Un blog creato da Colchicas il 05/07/2006

Colchide

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Dicotiledoni.

Post n°40 pubblicato il 13 Dicembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Odio ciò che sono. Odio l'aspetto che ho scelto, così come odio i pensieri che creo.
Un mondo di grigio e di notte, che non riesco a colorare e che mi avvolge con le sue fredde spire, congelando ogni reazione. Smetto di dibattermi perchè tanto so che è inutile e mi lascio travolgere da nuvole cariche di lampi e di pioggia, di tuoni e di grandine e il mio cielo plumbeo farà di me la carcassa perfetta, putrida al punto giusto e libera da ogni vincolo terreno.
Chi si chiede se troverò mai la mia pace, la mia serenità, io rispondo sempre che non esiste nè la pace, nè la serenità! Solo scale di emozioni che imitano quelle principali e che danno l'illusione di una realtà accettabile.
Amore e sangue. Due componenti di questa vita che cerco e che vorrei mantenere sempre al massimo del vigore. Pur essendo carcassa, pur odiandomi, cerco qualcuno che mi ami, che consideri bello il brulicare di vermi affamati che divorano le mie carni, che apprezzi il pensiero di una saetta che squarcia l'anima e incendia i cuori.
Così sotto la pioggia, su di una strada di fango giallo argilloso, il mio corpo attende la sua completa demolizione, privo di vita propria, carico di vita altrui.

I tuoi stivali viola non fanno rumore, la tua vicinanza non crea ombre di inquietudine.
Nessuno lascia la via principale, quella più frequentata, per attraversare i campi di un terreno abbandonato alla sua sterilità. Tu si. Sei passata e hai visto il mio cadavere riverso sul ciglio dello sterrato, nudo, osceno e decomposto.
Forse sarà stata la pena o forse qualcosa delle mie ossa esposte alle intemperie che ti ha colpita. Perchè ti sei seduta al mio fianco, mi hai ripulito dai vermi e dai coleotteri e dalle mosche dal dorso verde metalizzato, hai accarezzato il mio corpo spento e umido, grigio e bianco dell' orditura rosicchiata e con i tuoi pensieri ed i tuoi sorrisi hai appiccato il fuoco. Una piccola scintilla e le fiamme azzurre alte e caldissime hanno disgregato le nuvole, hanno vaporizzato la pioggia, hanno purificato il mio animo. Il calore scaturito da quel fuoco indaco, ha disseccato l'argilla gialla e molliccia, ha asciugato il terreno paludoso ed infertile. Ogni parte di me, del mio corpo odioso e morto, è stata consumata ed in quel piccolo spazio, dove prima giaceva quell'essere ripugnante, la cenere ha fatto da fertilizzante. Una piantina, appena due gracili foglioline, fuoriesce dal terreno, più o meno all'altezza del cuore. E tu sorridi e parli a quella piantina come se io potessi darti una risposta... Ma posso solo ringraziarti crescendo, sotto un sole accecante in pieno dicembre. Felicità? Non lo so... però la imiti bene.

 
 
 
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