato il Grande Fratello; benvenuta fra noi mostri! Il giornale fondato da Antonio Gramsci e diretto ora da Concita De Gregorio ha dedicato alla vittoria di Ferdi ben sei pagine: copertina, fondo del direttore, testimonianza di un’attrice rom, intervista a un autore del GF, analisi di Carlo Freccero, intervista a Luxuria, commento preoccupato dello scrittore Roberto Alajmo. E dire che fino a poco tempo fa il reality era considerato la sentina di tutti i vizi possibili e immaginabili, lo schifo fatto tv. Si vede che le teorie gramsciane sul nazional-popolare alla lunga fanno effetto. Sì, qualche cautela c’è ancora ma l’interdetto è caduto.

L’ultimo eroico resistente è Marco Belpoliti che dalla prima pagina della Stampa ci avvisa che non esiste più differenza tra spettacolo e vita e che gli intellettuali italiani sono stati piegati dal «pensiero unico» della neotelevisione berlusconiana. La verità è che il GF ha messo in scena il «sociale» e con il «sociale» non si scherza, bisogna fare i conti. Per questo la De Gregorio osserva che «televotare un rom aiuta a sentirsi antirazzisti... e costa poco». Insomma, va bene tutto ma attenzione: la realtà è ben altra cosa. Freccero parla della rivincita televisiva delle minoranze. Vladimir Luxuria spiega che il reality mette gli spettatori a contatto con realtà chiuse in cliché crudeli ma «qualche interrogativo in più la gente se lo pone dopo aver visto me, un trans, in tv». Eh, certo, qualche interrogativo in più. Alajmo (prestigioso consulente di Agrodolce, una delle più insulse soap mai realizzate dalla Rai) pensa infine che questo GF sia stato «un lavacro rituale per la cattiva coscienza degli spettatori». Sdoganamento sì, ma con giudizio.

Il paradosso di queste sei pagine è che fino a ieri l’Unità si era sempre lamentata di una realtà troppo televisiva, plastificata, mediatica (come direbbe Belpoliti). Adesso scopre che la tv è meglio della realtà: l’una è un sogno, «una festa del Principe», l’altra una schifezza. Come recita un titolo del giornale, «la tv cambia, il Paese no». Potenza del telecomando.


23 aprile 2009 - Corriere della Sera

 
 
 
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