Creato da indiana_63_883 il 12/08/2008

Vita On The Road

Storia di un uomo e della sua moto..."In Viaggio"

 

 

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Black Soul

Post n°126 pubblicato il 26 Luglio 2010 da indiana_63_883
 

street bob nera

Il calore dell’asfalto bollente saliva verso di lui e il motore della moto sembrava quello di un piroscafo.

Trentacinque gradi all’ombra, umidità da foresta amazzonica, David era ancora una volta “on the road” e percorreva la sua strada, andava dritto e nulla poteva fermarlo.

Le sue braccia erano arrossate, le sue labbra rinsecchite dall’aria caldissima, i suoi pantaloni e la camicia sventolavano come le bandiere di una nave pirata, il gilet appena chiuso evitava che questa diventasse una vela, ma lui imperterrito continuava ad avanzare tagliando l’afa e l’aria senza esitazioni.

La sua Harley “nero opaco” bassa e pesante  procedeva maestosa e fiera,  correva nel vento, le mani tenevano il manubrio senza particolare forza, ma governavano la traiettoria con sicurezza.

Il motore girava basso e tranquillo come un vecchio diesel di un gozzo antico e vissuto.

I pensieri si avvicendavano nella testa di David, inseguendosi, l’uno con l’altro, amava visualizzarli come bimbi in un prato che si rincorrono e si rotolano nell’erba.
Pensava a tutto e a niente nello stesso momento.

La strada davanti era infinita, poche auto, nessuna moto, era solo, avanzava e apprezzava le bellezze del paesaggio circostante.

La linea dritta davanti ai suoi occhi tagliava in due le campagne verdi, sui lati della strada vialoni alberati delimitati da querce e pioppi allineati secondo schemi precisi; il cielo era terso, azzurro e punteggiato solo da rondini in volo.

La sensazione era molto vicina a quella di un pilota di biplano che sorvola le grandi praterie dell’oregon o del Kansas osservando l’orizzonte senza fine e senza ostacoli, stava provando la libertà allo stato puro, era in armonia con il paesaggio e con il mezzo meccanico, era parte di una miscela composta di calma, serenità e di benessere.

David viaggiava da ore, senza fermarsi, faceva appena le pause per la benzina e per un caffè, ma nulla che potesse chiamarsi: vera sosta.

Andava avanti e proseguiva dritto senza mai voltarsi indietro, le montagne avevano preso il posto delle pianure e l’aria si era rinfrescata, il sole era quasi al tramonto, e David attraversava ponti e viadotti a cavallo di rigogliosi fiumi.

Lo scenario era stupendo, l’aria meravigliosa, la moto era tutt’ uno con lui.

Si fermò sul ciglio della strada e spense il motore.

Lo scricchiolio tipico dell’acciaio in ritenzione gli fece subito compagnia  con i suoi crik dopo aver girato la chiave su off.

Espirò profondamente l’aria dai polmoni e rimase fermo, in sella, con lo sguardo perso nella valle sottostante, c’erano tanti alberi verdi, un posto davvero unico, le vette circostanti erano impervie e in lontananza sembravano insormontabili.

Davanti la strada proseguiva senza fine.

Era bellissima quella visione, quell’aria, quel silenzio, quella tranquillità, in compagnia solo dello scricchiolio del motore che a poco a poco si riduceva sempre di più lasciando spazio al suono del silenzio.

David, avvertì un senso di secchezza al viso e guardandosi nello specchietto retrovisore comprese il perché; era bruciato dal sole, aveva viaggiato per ore con la luce negli occhi e con il sole di taglio, nonostante gli occhiali scuri e la visiera del casco, i suoi occhi erano arrossati e stanchi, vide le rughe del suo volto parlargli e comunicargli la sua storia, l'espressione non era più quella di un tempo, non c’era più la spensieratezza di chi ha tutta la vita davanti, non c’era più la pelle tonica, il suo volto era lo specchio di se stesso, era vissuto come lui che aveva vissuto tanto e sempre.

Non aveva mai accettato compromessi con nessuno, nell’amore e nel lavoro, con gli amici e con i nemici era sempre stato se stesso.

La sua stanchezza era tutta disegnata sul suo volto, David non si fermava mai, era sempre “in viaggio”, la sua era un’esperienza continua e costante della vita, viveva giorno dopo giorno affrontando ogni alba con lo sguardo della tigre, ma quella scintilla negli occhi che da sempre lo aveva contraddistinto alle volte non scoccava e lui si domandava perché.

Erano pensieri andanti, pensieri senza una meta precisa, che come detto… si rincorrevano e poi si fermavano per ricominciare a rincorrersi, questo stato di cose, questi pensieri, queste riflessioni lo rilassavano moltissimo, e David restava in contemplazione.

Scese dalla moto e fece due passi, si voltò per guardarla, era affascinato da quel “pezzo di ferro” pieno di vita, vivo nella sua più profonda essenza, quasi pensante, ma seppure non pensante certamente con un’anima propria.

Quelle due ruote lo rendevano felice, quella bassa, nera e possente moto sembrava l’unico toccasana per  David; era l’inizio e la fine era emozione allo stato puro, era svago, era rilassamento, era viaggio, era libertà, era desiderio e appagamento, era lei, la sua harley.

Un uomo e una moto, una strada di montagna, una valle, tanto verde, il silenzio, lo sguardo all’orizzonte e la capacità di guardarsi dentro, stando bene con se stesso, questo era David.

 

 

 
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"La vernice che scottava e toccarla era un piacere.
Il motore incerto e pigro nei primi chilometri.
Ne è passato di tempo e di strada.
Ne abbiamo visto di mondo.
Ne abbiamo avuto di freddo.
E abbiamo riso.
E una volta ti ho spinta per sei chilometri.
E però ci siamo divertiti.
E le rughe non le sento più.
E quel fumo leggero che vien fuori dagli scarichi è senz'altro allegria.
Non può essere olio.
Ma poi ti guardo nel tappo e capisco che hai sete.
Ho sete anch'io e siamo in un bar.
Io dentro che bevo e tu fuori che stai lì.
C'è una ragazza bionda che mi parla.
Io intanto bevo."
Carlo Talamo

 

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Da cent'anni sopporto gli scherzi e la malattie immaginarie che tanto inquietano chi

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Sto con te.

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