Creato da: 1carinodolce il 08/06/2008
NATO PSICOLOGO! ^__^
 

I miei link preferiti

 

 

G.S. Lodovici

Post n°520 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da 1carinodolce

  

COSA PENSI  DI DIO,  DI GESù CRISTO ?

 

  

'Un grande filosofo, Kierkegaard, scrive: se il cristianesimo ti è stato annunziato «tu devi farti un’opinione intorno a Cristo», intorno alla verità o alla falsità di questo annunzio, perché la verità o la falsità circa il Salvatore dell’uomo «è la decisione di tutta l’esistenza».

Infatti, qualora fosse vero che esiste Dio e che egli sceglie di incarnarsi e di morire per ciascun uomo, ciò «non è per un capriccio ozioso», non è qualcosa che Dio ha fatto perché si stava annoiando e non aveva nulla da fare:

«No, se Dio fa questo, la serietà dell’esistenza dipende da questo fatto»,
perciò «ognuno deve avere un’opinione in merito».

In effetti, è opportuno fare chiarezza sul fine ultimo della ricerca della conoscenza: essa ci deve aiutare a compiere il bene, a conseguire la virtù, a ben vivere e a ben morire.''

 

  

 
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Se nessuno ti ha detto che tu non hai prezzo, e il tuo valore è infinito.

Post n°519 pubblicato il 19 Febbraio 2011 da 1carinodolce

 

http://www.facebook.com/profile.php?id=100001411413453

 

 

Inviato da : 
 

 
  MARINA il 12/02/11 alle 14:15 via WEB

 

  'Ciò che, crediamo, scrive su un figlio 
l’orgoglio  di non essere in vendita mai
è che si senta  fin dal primo giorno  unico,
e amato,  e non nato per caso, ma dentro un destino comune e buono;
che sappia che quel destino è un compito che lo lega agli altri, e non è risolvibile nell’arbitrio del gioco più comodo o veloce.
È la certezza dei cristiani autentici, e forse quella dei laici migliori – le cui speranze, però, sembrano oggi perse o sconfitte.

Senza questa certezza del valore assoluto di ognuno, non stupisce che si concepisca di vendersi – e i modi poi, per donne e uomini, sono tanti. 
Se nessuno ti ha detto che tu non hai prezzo, e il tuo valore è infinito.'

M. Corradi 

 

**********

 
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V.Braghieri

Post n°518 pubblicato il 12 Febbraio 2011 da 1carinodolce

 

http://www.facebook.com/profile.php?id=100001411413453

 

 

  'Le donne, quando si scelgono gli amori, sembrano pazienti psichiatriche in vacanza non autorizzata dall’assunzione di litio.
Evitano gli affetti praticabili come la peste, optano secondo senso di dedizione e fitte di impazienza, che sono una pessima miscela.
Puntano cieche sulle promessa di guai, filtrano la realtà col dismorfismo, scommettono sulla redenzione della «causa persa».
Per questo, quando si tratta di scegliere un amore, o anche solo un maschio, è quasi impossibile si concentrino su quel tizio bonario, adorante e gratificante, che fin dal primo appuntamento ha lasciato loro intendere la pacifica possibilità di fantasticare sul colore degli occhi della propria progenie o sulle tranquille, noiosissime serate sprofondate in un divano Ikea.
Per questo e per la possibilità, irrinunciabile per qualsiasi femmina, di lamentarsi un domani, del destino beffardo e incontrollabile: 
«Ma tutte a me?!».
Non è che succedono tutte a te, stella.  È che te le cerchi.
 
Quando ci invaghiamo, noi donne siamo tutte intellettualmente disoneste.
Il tipo che assicurerebbe gli occhi blu ai nostri bambini e il salotto componibile a noi, lo scartiamo a prescindere, questa è la perversa verità.
Vuoi mettere un uomo che ti ricambia con un’occhiata di ringhiante disprezzo? Vuoi mettere uno di quei maschi indomabili che offrono sdegno anche in un sorso di caffè?
Esemplari perfetti della cosa che desideri non desiderare, oppressori di tempo, ladri di cortesie, spietati flagelli dei deboli. In una parola: antipatici. È lì che puntiamo noi, diciamo la verità. In un particolare tripudio chimico che ci orienta verso le «carogne».
L’antipatico tira e attira. Perché al suo cospetto abbiamo già il considerevole problema di riuscire a farci salutare senza un corredo di insulti, senza che i suoi occhi ci pesino in pochi attimi come farebbe una bilancia, trovandoci scarse. Figuriamoci che cosa significherebbe, per noi,donne e quindi incliniall’autopunizione, lanciarci in una trafila di benedette mortificazioni pur di riuscire a farli innamorare?'

........

 

 

MY  CELL.. :   329 1829064  

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13 OTTIME CANZONCINE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Post n°517 pubblicato il 25 Gennaio 2011 da 1carinodolce

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=KoLbjaYpsNk

 

http://www.youtube.com/watch?v=Bz61YQWZuYU

  

http://www.youtube.com/watch?v=jpkGvk1rQBI

  

http://www.youtube.com/watch?v=RQnJOejCKsY

  

http://www.youtube.com/watch?v=FxnGaURm3B8

  

http://www.youtube.com/watch?v=c9hsrhNtjCk

  

http://www.youtube.com/watch?v=c2WQiTRyB6Y

  

http://www.youtube.com/watch?v=gNsacjwX3Ic

 

http://www.youtube.com/watch?v=UhVAnRwXO40&feature=fvst

 

http://www.youtube.com/watch?v=H9IExYSjHDs

 

http://www.youtube.com/watch?v=RcmEE1LLDG8

 

www.youtube.com/watch?v=7GBSODgBAO8

  

http://www.youtube.com/watch?v=rIoPkiOVMxU

http://www.youtube.com/watch?v=gcPeePZcgkg

 

http://www.youtube.com/watch?v=fkGyLTDN3OY&feature=fvst

http://www.youtube.com/watch?v=XSCJJkFgt_w

  

http://www.youtube.com/watch?v=4zAS3C7Ix-A

 

http://www.youtube.com/watch?v=hi8oKoya0SE

I

http://www.youtube.com/watch?v=trW2HwBxDpI

  

http://www.youtube.com/watch?v=ir-BF571APM

  

http://www.youtube.com/watch?v=l9FQTcB1Rag

 

http://www.youtube.com/watch?v=oRDkWpE81cs

  

http://www.youtube.com/watch?v=i7Lgy6AMb10

 

http://www.youtube.com/watch?v=xN7JwdATAjc

  

http://www.youtube.com/watch?v=LrUDLjgIrGw

 

http://www.youtube.com/watch?v=s5PMCLJOFe4

  

http://www.youtube.com/watch?v=v_pFJR-2qqE

 

http://www.youtube.com/watch?v=kTjfl0yhyRk

 

http://www.youtube.com/watch?v=PXb0-O1Zon4

http://www.youtube.com/watch?v=-WXar_ZOAvs

  

http://www.youtube.com/watch?v=F-3IBXsNUXI

  

http://www.youtube.com/watch?v=tVpjSoFpERc

 

http://www.youtube.com/watch?v=aM4BqmRA9WM

  

http://www.youtube.com/watch?v=g6zYC4alDuQ

  

http://www.youtube.com/watch?v=ZomIMQYGsB4

 

CAPOLAVORI : 
  

http://www.youtube.com/watch?v=p-6sfE6_90I

 

http://www.youtube.com/watch?v=gZ_kez7WVUU

  

http://www.youtube.com/watch?v=89JDDxYVY2E

 

_

 
BONUSTRACK ^___^ :

 

http://www.youtube.com/watch?v=Ka6OFwp25YI

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=ZkkJAhVoosk&feature=fvst

 

  

 
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Alessandro D'Avenia

Post n°515 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da 1carinodolce

La provocazione di una ragazza, una sfida per tutti
 
Vogliamo toccare la gioia
Le parole si facciano carne 

 


«Non tocco mai la gioia». Così dice una ragazza triste in un film girato da un gruppo di liceali. Queste parole costituiscono una sfida, perché manifestano il bisogno di una cultura intera. Tutti cerchiamo la gioia. È la ricerca che accomuna buoni e cattivi: chi è buono, è buono per essere felice; chi è cattivo non lo sarebbe, se non sperasse di potere, con ciò, essere felice.
  
Questa ragazza vuole la gioia, fin qui niente di nuovo. Ma la chiede attraverso il senso più basilare che abbiamo: il tatto. Non i sensi nobili e collegati più direttamente all’intelligenza: la vista e l’udito. No, lei vuole «toccare» la gioia. Vuole che la felicità sia comprensibile alle dita, alla pelle.

 

Questa generazione, nutrita di virtuale, chiede in modo ancora più forte che la salvezza diventi tattile:

«L’uomo ha bisogno di vedere e di fare sì che questo tale vedere divenga toccare.
 
Egli deve salire la "scala" del corpo, per trovare su di essa la strada alla quale la fede lo invita» (J. Ratzinger).

Ma la gioia non raggiunge il tatto perché spesso chi ha la gioia (condizione necessaria ma non sufficiente) e vorrebbe trasmetterla ci prova a parole.

Ma le parole non bastano più.

 

Quanti maestri scoraggiati di fronte a ragazzi disinteressati alle loro parole, quanti sacerdoti sfiancati dall’apatia dei ragazzi alle loro parole, quanti genitori pieni di fede rattristati dalla perdita di essa nei loro figli nonostante le tante parole... Non con i discorsi si raggiunge oggi la vita delle persone, ma solo con la vita che si mette in gioco in prima persona, nella carne, nel corpo.
 
La gioia, oggi, è chiamata a rendersi percepibile, non all’ascolto, non alla vista. Non basta più. Deve camminare per le strade del mondo, farsi permeabile al tatto, si deve poter toccare: al supermercato, in aula, in cucina, sul campo di calcio. I ragazzi vogliono toccarla, ma la realtà li delude. Lo sapeva bene un grande cercatore della gioia:
«Al solo sentirla nominare tutti si drizzano e ti guardano nelle mani, per vedere se mai tu sia in grado di dare qualcosa al loro bisogno!» (Agostino). Non c’è risposta più assurda che quella data a una domanda non posta.
In realtà, la domanda c’è e c’è anche la risposta, almeno questo pretende il cristiano, tanto che qualcuno invitava a «dare ragione della speranza che è in voi».

 

........

 

 
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MUSICA ROCK, PAZZIA E SUICIDIO

 

CHI VINCERÀ LO SCUDETTO ????????

Post n°511 pubblicato il 29 Novembre 2010 da 1carinodolce

  

CAMPIONATO DI CALCIO 

SERIE A   2010/11

 

CHI  VINCERÀ LO SCUDETTO ??

 

 

http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/pagina.jsp?p=220&s=0&r=Nazionale&idmenumain=2 

 

 

^__^  

 

    

 
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D. Rondoni

Post n°510 pubblicato il 25 Novembre 2010 da 1carinodolce

 

IL DISAGIO, I GIOVANI, IL PAESE

 

È l'incontro che cambia

 

Una cosa è chiara. La nostra voglia di incontrarci è più forte della vostra voglia di scontro.

Nonostante le manifestazioni, gli atti vandalici, le violenze (e le minacce, come quella tremenda della bomba dimostrativa trovata ieri sulla metro di Roma), nonostante le accensioni violente del dibattito, da parte di studenti, intellettuali (?) e politici; insomma, nonostante l’Italia sia fatta apparire come pervasa da una voglia aspra di scontro, noi sappiamo una cosa che non troverete scritta su tanti giornali e sugli striscioni: è più forte la voglia di incontro.

 

Ci avvertiva Pavese: la bellezza suprema degli uomini si vede nei loro incontri.

In quelli tra padri e figli, tra compagni, tra colleghi, tra amici. Tra innamorati. Tra gente di cultura e di idee diverse.
Noi lo sappiamo. Segretamente lo sappiamo. E soffertamente.

Perché troppi media sembrano sobillare la voglia di scontro. E troppi politici e troppi intellettuali.
Mentre noi sappiamo (e tutti sanno, in fondo) che solo dagli incontri nasce qualcosa di buono ed emerge la vera forza rivoluzionaria, quella che cambia le cose.

 

Negli scontri si acuisce solo il senso dell’avversario. Lo si dipinge come il male.
E da scontro così nasce solo altro scontro. E odio. Mai costruzione. Mai riforma.

L’Italia invece è un Paese di incontri. La stessa identità di italiani fu scelta da popoli che decisero di incontrarsi, cessando una logica di solo scontro.
E la nostra storia ha trovato momenti di reale progresso solo quando gente diversa ha deciso di incontrarsi.

 

Fu così per la Costituente. Ed era gente che veniva da esperienze opposte. Che era passata dalla logica dello scontro alla scommessa dell’incontro.

Si dice che questi giovani
(i manifestanti occasionali, non quelli di professione)  stanno indicando un disagio.
Se il disagio genera solo scontro, sarà disagio sterile. Un disagio che genera vuoto, il peggio che può accadere.

Ma anche il disagio può essere un motivo di incontro.
Perché il malessere – va detto a questi giovani – non è un lasciapassare per lo scontro o la violenza. E il loro è anche il nostro disagio. Su questo occorre incontrarsi.

 

Ma quanti adulti sono disposti a incontrarsi veramente con questi ragazzi?
A condividere tempo, energie, risorse? A giocare responsabilità e rischio di costruzione e non solo slogan?
Si dice, con uno slogan appunto, che sono ragazzi (una parte non maggioritaria, va detto anche questo)
che manifestano e scelgono lo scontro perché non sentono sicurezze sul futuro.

Ma il futuro non è un problema solo dei giovani. È un problema dei padri, come dei figli. In modo diverso, ma con uguale intensità. Il futuro per un padre si chiama problema della eredità. Cosa lascio? Cosa ho costruito?

 

Drammatico come le domande di un giovane circa il suo futuro. Su questo occorre incontrarsi. E non solo nelle aule del Parlamento, dove la prassi degli incontri diviene regola democratica, che o si accetta o ci si pone solo in sterile logica di scontro.

Si tratta di incontrarsi anche in tutti i luoghi della vita quotidiana. Tra padri e figli, tra padri e padri, tra amici, tra colleghi, tra compagni.

Noi sappiamo e lo diciamo forte: la nostra voglia di incontri è più forte della vostra voglia di scontro.

Più forte di voi manifestanti o politici o giornalisti o intellettuali che cercate un triste entusiasmo nel soffiare sullo scontro.

 

Tra il fumo e i titoloni e in mezzo a segni inquietanti noi vediamo che l’Italia ha forte voglia di incontri: imprevedibili, faticosi, anche, ma segnati da desiderio di costruzione.

Gli incontri che fanno la bellezza dell’Italia e dell’esser uomini.

 

Tutti, ragazzi e no, devono decidere se stare dalla parte della bellezza o della sterilità.

  

 

 
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Televideo.Rai.it

Post n°509 pubblicato il 23 Novembre 2010 da 1carinodolce


 
 Migliori giocatori dopo 13 turni   
  

KRASIC          

JUVENTUS    

6.73  

PASTORE        

PALERMO      

6.69  

MAURI             

LAZIO             

6.61  

ETO'O              

INTER            

6.58  

LAVEZZI           

NAPOLI          

6.50  

SORRENTINO   

CHIEVO         

6.44  

PINILLA            

PALERMO      

6.43  

AQUILANI        

JUVENTUS     

6.42  

FLOCCARI       

LAZIO             

6.41  

ILICIC               

PALERMO      

6.39  

VIVIANO          

BOLOGNA      

6.38  

ANTONIOLI      

CESENA         

6.38  

SERENI            

BRESCIA        

6.37  

HERNANES     

LAZIO              

6.36  

CAVANI            

NAPOLI           

6.35  

  

 

http://www.youtube.com/watch?v=GXsKLjEqhbo

 

 

 
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TROPPO TROPPO BELLO E VEROO

 

.....SMS.......

Post n°506 pubblicato il 22 Ottobre 2010 da 1carinodolce

___

  

SMS :  

 

329 1829064

  

___

  

 
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ARTICOLI TROPPO BELLI , DA LEGGERE ASSOLUTAM...

 

ADD ME, IF YOU WANT

Post n°503 pubblicato il 12 Ottobre 2010 da 1carinodolce

   

http://www.facebook.com/profile.php?id=100001411413453 

 

  

 L’occidente, che un tempo si poteva dire cristiano, si trova oggi a fare i conti con quello che Henri de Lubac chiamò «il dramma dell’umanesimo ateo». Queste parole ci aiutano a diagnosticare il nucleo centrale della dura prova: «Non è vero che l’uomo, come sembra che talvolta si dica, non possa organizzare il mondo terreno senza Dio. È vero, però, che, senza Dio, non può alla fine dei conti che organizzarlo contro l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un umanesimo disumano».

 

 

 
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bruto bruti

Post n°502 pubblicato il 05 Ottobre 2010 da 1carinodolce

 

Psicologia dellaprostituzione

 
Carla Corso è stata sul marciapiede per 25 anni. Ha fondato il comitato per idiritti delle prostitute, scrive libri e rilascia interviste: donna moltointelligente.
A proposito della "professione " di libera  prostitutascrive:

"Mi piace lavorare conl'emotività della gente, mi piacemoltissimo la contrattazione perché mi dà eccitazione,

miesalta,  è il piacere della trasgressione, del potere.

Questolavoro dà un potere sulle persone che la gente nemmeno può
immaginare
. Io mi sento potente, mi sento forte,superiore ai clienti ".
( CFR Stefano Lorenzetto, intervista a Carla Corso, Il Giornale 27 gennaio
2002, p.12 )

Queste parole confermano l'analisi che faceva della prostituzione Alfred Adler,il fondatore della psicologia individuale. Adler, allievo di Freud, avevanotato che più forte della pulsione sessuale, in realtà, è la pulsioneaggressiva.

Quando un individuo è affetto da un complesso d'inferiorità, cioè crede di
essere inadeguato e crede di non poter risolvere i problemi della sua vita
( si tratta, ovviamente, di un complesso nato nell'infanzia e di cui ha perso la piena consapevolezza ), per compensazione dà vita adun
comportamento nevrotico e cioè sbagliato ( uso distorto del suo istinto di
aggressività) per costruirsi un'illusione di
superiorità. Lacompensazione non elimina e non risolve il vero problema perché è una falsasoluzione, un vero e proprio " autoinganno " checopre la
"ferita" psichica con un mantello d'illusioni e attenua solomomentaneamente
l'angoscia del soggetto.

Nessun uomo diceva Adler può pensare, sentire, volere e neppure sognare,
senza lasciarsi guidare da una méta. Quest'idea fornì ad Adler una delle
chiavi della vita psichica dell'uomo. Non appena si è scoperta la méta che
un uomo si è posta, solo allora si possono spiegare le sue azioni: questometodo di osservazione consiste nella ricerca del fine ( metodo finalistico ) ela ricerca del fine consente di scoprire le cause che
provocano un certo comportamento e anche le illusioni che possono alimentarlo.

Molti maschi che vanno con le prostitute, dice Adler, sono affetti da un senso d'inferiorità, insufficientefiducia in se stessi, morboso senso di prestigio. Il rapportocon la prostituta dà loro
l'illusione di essere superiori credendo di poter usare, dominare eumiliare la donna
.
" E mentre l'uomo che ricorre alla prostituta crede di sentire la propria
superiorità su una donna, essa ha coscienza unicamente della sua forza
d'attrazione e delle sue esigenze, dunque del suo valore, e degrada l'uomo a
mezzo dipendente del suo sostentamento
. Ed è così che tutti e due per tramitedi una finzione arrivano alla sensazione fittizia della loro superioritàpersonale"  ( Alfred Adler, Prassi e teoria dellapsicologia
individuale, trad. italiana, Astrolabio, Roma 1967, p.273 ).

Adler, dunque, (pur con tutti i limiti e le assolutizzazioni della sua scuoladi pensiero ) aveva notato che dietro a tanti comportamenti sbagliati c'è unuso distorto della volontà di potenza. Di passaggio, come non ricordare che giàSan Tommaso D'Aquino, riflettendosulla superbia (cioè sulla disordinata e sbagliata stima di se stessi ), dicevache essa è madre di tutti i vizi perché tutti i peccati (peccato dal greco amartano: sbagliare strada ) derivano da essa direttamente oindirettamente (  II-II, q.162,a.2, ad 2).
Quindi la superbia ha una priorità assoluta su tutti glialtri peccati ed è il principio di ogni peccato (II-II, q.162, a.7 ).

 

 
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Mi interessa moltissimo sapere cosa pensi - cosa pensate - di :

Post n°500 pubblicato il 03 Settembre 2010 da Antologia2

Mi interessa moltissimo sapere cosa pensi -
cosa pensate - di :

 

Paulo Coelho

 

 
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Post N° 499

Post n°499 pubblicato il 28 Agosto 2010 da Paideia76
Foto di 1carinodolce

 

IL VERO SIGNIFICATO DELLA SOLITUDINE: SE BEN VISSUTA, E' UN TOCCASANA PER LO SPIRITO!

"È strano essere conosciuti universalmente eppure sentirsi così soli". Lo ha scritto Albert Einstein, individuando nella solitudine uno dei grandi paradossi della natura umana. Perché questo stato d'animo non dipende solo dal fatto di ritrovarsi, in alcuni momenti della vita, a vivere da soli, senza la presenza fisica di un partner o di una famiglia. Un sondaggio dell'Associazione italiana di psicologia applicata rivela che, su un campione di 1.000 soggetti, il 29 per cento ammette di sentirsi "sempre solo", "spesso solo" o "talvolta solo" quando è in compagnia dei propri familiari. In una società dai ritmi veloci come la nostra, si preferisce parlare poco di solitudine, quasi fosse un tabù". In questo modo si spera di negarla e, nel quotidiano, la si annulla in diversi modi. C'è chi non si stacca mai dal telefonino, chi vive con la televisione sempre accesa, chi si inventa una vita virtuale chattando in Internet. Ma perché si cerca di riempire i vuoti, di non staccare mai i contatti con il mondo?Perché prendere le misure della propria solitudine obbliga a ripiegarsi su se stessi, a sondare le proprie emozioni e questo fa paura: si ha timore dell'ignoto. Nessuno può negare che sentirsi soli, in alcuni momenti, sia un peso. Ma la solitudine non è sempre negativa. Può diventare creativa, portarci a realizzare la nostra vera natura, il nostro talento. E darci gioia di vivere!! . La lingua inglese distingue fra tre differenti solitudini. Aloneness è la solitudine fisica; loneliness esprime la sofferenza di chi si sente solo, infine c'è solitude, che indica l'appagamento e il senso di tranquillità, sia emotiva sia fisica, di chi vive in modo solitario. Voi come vi sentite??

MA COME REAGIRE AI MOMENTI DI VUOTO?

Ci sono condizioni che favoriscono il desiderio di chiudersi in se stessi e di isolarsi dagli altri. Come affrontare questi momenti?

- Quando fai un bilancio della tua vita. Di solito è improvviso e imprevisto, per questo puoi trovarti da solo con te stesso. Il senso di solitudine può accentuarsi se tendi a vedere gli altri come la causa di obiettivi non raggiunti.   Per esempio non hai avuto un figlio o non sei riuscito a ottenere una promozione. Per superare questo momento devi prendere consapevolezza dei tuoi limiti, di quello che potevi fare e non hai fatto. Se li accetti sarai più indulgente con te stesso. E gli altri avranno sempre un posto importante nella tua vita.

- Dopo la fine di un amore. È naturale sentirsi soli e può essere il preludio di un periodo difficile da affrontare. Ma la solitudine, a volte, può darti anche sollievo; ti permette di ripartire da te stesso, dopo aver fatto i conti con il passato.

- In una fase di crescita e cambiamento. Perdi di vista degli amici, ne conosci di nuovi. Tra un passaggio e l'altro devi mettere in conto un po' di solitudine. Ma non preoccuparti: sarà passeggera, quasi un ponte fra un'esperienza e l'altra, durante il quale raccogliere le energie e ripartire con nuovo slancio.

E' IMPORTANTE IMPARARE A DOSARE I RAPPORTI CON GLI ALTRI!

Una frase del tipo: "Sono solo, perché nessuno mi cerca" è segno di un certo vittimismo. Ma indica anche che stai vivendo la solitudine con sofferenza, come una condizione non scelta ma subita. Purtroppo questo tipo di atteggiamento non aiuta a vivere meglio, anzi. Di solito alimenta e carica ancora più di negatività il proprio isolamento. Soffermiamoci su questa frase: "Nessuno mi cerca" e chiediamoci il motivo, ricordandoci che l'Altro è anche lo specchio di quello che noi siamo e offriamo. Cosa facciamo Noi per relazionarci con l'Altro? Quali sono le nostre reazioni? Siamo sempre disposti al dialogo? Quanto siamo disposti a metterci in gioco...a metterci in discussione...ad accettare i nostri limiti..ad accettare quello che non va - per Noi - nell'Altro? Riflettiamo su queste parole.

ESERCITIAMOCI UN PO'..

Come esercizio, suggerisco di svolgere l'attività di GORDON, psicologo esperto nelle relazioni e della comunicazione, LA RUOTA DELLE RELAZIONI. Prendete un foglio bianco, disegnate un cerchio al centro...all'interno scrivete il vostro nome (DECENTRATEVI, uscite da voi stessi per poter "leggere" con più obiettività i vostri comportamenti). Dal cerchio, fate partire delle frecce, ad ogni freccia fate corrispondere il nome delle persone con cui vi relazionate...genitori, amici, fratelli, compagni di vita, consorte ecc., poi colorate di arancione quelle che avvertite come positive e di grigio quelle che avvertite come negative, fate tutto d'istinto, senza pensarci troppo. Dopo aver colorato questi nomi, iniziate a riflettere sulle motivazioni: perché, d'istinto ho colorato di arancione questo nome? Quali sono i motivi per cui vivo come positiva questa relazione?Come mi comporto, come reagisco?E come si comporta l'Altro?Lo stesso fate per le relazioni che avvertite come negative..in questo caso però aggiungete cosa c'è che non va per voi nel comportamento dell'altro e come reagite voi a questo comportamento. Analizzate con attenzione sia la vostra comunicazione verbale (le parole), sia la comunicazione non verbale (i gesti, la postura). Infine, importante, è capire "cosa fare" concretamente per migliorare la relazione, per quanto possibile. Si tratta di un viaggio interiore di notevole importanza. Con le giuste modalità, con l'ascolto di Sé e dell'Altro e con l'aiuto del dialogo interiore, si potrebbe vivere con più leggerezza e armonia, con se stessi e con il prossimo. Nel prossimo articolo mi occuperò delle barriere dell'educazione in campo educativo, in particolare tra insegnanti /genitori e bambini/ragazzi.

Paidea 76



 

 
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UNO SGUARDO SUI DISTURBI ALIMENTARI

Post n°497 pubblicato il 27 Agosto 2010 da Paideia76

 

UNO SGUARDO SUI DISTURBI ALIMENTARI

 I disturbi alimentari sono delle vere e proprie malattie psichiche e si riscontrano sempre più frequentemente in ragazze giovani, ma anche in soggetti di trenta, trentacinque anni. E' un "male di vivere" che forse nasce da un rapporto distorto con la famiglia e con altre persone care, ma prima di tutto con sé stessi, con la propria individualità. Alla base di questi disturbi, ci sono molte altre cause scatenanti che portano queste ragazze a cercare l'illusione di poter spostare sul cibo il controllo che pensano di non avere sulla propria vita.

Queste cause derivano da difficoltà di relazione in famiglia e nei rapporti con gli altri che si accompagnano ad una insoddisfazione nei confronti del proprio aspetto e delle forme del proprio corpo. Nell'anoressia scatta un meccanismo: si decide di mettersi a dieta, all'inizio solo con l'intenzione di modificare il proprio corpo, ma in seguito questo comportamento rinforza il senso di autocontrollo e di conseguenza la sensazione del proprio valore (io sono più brava di altri nel fare questa cosa perciò valgo di più). Poi subentrano i rinforzi sociali: le amiche le invidiano perché riescono a stare a dieta e a dimagrire, le persone in genere fanno loro complimenti per la loro forma fisica. Per i primi giorni digiunare è faticoso ma i risultati le compensano della fatica, anzi rinforzano la loro autostima. Quando le diete però sono troppo drastiche, portano il corpo ad avere comportamenti biologici funzionali alla sopravvivenza; viene così prodotta una quantità di serotonina (neurotrasmettitore che seda la sofferenza e il dolore) molto superiore alla norma e così, per i primi tempi, queste ragazze sentono di avere una forza e delle capacità superiori alla norma. Questo periodo, che è quello più critico per l'instaurarsi della malattia, viene definito "luna di miele con l'anoressia". A questo punto si instaura un meccanismo che è quello che rende così difficile la cura di questa malattia: la sensazione che provano queste ragazze di aver trovato la cura per i propri problemi. Con il protrarsi della dieta, che diventa sempre più restrittiva, anche questo vantaggio iniziale viene a mancare ed inizia la fase della depressione, della fobia per il cibo, della percezione errata della propria immagine corporea, la scomparsa del ciclo mestruale. Ci si pone una domanda di fronte a queste situazioni: molte persone devono osservare una dieta dimagrante, ma non per questo sviluppano questa malattia. Perché? Esiste un fattore partecipante che scatena il disturbo, è la goccia che fa traboccare il vaso...quella goccia dà inizio all'insoddisfazione corporea. L'insoddisfazione per il proprio peso, per l'aspetto fisico, porta a fare una dieta. Come già detto, la cosa particolare è che in questi casi la dieta è severa e viene utilizzata per aumentare la propria autostima, ci si gioca il senso di autocontrollo ed il proprio valore personale; questa è la differenza rispetto al semplice perdere qualche chilo.

La bulimia, pur avendo alla base gli stessi valori culturali che stanno alla base dell'anoressia, ha alla base anche una difficoltà molto evidente di autonomizzazione dalla propria famiglia d'origine, oppure si instaura dopo l'anoressia, la dove c'è un carattere più impulsivo e meno volitivo. Allora si cede alla "tentazione" del cibo abbuffandosi in modo compulsivo ed ossessivo, poi si ricorre al vomito per rimediare. In questi casi i problemi fisici sono ancora più gravi che nell'anoressia, meno evidenti e più subdoli.

CURA E PREVENZIONE

Convincere una ragazza anoressica o bulimica a curarsi non è semplice, o meglio, non lo è nei tempi che permetterebbero una guarigione più veloce e certa. All'inizio della malattia non ci sono sintomi gravi, anzi sembra che la dieta sia la soluzione di tutto; ma quando si instaurano tutti i problemi fisici derivanti dalla nutrizione insufficiente (depressione, astenia, scomparsa delle mestruazioni e conseguente decalcificazione ossea) si comincia a preoccuparsi ed è in questo momento che molte ragazze accettano "l'idea" di farsi curare. Purtroppo solo l'idea, perché in realtà molte fingono di accettare la visita del medico solo per compiacere i genitori. In realtà loro sono convinte di "potercela fare" da sole. I ricostituenti che normalmente il medico di base prescrive finiscono nel lavandino, perché a questo punto si è instaurato un altro sintomo micidiale nel mantenimento della malattia: il disturbo dell'immagine corporea. Pesano trentacinque, quaranta chili per un metro e settanta d'altezza, ma loro si sentono e si percepiscono grasse. Questo disturbo si presenta anche in altri casi in cui la dieta è stata seguita o per cura di altre disfunzioni (diabete o cardiopatie) o in situazioni sperimentali. Altra conseguenza grave della dieta troppo restrittiva, è la fobia per il cibo. E' una vera e propria paura che le porta ad evitare ogni situazione in cui potrebbero trovarsi di fronte al cibo. Spesso esorcizzano questa paura nutrendo gli altri. Cucinano per la famiglia o addirittura lavorano in ristoranti o pasticcerie. Quando la loro situazione fisica è fortemente compromessa, vengono ricoverate in strutture ospedaliere (spesso psichiatriche) ma anche questa ben presto si rivela una scelta fallimentare. Ci sono cliniche in cui l'anoressia nervosa e la bulimia vengono curate sia dal punto di vista fisico che psicologico e spesso hanno una buona possibilità di riuscita nella cura; il problema si ripresenta quando le ragazze tornano in famiglia e ritrovando le stesse problematiche, ricadono nella malattia. Spesso le anoressiche "guarite" scivolano nella bulimia. L'ideale sarebbe poter contare sulla presenza di un buon medico di base che segua la ragazza dal punto di vista medico, di uno psicologo che si occupi della sofferenza psichica della ragazza ed essenziale la collaborazione della famiglia. La dove le famiglie comprendono, naturalmente con l'ausilio degli specialisti, la vera natura della malattia della loro figlia, e collaborano nella sua ri-educazione, le possibilità di guarigione sono molto più alte.

IL RUOLO DEI GENITORI

Il primo punto cruciale che i genitori si trovano ad affrontare è: come convincere la figlia a farsi curare. Come premessa, è necessario che i genitori condividano l'idea che alla figlia occorre un aiuto specialistico. Se i genitori non si propongono come veramente concordi su questo punto, difficilmente riusciranno a convincere la figlia. Se non c'è una reale convinzione da parte di entrambi i genitori riguardo ad una terapia per la figlia, quest'ultima si convincerà di non essere malata e cioè di non avere bisogno d'aiuto; sente di poter contare sull'appoggio del genitore contrario al trattamento terapeutico. Cosa fare quindi, visto che il tempo è prezioso? Può essere un atteggiamento vincente, il proporre alla figlia un colloquio informativo con uno specialista, senza insistere sulla necessità di qualsiasi terapia. In ogni caso non deve sembrare una decisione imposta, ma una possibilità per vagliare il da farsi. Si può dire che c'è un problema che coinvolge tutta la famiglia, che per questo si desidera rivolgersi ad un esperto che indichi possibili soluzioni. A questo punto, sarà lo specialista a trovare le giuste motivazioni per aiutare la ragazza a scegliere la psicoterapia e darà ai genitori le indicazioni necessarie per un atteggiamento che favorisca tale scelta. Quasi tutte le ragazze affette da questi disturbi, accettano molto più facilmente di partecipare ad un colloquio con uno psicoterapeuta, se anche i genitori vi partecipano. C'è sempre da parte di queste ragazze, l'atteggiamento colpevolizzante per quanto sta loro accadendo, rivolto ai genitori. (Come questo non sia completamente vero lo vedremo nel prossimo intervento). Se i genitori hanno comunque l'atteggiamento di chi accetta di "mettersi in discussione", l'impressione che le figlie ne ricavano è decisamente favorevole. Non si sentono colpevolizzate come uniche responsabili della loro malattia e diventano più collaborative. Queste ragazze in genere colpevolizzano molto i genitori e amano vedere che anche loro sentono di avere delle responsabilità.In questo momento è molto importante che i genitori mettano da parte inutili atteggiamenti di orgoglio o di amor del vero a tutti i costi; servono solo a mantenere la loro figlia nella malattia. In ogni caso, quando da parte delle ragazze c'è un rifiuto a curarsi, nonostante tutto, è giusto che i genitori si impongano con le figlie minorenni; con le figlie maggiorenni un ricovero coattivo è giustificato solo in caso di grave rischio della loro vita, che comunque deve essere diagnosticato e deciso dal medico curante o da un pronto soccorso.

Alcune regole pratiche comunque possono essere d'aiuto ai genitori che si trovino in questa situazione:

  • Non permettere mai alla ragazza di mangiare da sola o di mettersi a cucinare per tutta la famiglia a qualsiasi ora. L'ora dei pasti è uguale per tutti e che mangi o meno è giusto che la ragazza condivida con gli altri questo momento.
  • Non coinvolgere i fratelli in funzioni di controllo circa il comportamento della ragazza anoressica. Il problema del "controllo" è un punto cruciale in questa patologia, perciò non si deve mettere gli altri figli in situazione di "spia controllante". Non serve a niente per la ragazza ed è diseducativo per gli altri figli.
  • Non cambiare le abitudini di vita della famiglia. In alcuni casi le mamme smettono di lavorare per seguire le loro figlie a tempo pieno; è un grave errore che genera maggior tensione tra madre e figlia e rafforza la convinzione di quest'ultima che le sia tutto dovuto in funzione della sua malattia.
  • Mantenere le amicizie e gli impegni sociali abituali. Spesso i genitori di queste ragazze abbandonano i loro passatempi e le loro amicizie. Inoltre è facile che anche loro cadano in depressione.
  • Non cambiare le regole educative che sono in vigore all'interno della famiglia. Spesso però, questi genitori oscillano tra un eccessivo permissivismo e un esagerato autoritarismo. Trovare la giusta via ed aderirvi sarebbe auspicabile.
  • Non trattare la figlia malata in modo diverso dagli altri figli. Sarebbe un modo per autorizzare la ragazza a prevaricare e a tiranneggiare anche i fratelli. Alcuni fratelli diventano fin troppo protettivi e preoccupati. Sono solo le suggestioni che arrivano loro dai genitori e non fanno bene a nessuno.

Resta comunque fondamentale la psicoterapia. Di solito funzionano molto più rapidamente le terapie cognitivo-comportamentali, almeno all'inizio, per modificare rapidamente i pensieri problematici e i comportamenti autodistruttivi. In seguito ogni terapeuta deciderà come meglio orientarsi anche in base all'individualità del soggetto ed alle sue esperienze di vita.

INDICAZIONI PRATICHE

Una delle cose che è bene siano molto chiare è che le patologie alimentari sono delle vere e proprie malattie che non si curano in famiglia. Non è sufficiente l'amore e la cura dei genitori per guarire una patologia così complessa. Spesso i genitori si sentono investiti da questa responsabilità proprio perché vengono molto criticati e giudicati dalle ragazze anoressiche e bulimiche; loro pretendono che i genitori si assumano la responsabilità del loro malessere. Purtroppo spesso su questo punto si instaura una lotta a base di accuse e di giustificazioni che fanno solo perdere tempo prezioso. E' molto meglio che i genitori mettano da parte il loro orgoglio e accettino di accompagnare le ragazze in terapia, almeno per i primi tempi. Sarà poi compito del professionista chiedere alle ragazze di iniziare una terapia individuale. Due atteggiamenti dei genitori sono estremamente dannosi: quello ansioso emotivo e quello ansioso ipercontrollato. Nel primo caso i genitori spronano continuamente la figlia, la assillano con continui consigli, la rimproverano continuamente e cercano di modificare il suo comportamento facendo leva sul senso di colpa (sei un'ingrata, ti abbiamo sempre dato tutto!). Nel secondo caso mascherano la preoccupazione assumendo un atteggiamento di distacco e di indifferenza di fronte agli atteggiamenti provocatori delle figlie. Anche in questo caso è preferibile la via di mezzo. Essere indifferenti è un atteggiamento finto in una situazione così grave e non è credibile neppure dalle ragazze, che si sentiranno fortemente frustrate da un atteggiamento simile. Ma anche quelli eccessivamente ansiosi non producono effetti positivi: in questo caso le ragazze si lamentano dell'eccessivo controllo ma in realtà sentono di tenere in pugno i genitori e questo non è per loro di nessun d'aiuto, anzi. Una giusta preoccupazione ma senza lasciarsi travolgere dalla situazione è il comportamento più idoneo. Gli interventi dei genitori devono essere di tipo educativo, ossia possono intervenire per correggere i comportamenti non accettabili e le cattive abitudini che sempre si manifestano in queste patologie. Non spetta loro intervenire sui sintomi. Questo è compito del terapeuta. Dunque, non devono accettare che la ragazza si ritiri in camera sua per mangiare o lo faccia ad orari diversi, così come non devono pretendere che fratelli e sorelle la assecondino in tutto per non "farla arrabbiare": la sua è una malattia e i malati non possono fare quello che vogliono, con la pretesa di curarsi da soli! Inoltre la ragazza, in questo modo, è costretta a mantenere un aggancio con la realtà, dalla quale tende a fuggire per rifugiarsi nelle sue illusioni. Quindi il contesto in cui vive l'anoressica deve mantenersi normale; i genitori devono continuare a far rispettare le regole comportamentali che valgono per tutti i membri della famiglia e nel frattempo il terapeuta lavora sui sintomi. In molti casi, invece, i genitori pensano di dover cedere ad ogni richiesta delle figlie, per dimostrare affetto e comprensione non riescono più a dirle di no. Poverina è malata, o per non litigare, o per oscuri sensi di colpa. In questi casi i genitori non svolgono il loro ruolo e si lasciano condurre dalle figlie anziché essere la loro guida. Quando la figlia sente di poter chiedere ciò che vuole, alza continuamente il valore delle sue richieste che a volte diventano assurde e, spesso, di tipo regressivo ed ecco che queste ragazze che continuamente rivendicano il loro diritto all'autonomia, specie in campo alimentare, chiedono di essere accolte nel letto dei genitori! Le regole da osservare in famiglia si possono rivedere nel mio terzo intervento. Per quanto riguarda la prevenzione, restano alcuni aspetti da comprendere. Partiamo da un presupposto molto importante: nell'infanzia si gettano le basi per le future patologie alimentari! Fin dai primi giorni, gli scambi affettivi tra madre e figlio avvengono attraverso la nutrizione. La mamma si preoccupa che il bambino si attacchi al seno, poi che passi al biberon e alle pappe salate e il rifiuto del cibo è sempre fonte di grande ansia ed in alcuni casi di vera e propria angoscia. Una delle più preoccupanti condizioni dei bimbi moderni è l'obesità. Ed è molto difficile non ingrassare se si mangiano in continuazione merendine, patatine, cremine preconfezionate. Poi, a tavola, questi bambini non hanno fame, smangiucchiano qualcosa per far contenta la mamma, e siccome non hanno mangiato a tavola si tollera che mangino fuori pasto e così anche per il pasto successivo non avranno fame. E' un circolo vizioso che porta ad avere un rapporto con il cibo estremamente confuso e problematico, ed in più porta ad essere sovrappeso. Ma quando arriva l'adolescenza quel corpo cicciottello non va più bene, speso anche i genitori lo criticano, e così si sente il bisogno di una dieta. Quasi tutte le anoressiche riferiscono di essere state delle bambine sovrappeso; e se prima mangiare era un'ossessione a causa delle insistenze materne, successivamente il non-mangiare diventa un'ossessione a causa delle pressioni dei modelli socioculturali. Anche l'atteggiamento maschile (padri, fratelli, corteggiatori) nei confronti dell'immagine femminile è motivo di desiderio di dimagrire. Perciò è possibile fare un lavoro di prevenzione delle patologie alimentari sin dalla prima infanzia, creando un corretto rapporto col cibo. Le madri che rimpinzano i figli, li portano a pensare al loro corpo come ad un contenitore vuoto, da riempire fino al desiderio di vuotarlo per provare sollievo, come succede alle bulimiche. Il sentirsi gonfie, piene, grasse... sono sensazioni corporee che invadono la mente e generano un'immagine distorta del proprio corpo. Un corpo da rifiutare, un'immagine da cancellare. Anche l'abbigliamento diventa monotematico: rigorosamente nero e spesso dalle fogge informi. Anoressia e bulimia sono patologie molto più rare nel genere maschile, anche se i casi di anoressia nei maschi stanno aumentando. In questi ultimi decenni i condizionamenti culturali hanno inciso maggiormente sul ruolo femminile ma ora anche i maschi si sentono confusi e poco certi del loro ruolo. Il lavoro maschile è considerato ancora un ruolo primario, mentre per la donna diventa qualche cosa da conciliare con altri ruoli e così le donne sono sempre più di corsa e vittime del tempo; combattute tra il ruolo di casalinghe e il ruolo professionale, fanno grandi sforzi per integrarli. Le ragazze sentono questo conflitto ancor prima di viverlo. Anche l'ideale di bellezza, oltre a quello d'efficienza, è diverso per le femmine. Comunque anche l'ideale di bellezza femminile in questi ultimi anni si è modificato ed i casi d'anoressia non sono più in crescita come negli anni passati, anzi sembra che la tendenza sia verso la diminuzione. Sono invece in grande aumento i disturbi legati all'ansia (attacchi di panico, ansia da prestazione, disturbo d'ansia generalizzato). Questo ci conferma anche la genesi socioculturale dell'anoressia. Resta comunque qualche certezza confortante: bambine alimentate in modo corretto, difficilmente diventeranno bulimiche o anoressiche; è importante accettare i figli nella loro individualità, rispettarne la personalità senza aspettarsi da loro la perfezione. Nella famiglia i figli assorbono i principi ai quali i genitori si conformano, percepiscono il reale valore della relazione uomo-donna e attraverso il dialogo si confrontano come persone. Ma le parole da sole non bastano, quella che dà forza ad una famiglia e ai suoi componenti, è una profonda sintonia emotiva che permette l'abbattimento delle barriere interiori e l'uno può rivelarsi all'altro così com'è, sentendosi pienamente accettato.

SI PUO' DIVENTARE ANORESSICI E BULIMICI PER AMORE??

Perché il cibo diventa l'oggetto centrale in questa malattia? Che significati nasconde il digiuno dell'anoressica e la divorazione bulimica? Pensiamo al pianto di un bambino. Quando un bambino piange, non lo fa solo perché ha fame, o meglio, con il pianto non domanda a chi si occupa di lui di dargli solo il cibo che placa la sua fame. 
Nel pianto, che dobbiamo concepire come una domanda rivolta all'adulto, il bambino chiede anche la soddisfazione di un bisogno diverso da quello della nutrizione ma altrettanto vitale: quello di essere amato. Il piccolo dell'uomo ha come bisogno fondamentale quello di essere amato. Il bambino desidera che l'adulto, la madre, gli comunichi la sua presenza attenta, amorevole, capace di dargli la sensazione vera di essere amato, di essere importante ed unico per lui. L'adulto, e in questo risiede gran parte di ciò che chiamiamo il prendersi cura di un bambino, deve essere capace di dare tutti e due questi oggetti, senza scambiare uno con l'altro. Se al pianto del bambino l'adulto risponde solo cercando di soddisfare la fame di cibo, dando cioè solo il suo seno, trascura gravemente l'altra parte della domanda, quella che chiede l'amore. Nutrire non è amare. Prendersi veramente cura di un bambino significa perciò essere in grado di dare insieme al nutrimento anche l'amore. Sotto questa luce, possiamo pensare l'anoressia e la bulimia come un messaggio. Lo sciopero della fame dell'anoressica ha il senso di essere un messaggio rivolto all'Altro attraverso il corpo. Questo messaggio esprime senza parole, ma attraverso il digiuno e la magrezza del corpo, un desiderio della persona anoressica profondo e frustrato: quello di essere trattato non solo come un tubo digerente, che si può riempire di cibo fino a colmarlo, ma come un soggetto che vuole essere amato. L'anoressia è una forma di protesta per il modo con cui è stato trascurato, violato, dimenticato, il desiderio d'amore.

 

BIBLIOGRAFIA

Anoressia e Bulimia - Gordon R.A. - Raffaello Cortina MI 1991

L'anoressia mentale, Dalla terapia individuale alla terapia famigliare. - Feltrinelli 1991.

 

 
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DEDICATO A LUCIA SIMONA ;-****

Post n°496 pubblicato il 27 Agosto 2010 da 1carinodolce


 .... Ed ecco l'alternativa in cui l'uomo quasi insensibilmente si gioca:
o tu vai di fronte alla realtà spalancato, con gli occhi sgranati di un bambino, lealmente, dicendo pane al pane e vino al vino, e allora abbracci tutta la sua presenza ospitandone anche il senso;
o ti metti di fronte alla realtà difendendoti, quasi con il gomito davanti al viso per evitare colpi sgraditi o inattesi, chiamando la realtà al tribunale del tuo parere, e allora nella realtà cerchi e ammetti solo ciò che ti è consono, sei potenzialmente pieno di obiezione a essa, troppo scaltrito per accettarne le evidenze e i suggerimenti più gratuiti e sorprendenti.
 
Questa è la scelta profonda che noi operiamo quotidianamente di fronte alla pioggia e al sole, a nostro padre e a nostra madre, al vassoio della colazione, alla metropolitana e alla gente che vi è dentro, ai compagni di lavoro, ai testi di studio, agli insegnanti, al ragazzo, alla ragazza.
 
La decisione che ho descritta è di fronte al reale, tutto. 

 

 

 

 
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:D

Post n°495 pubblicato il 12 Agosto 2010 da 1carinodolce

   

IN QUESTO PERIODO

COS è,
QUALI SONO LE 'COSE'
( ALMENO 3 ... )  ^__*
KE TI DANNO + FELICITà, SODDISFAZIONE
(gratificazione/i) ,
SERENITà, GIOIA, PIACERE ?? 

 :))

   

 
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LE 100 CANZONI + BELLE / IMPORTANTI DI TUTTI I TEMPI, LOGHI e laghi !!!!!!!!!!

Post n°494 pubblicato il 19 Luglio 2010 da 1carinodolce

  

 LE  100  CANZONI  PIÙ  BELLE / IMPORTANTI
DI  TUTTI  I TEMPI !  

 

TOP 100

'CLASSIFICA'  DA 'COSTRUIRE'  TUTTI INSIEME 
( QUINDI .... NON SARà FACILE !! )
 ^___^ 

 

 INIZIO IO  SOLTANTO CON QUALCHE NOME ...... 

 

ALMENO 3 DEI BEATLES
HEY JUDE / Yesterday
Let it be

ALMENO 2 DI BOB DYLAN

ALMENO 2  DEGLI U2
ONE
 

ELTON JOHN
Goodbye yellow brick road
Your song
 

ROLLING STONES
(I Can't Get No) Satisfaction
 

LED ZEPPELIN
STAIRWAY TO HEAVEN
 

2 BEACH BOYS
GOOD VIBRATIONS
God only knows ?
California girls?

ELVIS 

QUEEN
BOHEMIAN RHAPSODY
 

2 DEEP PURPLE
CHILD IN TIME
Smoke on the water
 

1 o 2  PINK FLOYD

 

D. MODUGNO
Nel blu dipinto di blu
Tu 'si na cosa grande 

SPRINGSTEEN 

SIMON & GARFUNKEL
The sound of silence 
Bridge over Troubled Water


GENESIS 

MICHAEL JACKSON 
BILLIE JEAN
 

DOORS 

MY WAY (FRANK SINATRA)

IMAGINE - LENNON

ABBA

BEE GEES

STEVIE WONDER

AC/DC 

CHARLES AZNAVOUR

(Somewhere) Over the Rainbow 

MY HEART WILL GO ON

A WHITER SHADE OF PALE

  

ALMENO 2-3 CANZONI NAPOLETANE! 

1  MINA

HOTEL CALIFORNIA

SMELLS LIKE TEEN SPIRIT

Paranoid

One - METALLICA

Unchained Melody 

ARETHA FRANKLIN - RESPECT

Sultans of Swing 

EDITH PIAF

I WILL ALWAYS LOVE YOU

BARBRA STREISAND

JIMI HENDRIX

Heroes  DAVID BOWIE

 

DE ANDRè 

DE GREGORI ?

No Woman, No Cry 

Wuthering heights 

EVERY BREATH YOU TAKE

What a Wonderful World


CARELESS WHISPER 
?

MIA MARTINI  

THE FINAL COUNTDOWN

Sweet Child O' Mine 

BATTISTI

DALLA  Caruso

BAGLIONI? CELENTANO?

? COLDPLAY  R.E.M.  PEARL JAM

LIZA MINNELLI  THE CLASH ?

?ALBANO? MASSIMO RANIERI?
PINO DONAGGIO ?

VASCO ROSSI 

 

 
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