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Messaggi di Marzo 2015

Sunu Nataal: quando la fotografia insegna a riappropriarsi di un luogo

Post n°340 pubblicato il 30 Marzo 2015 da djchi

 

Se le formiche si mettono assieme possono spostare un elefante (proverbio del Burkina Faso)

Il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica i successi (anonimo)

 

 

Ciò che contraddistingue la professionalità di un lavoro è l'accurato evitare dell'approssimazione, la cura del dettaglio, la capacità ad inglobare differenti punti di vista rispetto ad una sola tematica. La critica che muovo spesso agli occidentali che pretendono occupasi d'Africa non è semplicemente quella di considerare un continente vasto e ricco di diversità come un blocco unico, immobile e statico ma anche e soprattutto di schierarsi in maniera infantile e immatura o nell'inutile idolatria o nell'arrogante denigrazione dello stesso. Il continente africano meriterebbe uno sguardo altro: un'analisi in profondità che possa ridargli il rispetto che merita. Descrivere l'Africa attraverso le immagini diventa ancor più complesso, specie se a farlo sono dei non africani. Ciò che le loro immagini rinviano rispecchia troppo spesso una realtà unica e monolitica che non corrisponde alla totalità e alla ricchezza delle differenti realtà africane. Non solo bambini, non solo povertà, non solo luoghi selvaggi, non solo villaggi.

 

Sunu Nataal è un gruppo di giovani che ha deciso di esprimersi e di parlare attraverso le immagini. Immagini che non hanno la pretesa di descrivere un intero continente ma uno dei tanti paesi che lo compongono, il Senegal. Cambiare i punti di vista per educare al rispetto della diversità. Un Senegal raccontato nei suoi molteplici aspetti e nella sua tipica contradditorietà. Un gruppo che ha come obiettivo un punto di vista tipicamente senegalese ma che insegna, umilmente, che "tipicamente senegalese" non vuol dire che il diritto a descrivere il Senegal appartenga esclusivamente a chi qui ci è nato. 

Sunu Nataal è un gruppo variegato di persone provenienti da più paesi d'Africa, d'Europa, d'America ma che hanno in comune il fatto di risiedere in Senegal. Questo sì è un diritto. Il diritto di chi vive una società a parlarne sapendo di conoscerla e volendo farla conoscere a chi invece lo pretende per sentito dire o per esserci venuto per qualche tempo. 

 

Sunu Nataal è un progetto locale che vuole ridare dignità non solo ad un luogo ma anche ai suoi abitanti e restituire loro il diritto a riappropriarsene. Perché in fondo, l'onestà intellettuale, è quello che manca a tanti estimatori d'Africa (Chiara Barison)

 

Domani, rubrica Parmi Nous, TFM (in diretta, ore 8.30 locali)

 

Foto: Sunu Nataal

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Ngone Ndiaye Gueweul. Una storia di coraggio e di altruismo

Post n°339 pubblicato il 25 Marzo 2015 da djchi

 

Un gruppo diventa un vero team quando tutti i membri che lo compongono sono abbastanza sicuri di sé e del contributo che possono dare da riuscire a lodare la preparazione degli altri partecipanti 

Anonimo

 

Nella mia vasta esperienza di vita, negli incontri con parecchi grandi personaggi, non ho mai conosciuto nessuno, per quanto famoso e realizzato fosse, che non lavorasse meglio e non rendesse di più in un'atmosfera di approvazione piuttosto che di critica 

C. M. Schwab

 

 

Ngone Ndiaye Guewel è un'artista conosciuta e apprezzata. E' lei la regina del tanto pubblicizzato "salagne salagne", ovvero l'arte della seduzione senegalese, riassunta forse troppo frettolosamente in perle sensuali da indossare al bacino (i bin bin), incenso profumato (il thiouraye) e abiti più o meno provocanti da indossare per far piacere al proprio marito. Una cantante teatrale, sanguigna, dirompente e vera. Lontana dall'immaginario di bellezza occidentale, dimostra come qui, in Senegal, la bellezza non sia oggettivabile ma sia singolare, unica ed irripetibile. Ogni donna può trasformarsi in un sogno erotico, in un esempio di sensualità, di femminilità, basta sapersi valorizzare e saper diffondere quest'energia contagiosa. Essere stata nominata madrina da Ngone Ndiaye è stato per me un onore, non solo per il rispetto che nutro nei suoi confronti ma perché è stata una delle poche persone che ha davvero creduto in me, rischiando in prima persona. Nominare come madrina un'immigrata e pure bianca in una serata tipicamente senegalese è stato un rischio e, al tempo stesso, una sfida. Ngone Ndiaye avrebbe potuto nominare chiunque nel vasto panorama delle star e starlette locali. E chiunque sarebbe stato più conosciuto e popolare di me. Avrebbe avuto sicuramente molta più pubblicità se avesse nominato una senegalese conosciuta e avrebbe ricevuto sicuramente più soldi. Ma Ngone non l'ha fatto. Ngone Ndiaye ha dimostrato che supportare una persona in cui si crede vale molto più dei soldi; che quello che mi aveva detto in trasmissione una volta, ovvero che sarebbe stata li per me sempre e che era suo dovere farlo perché io qui non ho famiglia, era vero; che la vera teranga esiste; che sfidare i pregiudizi e le dicerie è possibile e che i sogni, soprattutto questi, non hanno confini. 
Ngone Ndiaye è e sarà per me un modello e non potrò mai dimenticare il suo gesto, così umano, protettivo e materno e quello che è stata ed è per me.

 

           

 

 

 

 

I grandi spiriti hanno sempre incontrato violenta opposizione da parte delle menti mediocri, le quali non sanno capire l'uomo che non accetta i pregiudizi ereditati, ma con onestà e coraggio usa la sua intelligenza

A. Einstein

 

 
 
 

Veneti in Senegal - Storie di quotidiana emigrazione

Post n°338 pubblicato il 13 Marzo 2015 da djchi
 

 

"L'Africa non è il futuro, è il presente, oggi. Quello che ho imparato io in Senegal è il valore della parola. In Senegal anche la persona più asociale è costretta alla socialità perché qui tutti parlano con tutti. E oggi le reti sociali salvano. Le reti di persone salvano. Parlare quindi con le persone perché, oggi, è attraverso le persone che si possiamo trovare lavoro, aiuto, conforto"

(Chiara Barison) - dall'intervista sotto.

 

 
 
 
 
 

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