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Creato da lafrontierascompars2 il 09/10/2008

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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da lafrontierascompars2

 La felicita´ e´ contagiosa: si trasmette da una persona all´altra, quasi come un virus, lo dimostrerebbe uno studio Usa. L´ ´untore´ felice non conosce direttamente gli individui destinatari della sua gioia e l´effetto ´contagio´ dura fino a un anno. Un individuo felice contagia gli amici e gli amici degli amici, disperdendo la sua gioia su tre gradi di connessioni nella rete sociale. Fondamentale la distanza: piu´ si abita lontano minori sono le chance di essere ´contagiati´.

www.ansa.it

 
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 15 Dicembre 2008 da lafrontierascompars2

Non tutti i cani fanno "bau"
In che dialetto abbai?
Ingrandisci la foto
In questo disegno i diversi modi in cui si indica l'abbaiare di un cane in diversi Paesi. Versi simili sono di colore uguale. Illustrazione: © Patrizio Croci
Per una migliore visualizzazione clicca su +
Il cane non abbaia allo stesso modo ovunque: la parola con cui si indica il verso che emette cambia nelle diverse lingue. Due i motivi: da un lato le onomatopee, le parole che imitano i suoni, che sono state soggette a influenze culturali diverse a seconda del Paese. L'evoluzione delle lingue ha portato perciò ad esprimere diversamente lo stesso suono, dal bau bau del cane italiano al wanwan del giapponese. Inoltre non tutti i cani abbaiano nello stesso modo, ma hanno dialetti diversi. I cani orientali, per esempio, non abbaiano molto, ma emettono vocalizzi, mentre cani nordici come gli husky preferiscono ululare.

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 15 Dicembre 2008 da lafrontierascompars2

Clima: accordo lampo con compromesso

E' leadership europea sulle politiche verdi mondiali. Scontente le associazioni ambientaliste.

 

15 dicembre 2008. Il clima europeo di baruffa si raffredda. Si ufficializza oggi in sessione plenaria l’intesa di Bruxelles sul “pacchetto clima”. Il parlamento europeo ha discusso la scorsa settimana la serie di proposte che il presidente di turno delle 27 stelle, Nicolas Sarkosy, definisce “storiche”. In pratica i paesi che hanno approvato il documento si impegnano nel “piano 20-20-20” che consiste nella riduzione del 20% delle emissioni di gas serra entro il 2020 (rispetto ai dati del 1990), l’aumento del 20% nell’efficienza energetica e l’incremento nella stessa percentuale dell’uso di energie alternative.

Secondo Avril Doyle, europarlamentare che segue le negoziazioni, l’accordo è arrivato in tempi record: “Non sono neanche 12 mesi che abbiamo ricevuto il testo e già abbiamo terminato il nostro lavoro in un tempo che neppure ci è stato richiesto!”.

L’accordo fra Consiglio, Parlamento e Commissione permette all’Europa di avere una seria piattaforma d’intesa a Copenaghen. Nella città danese nel dicembre 2009 si deciderà infatti la forma del nuovo protocollo di Kyoto. Già Sarkozy, durante gli incontri di questa settimana ha discusso la necessità di rinnovare il “borsino delle emissioni”, ovvero il sistema ETS (Emission Trade System), il mercato delle quote di CO2 attribuite ad ogni paese di Eurolandia. Il principio è “chi inquina paga”. Inseriti nel pacco climatico anche i limiti alle emissioni di inquinanti in settori prima non coperti dagli accordi. Ma i patti di riduzione del 20% non valgono per tutti: i colossi industriali hanno avuto una deroga. Le novità di Bruxell prevedono anche una cornice legislativa e degli aiuti per il sistema di stoccaggio dell’anidride carbonica.

Secondo Christian Egenhofer del Centre for European Policy Studies, questo è il prezzo pagato dall’UE per un accordo-lampo. Ma non è tutto qui. I delegati europei sanno bene che la conferenza ONU sul clima del 2009 è alle porte e – soprattutto con la svolta verde americana – è necessario proporre un piano chiaro, che ribadisca senza dubbi la leadership europea sulle nuove eco-politiche mondiali.

In realtà l’accordo non è stato facile a causa delle richieste dell’Italia, ma anche di Polonia e Germania, che hanno grandi interessi in industrie come acciaio, chimica e cemento, che dunque hanno ancora campo libero.

Angela Merkel e la sua Germania temevano il crollo dell’occupazione tedesca: "Ci impegneremo al massimo per evitare decisioni UE sul clima che mettano in pericolo i posti di lavoro in Germania", ha detto la cancelliera. Anche l’Italia si è opposta alle euro-limitazioni con grande caparbietà. Barroso – presidente della Commissione Europea – ha dichiarato senza mezzi termini: “Gli obiettivi UE non sono negoziabili”. Eppure l’Italia ha ottenuto una revisione degli accordi nel 2014 e l’indicatività degli obiettivi intermedi. Nessun obbligo prima della scadenza, insomma.

Claude Turmes, l’eurodeputato che segue i negoziati sul clima ha puntato il dito contro le resistenze dello “scarpone mediterraneo”: “C`è una sola spiegazione - dice rassegnato Turmes - cioè che Enel e altre compagnie usano il governo come cavallo di troia. E non solo sulle rinnovabili, ma su tutto il pacchetto: non vogliono la liberalizzazione del solare, che farebbe crollare i prezzi dell'energia a vantaggio di consumatori e imprese. Per questo chiedono una clausola di revisione nel 2014."

Eppure la penisola ha un potenziale solare enorme, potrebbe essere un gigante. "Alcuni gruppi vogliono solo controllare il mercato” conclude l’euro-parlamentare.

Francesca Farina

 
 
 

COSA E' CAMBIATO?

Post n°11 pubblicato il 23 Novembre 2008 da lafrontierascompars2

San Martino del Carso
Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916
 
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
 
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
 
Ma nel cuore
nessuna croce manca
 
E' il mio cuore
il paese più straziato

 
 
 

Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 14 Novembre 2008 da lafrontierascompars2

RISPOSTA (al quiz precedente)

ELEONORA DUSE

NUOVO QUESITO

Indizi:

  1.  ha svolto un ruolo fondamentale nei primi anni della Repubblica, sedendo in Parlamento, nelle file del Pci, con passione e profondo impegno politico e civile;
  2. il fratello , primo sindaco di Livorno dopo la Liberazione;
  3. bellissima figura di moderna donna politica, mai chiusa in alcun settarismo e sempre aperta al nuovo;
  4.  Chieti, il Tribunale penale condanna a 8 mesi di reclusione, per ‘oltraggio al capo di uno stato estero’, per una frase contro il Papa pronunciata in un comizio. era stata denunciata dalle organizzazioni cattoliche di Ortona.

 
 
 

COSA NE PENSATE?

Post n°9 pubblicato il 13 Novembre 2008 da lafrontierascompars2

Da un testo  del teologo basil moore del 1973 tratto da “crisi dell’antifemminismo”, ecco una traccia interessante:

IL MASCHIO LUOGOTENENTE DI DIO

 

Il mito di Adamo e di Eva ha avuto un influsso formativo nell’intera società occidentale e medio-orientale. Di conseguenza merita una accurata analisi come punto di partenza della definizione del ruolo maschile e di quello femminile. Le caratteristiche principali del racconto sono queste:

1.     Dio crea l’uomo (un maschio) affinchè eserciti il suo dominio sul resto della creazione

2.     All’uomo è concesso il diritto di dare il nome agli animali

3.     Dio addormenta l’uomo, gli rimuove una costola, e crea con quella una donna (si noti che l’uomo e gli animali furono creati dalla polvere: non così la donna).

4.     Il serpente si avvicina alla donna e la persuade a mangiare il frutto proibito della “conoscenza del bene e del male”.

5.     Eva divide il frutto con Adamo (non risulta che l’uomo abbia dimostrato alcuna riluttanza a mangiare).

6.     Immediatamente i due diventano coscienti della loro sessualità e si vergognano

Dio lancia tre maledizioni:

1.     Maledizione del serpente

2.     Maledizione della donna: il parto sarà penoso; ella avrà desiderio degli uomini (suo marito), ma gli uomini la domineranno;

Maledizione dell’uomo: la terra non coopererà, egli dovrà lavorare duramente per vivere.

L’uomo ora dà a sua moglie nome “Eva” (si noti che all’uomo è concesso il diritto di dare il nome anche agli animali; si noti anche che la donna non dà il nome all’uomo).

Ci sono molti dettagli illuminanti nel mito dell’Eden.

Il primo è che l’uomo è il capo, alle dipendenze di Dio, di tutto l’Eden prima della caduta. Dio non trasformerà il deserto senza acqua in un giardino, finchè non ci sarà un uomo maschio che lo controlli e lo domini. Quando esso fu creato, poiché Dio ha creato prima l’uomo, fu creato in funzione dell’uomo. E’ importante notare che a questo stadio del mito la donna non esiste. L’agricoltura come compito per ottenere il dominio sopra la “natura” è riservata al maschio, è il suo ruolo. Il carattere conferito al maschio è quello di colui che determina il corso della natura e lo fa in nome del diritto conferitogli da Dio.

All’uomo è dato il potere di nominare gli animali. Nell’Antico Testamento dare il nome non serve solo per comunicare; di fatto significa estendere il controllo e determinare il carattere dell’altro. Questo è il significato del dare il nome agli animali: essi esistono per lui.

 E’ importante inoltre notare che la donna non esiste ancora. Al maschio in senso biologico è dato il ruolo di controllare il mondo aniamle, egli è ancora l’esclusiva unità economica. In tutto questo l’uomo ha il potere e l’autorità sopra la natura. Ma l’uomo è ancora solo. E’ significativo che Dio non abbia creato sia l’uomo che la donna dalla polvere all’inizio del mito e questo fatto porta come conseguenza che solo l’uomo è il padrone simile a Dio. Dunque è il bisogno del maschio di avere un compagno umano che porta alla creazione della donna. Ella è tratta dal fianco dell’uomo e non creata dalla polvere. Così è sancita la sua dipendenza originale da Dio e dal Maschio.

 
 
 

QUIZZONE...

Post n°8 pubblicato il 09 Novembre 2008 da lafrontierascompars2

RISPOSTA (alla precedente domanda):

Montessori

NUOVO QUESITO:

1858-1924 nata a Vigevano, attrice, è stata legata a Gabriele D'Annunzio.

 
 
 

SECONDA PARTE...

Post n°7 pubblicato il 03 Novembre 2008 da lafrontierascompars2

IL GRANDE RITRATTO

Nel 1935 il clima in Italia è già carico di tensione: il destino dell’intero paese pare non dipendere più dalla gente e soprattutto da Mussolini, ma da un qualcosa di misteriosamente più grande. Probabilmente è per questo che nasce il Deserto dei Tartari, senza dimenticare però, il fascino che per B. ha sempre esercitato la vita militare. Il romanzo esce nel 1940 ed è il libro che lo rende noto. Lo scrittore disse di aver consegnato il manoscritto nel marzo del 1939, poco prima di partire come corrispondente di guerra per il suo giornale, prendendo parte alla battaglia di Capo Matapan e alla seconda battaglia della Sirte:

"L’Abissinia, allora, era come un western favoloso...L’Africa, soprattutto l’Africa dei deserti, mi ha fatto un’immensa impressione, che però si ricollegava direttamente per infinite analogie alle esperienze di montagna".

"Chi ha fatto il nome di Kafka a proposito del Deserto dei Tartari, merita di essere perdonato se non conosceva il precedente romanzo Bàrnabo delle montagne che svolge press’a poco lo stesso tema (la grandezza e la dignità della vita in solitudine), e che presenta il primo personaggio veramente originale di Buzzati: una cornacchia...". Parole di Montale

"Procedendo nella confutazione di un kafkismo di Buzzati, aggiungeremo che alla favola dello scrittore bellunese manca quel senso di realtà senza scampo che è proprio di Kafka...l’uomo di K. non fa altra esperienza che di circoli chiusi; prima che egli acquisti qualche coscienza storica del tempo, si trova imprigionato, costretto a muoversi dentro l’anello obbligato della ripetizione rituale. Ma il fiabesco di B. non obbliga a bloccaggi forzati; il suo favolismo nordico non è catafratto...Il mondo di B. si serve di entrate e uscite. Mentre nel romanziere boemo la condanna è crudele, senza liberazione...". Da una critica di Renato Bertacchini.

In verità le similitudini ci sono, ma a parere di chi scrive , sono per lo più dovute al luogo di appartenenza dell’autore. All’epoca il bellunese era praticamente privo di cittadini del meridione e quindi tutta l’area era tipicamente di tipo mitteleuropeo. Il Buzzati quasi mai fece polemiche con l’accostamento che taluni critici facevano con Kafka, ma semplicemente, dichiarò di non avere in vita sua, mai letto nulla di Kafka, a differenza di Poe da cui lui stesso ammise di essere rimasto influenzato.

Durante il suo servizio in Abissinia, Buzzati si ammala di tifo e torna così in Italia. Allo scoppio della guerra sarebbe dovuto ritornare in Africa, ma perde l’ultimo piroscafo. Così nell’agosto del 1940 si imbarca come corrispondente di guerra su un incrociatore. Trascorrerà tutto il periodo di guerra su incrociatori, soprattutto sul Fiume e sul Trieste, partecipando, appunto, alla battaglia di Capo Matapan e alla seconda battaglia della Sirte.

Nel 1942 la guerra continua: i giapponesi occupano Manila, i russi oltrepassano la linea di difesa tedesca nel medio Don, il Ministero della Cultura popolare ordina che sia ritirata dalla circolazione la Storia d’Italia scritta da Croce dal 1871 al 1915 e Buzzati pubblica I sette messaggeri. Nello stesso periodo si rappresenta il suo atto unico Piccola passeggiata.

Durante gli anni di guerra, l’esercito in Italia era privo di scrupoli e lo Stato era in disfacimento. Così Buzzati si sente smarrito, proprio lui che aveva creduto nella vita militare. Per circa un anno e mezzo rimane al "Corriere Lombardo" di cui era socio fondatore, per poi ritornare al Corriere della Sera e successivamente diventare redattore capo alla "Domenica del Corriere".

Nel 1945 la guerra è finita, Orwell scrive La fattoria degli animali e B. La famosa invasione degli orsi in Sicilia, favola per bambini scritta per la sua nipotina e illustrata dallo stesso.

Nel 1946 scrive un’altra opera teatrale, La rivolta contro i poveri. Dal 1949 al 1953 B. pubblica Paura alla Scala, da dove si comincia a trovare un Buzzati diverso: qui non si trovano più le storie sulla vita militare, qui vi è la sua personale guerra contro il tempo. Gradatamente troviamo personaggi sempre più reali, ambientati in città vere. In quel preciso momento (definito come una sorta di divagazioni diaristiche) viene pubblicato nel ‘50, mentre nel ‘51 partecipa ad una mostra di pittura collettiva a Milano e scrive il commento per il documentario Il postino di montagna di Baruffi.

 
 
 

QUIZZONE...

Post n°6 pubblicato il 01 Novembre 2008 da lafrontierascompars2

SOLUZIONE

La prima donna del quizzone è anna maria mozzoni, la più importante femminista del'800, milanese. Negli anni 870 pubblica su riviste , fonda una lega indipendente femminile che darà vita al partito socialista...Mi rendo conto che è raro conoscerla ma spero che qualcuno si incuriosisca e se la vada a conoscere...



NUOVA DOMANDA:

1870-1952, gli italiani la conoscono come una signora dall'aria materna apparsa a lungo sulle vecchie mille lire, unica donna mai apparsa sulle nostre banconote, in realtà è stata una donna trasgressiva e che per il suo impegno per la pace è stata candidata diverse volte al premio Nobel.

 
 
 

GUAI AL POPOLO CHE NON HA MEMORIA

Post n°5 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da lafrontierascompars2

QUASIMODO

Ai fratelli Cervi, alla loro Italia

In tutta la terra ridono uomini vili,
principi, poeti, che ripetono il mondo
di sogni, saggi di malizia e ladri
di sapienza. Anche nella mia patria ridono
sulla pietà, sul cuore paziente, la solitaria
malinconia dei poveri. E la mia terra è bella
d’uomini e d’alberi, di martirio, di figure
di pietra e di colore, d’antiche meditazioni.
Gli stranieri vi battono con dita di mercanti
il petto dei santi, le reliquie d’amore,
bevono vino e incenso alla forte luna
delle rive, su chitarre di re accordano
canti di vulcani. Da anni e anni
vi entrano in armi, scivolano dalle valli
lungo le pianure con gli animali e i fiumi.
Nella notte dolcissima Polifemo piange
qui ancora il suo occhio spento dal navigante
dell’isola lontana. E il ramo d’ulivo è sempre
[ardente.
Anche qui dividono i sogni la natura,
vestono la morte, e ridono, i nemici
familiari. Alcuni erano con me nel tempo
dei versi d’amore e solitudine, nei confusi
dolori di lente macine e di lacrime.
Nel mio cuore finì la loro storia
quando caddero gli alberi e le mura
tra furie e lamenti fraterni nella città lombarda.
Ma io scrivo ancora parole d’amore,
e anche questa è una lettera d’amore
alla mia terra. Scrivo ai fratelli Cervi,
non alle sette stelle dell’Orsa; ai sette emiliani
dei campi. Avevano nel cuore pochi libri,
morirono tirando dadi d’amore nel silenzio.
Non sapevano soldati, filosofi, poeti,
di questo umanesimo di razza contadina.
L’amore, la morte, in una fossa di nebbia appena
[fonda.
Ogni terra vorrebbe i vostri nomi di forza, di pudore,
non per memoria, ma per i giorni che strisciano
tardi di storia, rapidi di macchine di sangue.

 
 
 

«Se un uomo non ha ancora scoperto qualcosa per cui morire non ha ancora iniziato a vivere.»


Martin Luther King

 

 

 

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