IL VOLO DI ICARO

BUSSANDO ALLE PORTE DEL PARADISO

Creato da icarus1981 il 01/02/2007

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Il mio Tattoo dietro il polpaccio

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il significato del tatuaggio

 Il simbolo ha palesemente origine nella parte orientale dell'Impero romano, nella quale la lingua usata, e quindi l'alfabeto, era quella greca. Il simbolo si compone infatti di due grandi lettere sovrapposte, la 'X' e la 'P'. Corrispondono, rispettivamente, alla lettera greca 'χ' (che si legge kh, aspirata) e 'ρ' (che si legge r). Queste due lettere rappresentano le iniziali della parola 'Χριστός' (Khristòs), che in greco significa "unto" e che fu l'appellativo di Gesù. Ai lati di queste due lettere, se ne trovano altre due: una 'α' ed un 'ω', alfa ed omega, prima ed ultima lettera dell'alfabeto greco, usate come simbolo del principio e della fine. La scelta si rifà all'Apocalisse di Giovanni (21,6):
 

 

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Post N° 421

Post n°421 pubblicato il 14 Gennaio 2009 da icarus1981

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Anonimo il 15/01/09 alle 11:14 via WEB
DIO PERMETTE CHE GIOBBE SIA MESSO ALLA PROVA. Perisca il giorno in cui nacqui, quella notte se la prenda l’oscurità. Perché dare la luce a un infelice e la vita a chi ha l’amarezza nel cuore, a quelli che aspettano la morte e non viene, che la cercano più di un tesoro, a un uomo la cui vita è nascosta e che dio da ogni parte ha sbarrato? C’è speranza x il misero e l’ingiustizia chiude la bocca. Felice l’uomo che è corretto da Dio perciò tu non sdegnare la correzione dell’onnipotente , perché egli fa la piaga e la fascia,ferisce e la sua mano risana. Sconnesse sono state le mie parole..Oh mi accadesse quello che invoco e Dio mi concedesse quello che spero!Volesse Dio schiacciarmi e sopprimermi, ciò sarebbe per me un qualche conforto e gioirei, pur nell’angoscia senza pietà. Come il mercenario aspetta il suo salario cosi a me son toccate notti di dolore. Se mi corico dico:”quando mi alzerò?”.Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all’alba. Ricoperta di vermi e croste è la mia carne, raggrinzita è la mia pelle e si disfà. Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene. Non mi scorgerà più l’occhio di chi mi vede: i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò. Quando io dico:” il mio letto allevierà la mia sofferenza” tu allora mi spaventi con sogni, con fantasmi mi atterrisci. Preferirei essere soffocata , la morte piuttosto che questi dolori! Perchè non cancelli il mio peccato e dimentichi la mia iniquità? Ben presto giacerò nella polvere, mi cercherai, ma più non sarò! Tale il destino di chi dimentica Dio. Anche se mi lavassi con la neve e pulissi con la soda le mie mani, allora tu mi tufferesti in un pantano e in orrore mi avrebbero le mie vesti. Stanca io sono della mia vita …tu mi sorvegli se pecco e non mi lasci impunita per la mia colpa… non oso sollevare la testa, sazia d’ignominia, come sono, ebbra di miseria. Se la sollevo tu come un leopardo mi dai la caccia e torni a compiere prodigi contro di me, contro di me aumenti la tua ira. L’uomo stolto mette giudizio e da onagro indomito diventa docile .Ora se tu a Dio dirigerai il cuore allora potrai alzare la faccia senza macchia. Che cos’è l’uomo perché si ritenga puro. Ecco neppure dei suoi santi egli ha fiducia e i cieli non sono più puri ai suoi occhi, l’uomo beve l’iniquità come acqua. La sua collera mi dilania e mi perseguita, digrigna i denti contro di me, ha fatto di me il suo bersaglio, la mia faccia è rossa per il pianto e sulle mie palpebre vi è una fitta oscura. Non c’è violenza nelle mie mani e pura è la mia preghiera. Dio mi ha spogliato della mia gloria e mi ha tolto dal capo la corona. TEMERE DIO QUESTO è SAPIENZA, SCHIVARE IL MALE QUESTO è INTELLIGENZA. Dio corregge l’uomo con il dolore nel suo letto e con la tortura continua delle sue ossa, quando il suo senso ha nausea del pane, il suo appetito del cibo squisito. Quando la sua carne si consuma a vista d’occhio. Ma se vi è un angelo presso di lui, un protettore fra mille per mostrare all’uomo il suo dovere abbia pietà di lui e dica:” scampatelo dallo scender nella fossa”. Allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù, supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza. Si può dunque dire a Dio: “se ho commesso l’iniquità, non lo farò più”. Dio a Giobbe: dov’eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra? Chi ha chiuso tra due porte il mare quando erompeva dal seno materno? Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte, gli ho detto: “fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”. Per quale via si va dove abita la luce? Giobbe rispose al signore: ho esposto senza discernimento cose troppo superiori a me, che io non comprendo. Io ti conoscevo per sentito dire ma ora i miei occhi ti vedono perciò mi ricredo e ne provo pentimento su polvere e cenere. Dio ristabili Giobbe nello stato di prima. Ho pianto, strisciato per terra, avvolta su me stessa laceravo la mia anima, perdere i sensi è stato come morire e la pace per un secondo, ho maledetto il giorno in cui sono nata, non riesco a mangiare, è come se si voglia consumare la mia carne, bruciare la maschera di orrori che sono, spogliare la mia anima fino a vedere il peggio di me... non eri tu il male ma sono io, l’esempio di quanta infamia può vivere in un uomo. Ma ti assicuro che adesso sono sincere le mie promesse, vorrei poter avere un’ altra possibilità. Io umilmente ti porto in dono il mio cuore, ti darò la mia anima che ho plasmato per te, che ho cambiato, modificato, ricostruito per te. Ti prego perdonami.
 
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